Economia della Conoscenza

Il lungo viaggio di Tosca nella cultura della musica

Scritto il

di Beppe Ceccato

Tiziana Donati, in arte Tosca. Cantante, direttrice artistica delle Officine Pasolini di Roma, donna curiosa, affascinata dalle musiche e dalle culture del mondo. Ha appena concluso una trionfale tournée internazionale durata due anni, il Morabeza Tour: partita dal disco omonimo uscito nel 2019, passata attraverso il Covid, in un crescendo di consensi, s’è trasformata in uno spettacolo itinerante di grande impatto.

Cover del disco Morabeza Rendezvous

Il teatro come una casa accogliente, piena di ritmi e colori, ideata da Alessandro Chiti e dalla stessa Tosca, con la direzione artistica affidata al mitico Joe Barbieri con il quale Tiziana da anni condivide una profonda amicizia e la stessa idea di arte. Insieme ai suoi straordinari musicisti, ha ricevuto gli ospiti, migliaia di persone, dal Nordafrica all’Italia, dall’Europa al Brasile.

Un viaggio attraverso popoli e culture raccontato usando solo il linguaggio della musica. Uno spettacolo che è diventato, per il mercato musicale italiano, l’evidente e plastica dimostrazione di come la buona musica – quella definita di nicchia da chi punta, in nome del profitto, alla quantità, ignorando la qualità – possa diventare attraente dal punto di vista economico e culturale. Quel che Tosca ha ottenuto è una grande vittoria: l’arte interessa eccome il pubblico, basta saperla proporre! Messaggio chiaro a un sistema che per comodità coltiva il banale…

Dove vi ha portato il Morabeza Tour? Le ultime cinque date, dal 26 dicembre al primo gennaio, al Parco della Musica di Roma, sono state presentate con unevoluzione, il Morabeza Rendez-vous…

Ci ha spiazzato! È diventato una cosa che cammina da sola, dimostrazione di come l’Arte mi abbia sempre portato dove voleva lei. Morabeza è una parola capoverdiana, significa gioia di essere tristi. Uno stato d’animo profondo, che è stato il nostro riferimento. Durante il Covid guardavo “in direzione Morabeza”, l’approdo non lo conoscevo; dopo due anni, non so se lo vedrò o meno.

Come spieghi lattenzione del pubblico a un progetto come il vostro?

Il mainstream italiano pensa che ciò che non si vede non esista, una superficialità verso il cosiddetto mondo di nicchia, una miopia tutta nostra che segue le mode, senza valutare come in Italia ci siano tante unicità. Sono una donna che ama il proprio mestiere, lo faccio con onestà, e questo alla lunga premia. Tre anni fa mi si è aperta una porta andando a Sanremo: credo che la gente sia venuta a vedere chi sono davvero oggi.

Il Covid ha influito non poco su artisti e maestranze dello spettacolo.

La pandemia, però, ha aiutato a scegliere, le persone sono diventate più esigenti. Il fatto che le nostre vite siano state limitate ha fatto sì che, una volta riaperti teatri e luoghi per la socialità, tutti abbiano sentito la necessità di uscire, ascoltando, dunque, anche concerti più complessi.

Ti senti unartigiana della musica?

Sì, mi piace rifinire, dare il meglio. Sono curiosa, voglio conoscere – come fai a non esserlo in un Paese come il nostro! – rischiare e mischiare.

Il tuo è stato un viaggio fantastico.

Sono passata dallo storico Jamboree di Barcellona, uno dei club più famosi d’Europa, al Teatro Guaíra di Curitiba in Brasile da 4mila posti, dal Pan Piper di Parigi al Teatro da Trindade di Lisbona. All’estero sono curiosi di ascoltare, soprattutto se sei italiano. Vogliono sentire le nostre radici.

Invece in Italia…

I manager non rischiano più niente. Si preferiscono i talent show, che sono competizioni, ma quella non è musica, è intrattenimento. La musica non si consuma, si ascolta. Sarebbe necessaria una rieducazione all’ascolto, in tutti i sensi.

Joe Barbieri è uno dei tanti artisti che meriterebbero platee più ampie.

Joe per me è fondamentale. Mi ha insegnato a sottrarre, a scavare in me stessa fino a raggiungere la pietra viva. Non è stato facile, ho avuto tante resistenze ma altrettanto coraggio. Alla fine ho scoperto un mondo da dove non si può più tornare indietro.

Ti accompagnano musicisti affiatati, con la tua stessa idea di fare musica.

Giovanna Famulari al violoncello, pianoforte e voce, è una forza della natura, la chiamiamo la Generalessa, precisa e meticolosa. Massimo De Lorenzi è uno dei migliori chitarristi d’Europa, Luca Scorziello alla batteria e percussioni ha una ritmica avvolgente, Elisabetta Pasquale al contrabbasso e voce e Fabia Salvucci alle percussioni e voce, sono le “giovani” del gruppo, perfette.

Tornando al Morabeza cosa farete?

Boh!? Ci stiamo pensando. Intanto ho ripreso a studiare e ascoltare, sto perfezionando il mio francese, portoghese e inglese: nonostante una nonna americana lo parlo male! Sarà l’arte a dirmi dove andare…