Economia della Conoscenza

Mucche, galline e montagne, racconto l’assenza dei Verdena

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di Sara Sagrati

Lo scorso 16 giugno al Biografilm Festival di Bologna è stato presentato X sempre assenti di Francesco Fei, documentario intimo sui Verdena, la band bergamasca formata da Alberto e Luca Ferrari e Roberta Sammarelli. Un gruppo di culto, caratterizzato da sonorità punk e grunge, da sempre restio al divismo e caratterizzato da un’attitudine all’assenza, anche nella scelta geografica di restare ad Albino, nell’aspra provincia bergamasca dove continuano a vivere e a suonare nel loro celebre studio-pollaio. Ed è proprio ad Albino che Francesco Fei li segue nel periodo di lancio del loro ultimo album Volevo magia – uscito lo scorso settembre dopo sette anni di silenzio – e mentre si preparano al conseguente tour sold out. Il risultato è un documentario musicale atipico che restituisce la vera essenza di una band come nessun’altra.

Nel 1999 esce un video in cui si vede un ragazzo che va a un concerto. La canzone era Valvonauta, il gruppo erano i Verdena e quel ragazzo eri tu, che poi eri anche il regista del videoclip. Cosa è successo in questi 24 anni?

Tante cose. Loro sono diventati un gruppo di culto superando l’ostilità di essere una giovane band già sotto contratto con una major. Io ho lasciato i videoclip e ho cominciato a fare cinema. Oggi faccio principalmente documentari. Non rinuncio all’idea di tornare alla fiction, ma ho trovato una dimensione di maggiore libertà espressiva. Quando mi ha chiamato Luca Bernini, il manager dei Verdena che conosce bene il mio approccio “invisibile”, ho risposto subito. È stato un viaggio, un progress, specie nei primi giorni. Poi ha funzionato e siamo andati avanti.

Come ti hanno accolto Alberto, Luca e Roberta?

Sono stati eccezionali. Sicuramente ha contato la mia capacità di rendermi invisibile, nonostante la loro sala prove sia di tre metri quadrati. Ha funzionato tutto in fase di ripresa, ha funzionato meno in sala di montaggio. Sono molto faticosi i ragazzi, inutile nasconderlo. È come se si fossero spaventati della verità che rimandava il film e sono spariti. Poi è andato tutto bene e ora sono contenti.

È un film diverso dal solito documentario musicale, che riesce a cogliere momenti intimi e personali. Quanto ha contato la geografia?

Tanto. Intorno avevamo le mucche, le galline, le montagne. Tendo sempre a far dialogare i miei protagonisti con i loro luoghi. Quel rapporto racconta molto più di una persona di un’intervista posata. In questo caso poi lo spazio narrativo è atipico per un musicista ed è venuto fuori un racconto naturale. Una regia che sembra casuale, ma che studio a fondo e porta avanti la mia idea di cinema. Il rapporto tra musica e immagine è uno dei più belli da rappresentare, eppure è raro vedere un documentario musicale non compiacente.

E in X sempre assenti questo non c’è. Vediamo addirittura un momento di tensione che, senza bisogno delluso di immagini darchivio, riesce a far percepire il passare del tempo…

C’è chi ci ha chiesto se quello “scazzo” fosse stato scritto, ma anche a provarci, non sarebbe venuto così bene. Quando documenti una vita, con rispetto e professionalità, il film ti ripaga.

E dopo il Biografilm…

Intanto siamo qui e abbiamo avuto 454 spettatori in una sala bellissima. È già qualcosa. D’altronde questo è un momento cupissimo: la crisi di Sky Arte, le piattaforme che vogliono solo documentari da prime time… Intanto siamo arrivati qua e i Verdena vogliono farlo circuitare. Probabilmente organizzeremo una proiezione a Milano. Poi vedremo.

La tua casa di produzione Apnea Film è una delle tante Pmi del cinema italiano. Dicevi che è un periodo cupo…

A Roma si sta girando tantissimo, ma gli spazi per le voci più indipendenti stanno sparendo. Nel documentario è difficile raccontare storie fuori dal mainstream. Pensa che stiamo producendo un documentario su Pelizza da Volpedo e viene considerato un pittore minore! Riusciamo a stare al passo perché siamo piccoli, ma vorremmo fare meno fatica, anche per l’apporto culturale e umano che nel nostro piccolo continuiamo a creare nella società raccontando storie belle e importanti.

Basta con i videoclip?

Negli anni ‘90 ho lavorato con Battiato, Litfiba, Ligabue e molti altri. Oggi la scena è cambiata. Preferirei produrre un giovane autore di talento. Quello sì.