Economia della Conoscenza

La rivoluzione di Apple: porte aperte al Metaverso

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di Antonio Dini

Si scrive Apple Vision Pro ma si legge Metaverso. Un visore spaziale che promette il futuro ancora non esiste. Questa settimana, però, Apple potrebbe aver presentato l’apparecchio che cambia la storia della tecnologia prossima ventura, come ha già fatto varie volte negli ultimi decenni, prima con il Mac, poi con l’iPod, l’iPhone e l’iPad. Soprattutto, la casa di Cupertino potrebbe aver finalmente aperto la porta a chi vuole investire nel marketplace di domani: il Metaverso.

Certo, Apple Vision Pro costa tanto (3.500 dollari più tasse, da noi sarebbero almeno 4mila euro Iva inclusa) e uscirà l’anno prossimo (in Italia forse nel 2025). Ma promette di fare tutto. Con un design più elegante della stentata concorrenza, il visore che Tim Cook ha chiamato “spatial computer”, computer immersivo e spaziale, permette di interagire con il digitale usando la voce, il movimento degli occhi e della punta delle dita. Avrà i film di Apple Tv+ e Disney+, centinaia di app, giochi, il pacchetto di Office, permetterà di usare schermi virtuali, sistemi di videoconferenza e collaborazione a distanza ad altissima risoluzione. Farà vedere le partite come se fossimo a bordo campo oppure ci farà registrare i nostri figli in video 3D. Ci farà distrarre in treno guardando film in perfetto isolamento. Ci farà lavorare su schermi virtuali da 100 pollici. Tutte cose impensabili con qualsiasi tipo di computer che abbiamo avuto a disposizione fino a questo momento.

Come ogni rosa, però, anche l’Apple Vision Pro ha le sue spine. A parte quella non secondaria del prezzo, va detto che è anche bruttino, e poi vedere gli occhi di chi lo usa sul display esterno non è piacevole. Inoltre, ha una batteria che dura due ore. Serve per connetterci con il mondo, ma di sicuro ci isola da chi ci sta vicino.

È una tecnologia al tempo stesso immersiva e invasiva del nostro spazio personale e del rapporto che abbiamo con gli altri. Molto buono per lavorare o in trasferta, ma vederlo nella pubblicità di Apple mentre viene usato in casa con i figli, fa pensare a una nuova alienazione. E poi, lo usereste davvero in treno o in aereo?

Per creare Vision Pro ad Apple ci sono voluti sette anni e più di cinquemila brevetti. Uno sforzo titanico, se si pensa che nel 2022 in tutta Italia di brevetti europei ne abbiamo registrati solo 4.773 (dati Unioncamere). Tim Cook, il capo di Apple, con questo apparecchio si gioca buona parte della sua reputazione. Ma la posta in gioco, in realtà, è molto più grande.

Dopo che Mark Zuckerberg ha cambiato nome a Facebook ed è partito alla carica del Metaverso, in tutto il mondo milioni di aziende grandi e piccole hanno cominciato a chiedersi: come faremo a sbarcare nel mercato del futuro? Come faremo a vendere ai nostri clienti? A essere rilevanti nel mondo digitale? Investire su qualcosa che ancora non c’è è pericoloso, ma lo è ancora di più restare fermi. La scommessa era che Apple, con il suo visore di cui tutti parlavano ma che fino alla settimana scorsa ancora nessuno aveva visto, avrebbe fatto la differenza. Ora la domanda è diventata: ma Apple ce l’ha fatta o no? Avremo un Metaverso?

Di certo Apple Vision Pro arriverà con un carico di app e funzioni quasi infinito. Un visore pronto per tutti gli scopi immaginabili, nel quale potrebbe aver senso investire con nuove app e nuove esperienze per i clienti. Oppure per abilitare la trasformazione digitale della forza lavoro.

Se piacerà usare il visore di Apple però è ancora tutto da capire: da dentro sembra fantascienza, da fuori ricorda una scena di Minority Report.

La domanda allora non è più se Apple Vision Pro avrà successo. Invece, diventa: vale la pena correre il rischio e investirci soldi per non restare fuori dal mercato digitale? Per capirlo a quanto pare ci vorrà ancora almeno un anno.