Economia della Conoscenza

Paesi semplici, il ritorno dell’uomo

Scritto il

di Beppe Ceccato

Il paesaggio è un filo conduttore. Visione materiale di ciò che ci troviamo davanti agli occhi – bello o brutto che sia. Ma è anche uno sguardo  sull’anima, e qui ci vorrebbe un bravo psicologo per molti di noi. Ciò che abbiamo di fronte e nel cuore richiama il concetto di rigenerazione, ripensamento.

Paesi semplici, terzo album di Andrea Cassese uscito lo scorso 18 novembre, è un gran bel lavoro. Il cantautore e architetto napoletano, classe 1986, lo ha presentato dal vivo il 14 gennaio all’UnderNeaTh, teatro del capoluogo partenopeo.

Dieci brani, collaborazioni importanti – Nino Buonocore (taràssaco), Rita Botto (la fisica, la chimica, la campagna), Brunella Selo (primordi), Kaw Sissoko (il sentiero), la grande Giovanna Marini (una pausa) – e un richiamo alla consapevolezza della semplicità, al considerare le cose che realmente contano.

Una visione “pavesiana” del luogo-paese.

A misura d’uomo dove il ritmo vitale non viene alterato dai grandi black out a cui il mondo, sempre più inurbato, sta andando incontro a causa di un’insostenibile crescita – spiega Cassese.

Il padre Francesco, architetto, professore universitario e pittore famoso, mancato nel 2021, è uno dei punti di riferimento in questo lavoro di Andrea: la cover del disco è un suo dipinto.

La bellezza di mio padre è che per me è stato una persona normale – spiega al Settimanale il cantautore – è il mondo che s’è inaridito.

I titoli dei brani rappresentano attimi, quadri dove parole e musica scritte da Cassese e arrangiate dallo stesso con Giacomo Pedicini, ricordano quanto la semplicità sia un privilegio: «nel mio “paese semplice” c’è il desiderio di pause per ragionare e incontrare. Paradossalmente, la complessità oggi è fautrice di appiattimento… così il cervello finisce per spegnersi. Ho sempre sofferto il connubio tra globalizzazione e capitalismo: si viaggia di più, ci si mette in fila per fotografare la Gioconda al Louvre, si ha la possibilità di crescere, imparare, ma viene tutto banalizzato. Il problema è che l’uomo non è più il punto nevralgico dell’esistenza, o meglio, lo è solo per una speculazione economica».

Anche le città soffrono dello stesso male: «Napoli sta vivendo una gentrificazione: apparentemente migliora ma in realtà si omologa fino a spegnersi». Punti di vista, direte voi. Da tenere in seria considerazione. Perché, canta Andrea, Beata la casa che stringe saldi legami tra i movimenti e le stanze in cui sono cresciuti.