L'editoriale

In equilibrio

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Doveva essere questa la prima manovra della cosiddetta visione. La visione del governo del centrodestra, la visione della Meloni, dell’economia, dello stato, di questo Paese.

L’anno scorso le elezioni furono il 25 settembre, il governo nacque alla fine di ottobre, c’era l’emergenza del caro bollette e si disse che in fondo il governo era appena nato e molto di più non poteva fare. A un anno di distanza, invece, il primo anno della legislatura, tutti attendevano in questa legge di bilancio la cosiddetta appunto visione sulle tasse, sulle pensioni, sulla sanità, sul sociale, dove investire e dove tagliare.

Però facciamo un ragionamento di contesto: che cosa è successo in questo anno?

Dopo i primi mesi in cui la crescita sembrava avanzare trionfalmente, l’Italia andare meglio di paesi importanti come Germania e Francia, adesso il contesto nell’Eurozona è ben diverso. Le stime della Commissione europea sono al ribasso, per noi si parla di 0,9 e di 0,6% nel 2024. Sono stime ovviamente transitorie, ma certo quel clima di ottimismo non c’è più. Le nostre imprese continuano a essere in salute, sono molto forti anche nel commercio con l’estero, però, come del resto aveva scritto il Settimanale, la crisi per esempio tedesca è una cattiva notizia per il nostro reparto manifatturiero, perché la Germania è uno dei nostri  principali punti di export.

Insomma, le nostre imprese sono in salute, ma vanno meno bene.

I numeri sull’occupazione sono ancora positivi, lo spread è tornato sotto i limiti della preoccupazione, ma certo ci sono le nuove ombre della guerra in Medio Oriente, l’attacco di Hamas a Israele, la risposta di Israele su Gaza, le nubi di una possibile escalation che può coinvolgere Iran e Stati Uniti.

In più le rotte del petrolio cambiano con la crisi mediorientale, i prezzi cambieranno, cambieranno anche i prezzi del gas. Si parla di un autunno in cui potrebbe esserci, lo ha detto la stessa premier Meloni, uno shock energetico.

E poi il patto di stabilità nel 2024, l’Europa tornerà al rigore, quel rigore sul debito pubblico dei vari Paesi che era stato accantonato con il Covid.  l’Italia chiede maggiore elasticità, perché se stiamo alle regole di quel patto non si può fare nessun scostamento di bilancio. Uno, piccolo, controllato, è stato fatto per fare questa legge di bilancio che abbiamo chiamato ironicamente di bilancia giocando sulle parole.

Come diceva Freud,

basta cambiare una vocale per fare un motto di spirito.

Ma la battuta cosa vuol dire? Vuol dire che l’equilibrio è l’idea di fondo, più che la visione, che viene rimandata all’intera legislatura.

Tradotto, la ricerca di un giusto contrappeso tra provvedimenti e coperture. Le parole che ha usato il presidente del Consiglio sono proprio buonsenso, pragmatismo, rispetto. Innanzitutto dei conti. Non fare ulteriore debito.

E con quei pochi soldi, 24 miliardi, fare alcune delle cose importanti. Il taglio del cuneo fiscale che diventa praticamente quasi stabile, alcuni miliardi che vanno per la riforma del fisco, la semplificazione delle aliquote dell’Irpef, i soldi per le famiglie, gli asili nido, quelli per i contratti pubblici, molti di questi per assumere i medici. Sulla sanità divergono i punti di vista.

Secondo Giorgia Meloni la spesa è una delle più alte degli ultimi anni. Secondo CGIL e opposizioni, invece, sulla sanità ci sarà battaglia e la prima manifestazione del cosiddetto autunno caldo ci sarà proprio su questo tema. Del resto, la cosiddetta vecchia finanziaria rimane il romanzo più appassionante dell’autunno e avanti, ognuno dica la sua!