L'editoriale

Mutui e bollette alle stelle: roba di destra o sinistra?

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di Claudio Brachino

Mettere mano sul serio al caro bollette, pensare in modo non retorico alle aziende che rischiano di chiudere, venire incontro alle famiglie che ormai tra luce, gas e mutui non entrano più in un negozio, e poi di seguito come in una catena del dolore senza fine, aiutare i negozianti con i negozi vuoti, tutelare i risparmi mangiati dall’inflazione, combattere la recessione innescata dalla battaglia all’inflazione.

Ebbene, tutto questo sarebbe di destra o di sinistra? La domanda sembra surreale visto il momento che stiamo vivendo, ma la società italiana è pervasa ormai da questa lacerazione manichea che dalla caduta del governo Draghi nessuno riesce più a sanare.

I cento anni della marcia su Roma hanno impegnato il mainstream più delle indagini sulla speculazione sul gas alla Borsa di Amsterdam, poi se leggiamo che le bollette sono del 70% più care rispetto alla Francia non dobbiamo stupirci. Altro che Europa unita, qui siamo ad Anna Karenina, all’anima russa, quella dei grandi scrittori (sono fissato con Tolstoj): tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.

Certo le ragioni della nostra infelicità sono tante, dalle politiche ambientali dissennate, al debito pubblico monstre, a una classe politica spesso non all’altezza, ma se continuiamo a giocare ai guelfi e ghibellini anche ora che si è appena insediato un governo, il rischio che venga giù tutto il castello è molto serio.

It is my country, right or wrong, come siamo lontani dal senso di identità della democrazia americana, da noi qualsiasi cosa dica tu che non la pensi come me è comunque sbagliata.

Se non fossimo in una situazione così seria gli effetti sarebbero anche comici, basta prendere i primi atti ufficiali del governo Meloni e analizzare il linguaggio dell’opposizione, meglio delle opposizioni. Pur di dire no a ogni gesto della presunta cattiva destra al potere, si manda in cortocircuito la semantica storica dei principi della sinistra.

Semplificando un po’, se si fanno le barricate per la libertà di rave, cosa che comunque non riguarda la massa dei cittadini, poi non si può storcere il naso se si liberalizza il Covid, materia che invece riguarda tutti. Se crediamo ai dati ufficiali, ci credevamo quando erano apocalittici perché non farlo adesso, siamo a poco più di un’influenza, nessun liberi tutti (vaccini ai fragili, presìdi, monitoraggio) ma nemmeno nostalgia di regole e regolette senza più senso, obblighi, green pass, mascherine dove non servono. Se uno poi si sente più sicuro a camminare in un viale enorme con la museruola in faccia, affari suoi, anche questa è democrazia, pardon, libertà.

Ma torniamo al rave di Modena che tanto ha infiammato la sensibilità antifascista, si potevano scrivere è vero norme preventive meno severe e giuridicamente meno grigie per quanto riguarda gli assembramenti, si poteva evitare l’eccesso delle intercettazioni (ma se si è contro il loro abuso lo si è sempre, e non ricordo nessun garantismo di sinistra recente sulle vite rovinate a gratis), però facciamo un ragionamento pratico.

Se migliaia di persone senza permesso si stabiliscono su una vostra proprietà e per giorni spacciano, si drogano, violano tutte le norme, da quelle igieniche a quelle del famoso Covid di cui sopra, voi che fate? Pensate che una legge, una qualche legge vi debba tutelare, o no? Pensate poi che qualcuno la applichi questa legge o che si rimpolpino le fila già debordanti degli impuniti in Italia?

In verità, tornando ai temi economici dell’inizio, i soli che ora ci dovrebbero appassionare, io pensavo che con la pandemia e anche con la guerra, emergenze drammatiche collettive, il dibattito novecentesco fra destra e sinistra avesse lasciato spazio alla visione pragmatica delle cose.

Detto altrimenti, cosa è giusto fare, subito ma anche in modo strutturale, per risolvere i problemi che questo secolo ci pone, compresi il clima e la disruption digitale?

In verità ci vorrebbe una visione ispirata a una competenza soprattutto non ideologica per mettere mano, sul serio non a parole, a problemi che sono sempre più sovranazionali e geopolitici. Questo piccolo grande mondo, sempre più piccolo, sempre più grande, almeno finché c’è.