L'editoriale

In un mondo glocal

Scritto il

di Claudio Brachino

È la glocalizzazione bellezza, direbbe un Humphrey Bogart dei giorni nostri. Tradotto, ogni cosa che accade in un punto dell’immensa ragnatela del mondo è un impulso che si tramette in punti anche lontani della ragnatela medesima, un sistema nervoso perennemente connesso.

Tutti gli italiani, non solo gli esperti di geopolitica, hanno compreso da tempo il rapporto fra i carrarmati di Putin e le loro tasche, con le bollette prima e con l’inflazione dopo. Tutti gli italiani, soprattutto quelli con il mutuo variabile per non parlare delle imprese che hanno fatto un debito, hanno capito che metà di questo mostro che sta divorando la propria serenità economica è un effetto collaterale della guerra in Ucraina.

Non c’è più nulla che accade in un singolo territorio che non sia rapportabile al generale e viceversa. Vale pure in positivo ovviamente, e abbiamo visto nella nostra inchiesta sulla cosiddetta internazionalizzazione quanto sono brave le Pmi italiane nel commercio con l’estero.

Ora i nostri lettori tutti, ma in particolare gli imprenditori che ci seguono, devono orientarsi bene con la bussola locale/globale e leggere in modo corretto i fatti straordinari di questi giorni sulla crisi russa e gli sviluppi del conflitto. Siccome la produzione giornalistica sulla marcia trionfale della Wagner sull’autostrada per Mosca è di poco inferiore in poche ore all’infodemia che ci ha colpito insieme al Covid, è facile perdersi fra vero e falso e centinaia di ipotesi con centinaia di visuali politiche.

La domanda che conta è solo una: Putin è più debole oppure no? E subito dopo, la pace è più vicina oppure no? Se i mercenari della brigata che si è fermata a pochi chilometri dalla capitale russa usciranno dallo scenario della trincea del Donbass, è probabile che la controffensiva di Kiev abbia maggiore successo.

A quel punto con una parte dei territori occupati ripresi, si potrebbe tentare una mediazione internazionale autorevole per un cessate il fuoco che cristallizzi una situazione sul campo accettabile per tutti e spingere aggressori e aggrediti a sedersi intorno a un tavolo. Se paradossalmente non ci stesse Zelensky, beh dovremo in fretta rivedere la narrazione unica che ci ha propinato il mainstream da più di un anno. Fermare l’orrore della guerra in sé dunque, ma ridare anche a tutto il mondo una maggiore stabilità economica.

Così magari la signora Lagarde la smetterà con i suoi annunci freddi e inarrestabili sul rialzo dei tassi di interesse. La Bce è in Europa ma la casa che presto s-venderemo è quella in cui viviamo. Ahi ahi ahi la glocalizzazione, bellezza…