L'editoriale

Caro Silvio, le PMI ti scrivono

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Per essere chiari fin dall’inizio, questa lettera è una figura retorica ma non è un esercizio retorico. È un grimaldello narrativo ma non è un esercizio di stile staccato dalle cose, ovvero dai problemi concreti degli italiani.

Come in una sorta di sciamanesimo laico abbiamo provato a privarci del nostro sguardo per prestare il nostro corpo, Il Settimanale, a una sorta di mente collettiva delle PMI, uno stato di inquietudine e di urgenze della filiera dell’economia reale di cui ci occupiamo tutti i giorni. Un mondo che cerca di parlare a una politica che certo parla sempre di lui ma che è entrata in un grande cambiamento storico. Allora, il testo ricevuto recita così:

«Caro Berlusconi, scriviamo innanzitutto a te, senza caricarti di tutte le fatiche del mondo, per dirti una cosa semplice che poi spieghiamo. Ti preghiamo, smettila di fare il picconatore, diretto o indiretto, del governo che si avvia a lavorare. Tra taccuini, mezze frasi, audio rubati, mille rassicurazioni e mille rettifiche, abbiamo la sensazione, al di là dei discorsi ufficiali, di una tua profonda inquietudine.

Magari con delle ragioni ma il punto è questo, noi abbiamo una fretta disperata, le bollette le dobbiamo pagare e nonostante il continuo bla bla (sì quello dell’odiata Greta Thunberg a proposito dei politici e dell’ambiente) sembra che niente e nessuno riesca a mettere fine a questo scandalo.

Leggiamo che l’Europa ancora una volta ha gettato la palla più in là, a novembre, per il  tetto comune al prezzo del gas. Leggiamo che la guerra in Ucraina va avanti e che, anzi, rischiamo l’escalation nucleare. Leggiamo che solo il grande caldo di questo ottobre, l’ottobrata come si dice, riduce la domanda di gas e ne abbassa il prezzo. Sennò la borsa di Amsterdam, come scrivono i giornalisti di questo settimanale, andrebbe avanti imperterrita. Tutti sanno tutto, una speculazione legale e insieme però immorale. Insomma dobbiamo dire grazie all’anticiclone africano, quello che ci ha massacrato in estate, se non siamo già al freddo e sempre più in bolletta. Non ci consola sapendo che presto arriverà una nuova stangata.

A questo aggiungi la vita sempre più cara, il costo più alto del denaro, l’inflazione alle porte. Siamo stati senza governo dal 21 luglio (inutile ritirare la mano che ha pugnalato, insieme ad altri, il Cesare-Draghi già autodimissionario), in un momento drammatico dove c’era bisogno molto di più dell’ordinaria amministrazione. Poi una campagna elettorale col solleone, breve, concitata e cattiva. Ma qualcuno ha vinto, non solo la Meloni, anche il centrodestra dove c’eri pure tu. Poi un mese per fare il governo, tra un po’ siamo a Natale.

Il tempo è nemico, noi chiudiamo, mettiamo la gente per strada con l’angoscia. Per molti niente regali sotto l’albero. Ci sono cose da fare ora. Dovete lavorare subito, ci servono concretezza e risposte. Il nostro non è un discorso ideologico, varrebbe anche se altri avessero vinto nelle urne, è il rispetto della democrazia. Vi hanno votato, governate! Poi vi giudicheremo.

Tu sei stato un grande imprenditore, non dimenticare la realtà da cui vieni, quella a cui sei stato sempre sensibile politicamente. Magari la Meloni non ti piacerà più di tanto, l’umanità è una cosa complessa, ma nel suo discorso in Parlamento ha centrato i nostri problemi.

Troppe norme, troppe regole, troppe tasse, pochi incentivi, pochi aiuti per assunzioni e formazione. Sai che la burocrazia ci danneggia per 52 miliardi di euro e che lo Stato è indietro con i pagamenti con noi per 55? Insomma Silvio, giù il piccone, adesso ci serve stabilità. Due poltrone in meno non cancelleranno la tua storia».

Firmato PMI