L'editoriale

Duello italiano

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È il caso di cronaca che ha scosso il paese come non accadeva da tempo, e scuotendolo ancora una volta ha fatto venire fuori quello spirito divisivo che noi riteniamo una grave malattia della nostra democrazia.

Stiamo parlando del brutale omicidio della giovanissima Giulia Cecchettin, caricata a forza, malmenata, uccisa e buttata in un burrone dal suo ex Filippo Turetta, arrestato in Germania dopo un tentativo di fuga. Grande emozione, grande dolore, in primis dei familiari della vittima ma anche di quella dell’assassino, della comunità in cui vivevano e, come dicevamo all’inizio, di tutta la comunità nazionale.

La cronaca a volte riesce a smuovere il discorso pubblico sui nostri valori, a cominciare dal senso della vita, come spesso non accade alla politica. Ma il passo è breve, tutto da noi diventa subito non tanto politica quanto ideologia, muro contro muro. Anziché discutere tutti insieme cosa fare per prevenire ed evitare i femminicidi, proteggere le donne ma anche aiutare, guarire, formare gli uomini, vediamo già all’azione il femminismo radicale con il suo mainstream e patriarchi veri e presunti dall’altra parte della barricata.

Mai come ora Meloni e Schlein, prima donna premier della Repubblica e prima donna segretaria del principale partito di opposizione, dovrebbero dialogare. Servono leggi, budget per le forze dell’ordine ma anche per i centri anti-violenza, serve personale qualificato nelle scuole e nelle istituzioni, servono nuovi modelli culturali e nuova sensibilità mediatica. Invece con malinconia osserviamo una giornalista di punta che parla tutte le sere agli italiani all’ora di cena, Lilli Gruber, indicare il patriarcato come grammatica valoriale del governo di destra e la Presidente del Consiglio rispondere arrabbiata con una foto con la figlia, la mamma e la nonna.

Ma che c’azzecca, direbbe Di Pietro e diciamo noi alla Gruber, le ha viste le statistiche sui femminicidi quando Fratelli d’Italia era all’opposizione? Mica è una discussione di routine sulla legge di bilancio, ci sono uomini che rispondono ancora oggi al nuovo linguaggio delle donne, libertà, indipendenza, realizzazione, con il solo linguaggio della morte. Una totale mancanza di comunicazione fra mondi scollegati sull’asse della corretta relazione affettiva.

Un tema profondo e drammatico che deve essere affrontato con lucidità, passione, rispetto, senza farne l’ennesimo manganello, simbolico, per combattere l’avversario. Da una parte e dall’altra, perché non sono mancate durezze anche in senso contrario, come l’accusa di satanismo alla sorella della vittima. E il manganello, a pensarci bene, mi sembra davvero un simbolo… di un mondo vecchio quanto il patriarcato