L'editoriale

Siamo tutti Sinner

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Un’eccellenza chiama l’altra, un simbolo trascina altri simboli e diventa un fiume, un possibile nuovo miracolo italiano non fatto per ora di numeri ma di uomini e di imprese.

Come la morte della povera Giulia ha tracimato i confini di un genere e ha scosso la sensibilità del paese intero, così, in un altro campo e con le dovute differenze, la vittoria a Malaga dell’Italia della coppa Davis dopo mezzo secolo ha smosso orgoglio ed entusiasmi collettivi che sembravano smarriti.

Lo sport può essere l’inizio di un miracolo nazionale a cominciare proprio da un nuovo senso della nostra nazione?

Certo che sì, lo fu nel 1982 quando sempre in Spagna vincemmo i mondiali di calcio, l’ultima volta quel breve ritorno di fiamma nella magica estate del 2021 quando Mancini e il gruppo portarono gli azzurri sul tetto d’Europa al di là delle loro reali capacità.

Ricordate il pullman scoperto e Draghi, il re degli economisti, meta politica finale di quel tour ubriacante? Stavolta sotto Natale sarà l’altro simbolo della nazione, il ri-eletto Presidente Mattarella a ricevere gli eroi del tennis. E poi c’è il linguaggio tutto nuovo di questi giovani, niente sregolatezza abbinata al talento. Sinner, il predestinato ad appena 22 anni, quello che diventerà il più forte del mondo, dedica la vittoria agli italiani e alla capitana azzurra che si deve operare di tumore.

L’Olimpo e la realtà basica, la lotta per sopravvivere. Questa coppa è per voi, un brivido di potente e non manipolatorio anestetico tra le guerre e l’inflazione. E poi c’è la perfezione geometrica della squadra, il genio e il gruppo, successo dell’Uno ma anche dell’Insieme.

Sono loro dunque l’exemplum, la spinta, il sogno realizzato per altri giovani, quelli della nostra inchiesta sui passaggi generazionali delle leadership d’impresa? Speriamo di sì anche se il crudo metodo dell’indagine sembrerebbe dire di no.

Un tema decisivo che avevamo già affrontato con la sfrontatezza degli inizi, quando titolammo: 2050, addio Italia! Ovvero la liquefazione del patrimonio delle nostre Pmi per colpa di eredi che non hanno più i valori dei padri fondatori. Non ne hanno più le idee, non ne hanno più la fame.

Non sono più disposti a lottare, a fare i sacrifici, vogliono stare bene e basta. Un ritratto impietoso, moralista, distopico? No, realista ma con dubbio, con la voglia della contraddizione. E la storia di questo 22enne che ora incanta tutti, Jannik Sinner, ci dice che la vita può sempre sorprenderci, che un nuovo miracolo è sempre possibile, dietro l’angolo di un campetto, come come dietro tutte le nostre speranze spesso uccise dalla nostra non voglia di crederci.