L'editoriale

Qatargate, tra democrazia e affari

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Il Qatar val bene un Messi. Ma vale ancora di più se è vero che manda a casa centinaia di migliaia di euro in contanti.

Con tutto il garantismo del mondo, con i dovuti condizionali delle inchieste in corso e senza buttarla sempre in ideologia, sembra che un antico dio greco (e greca è Eva Kaili, fortemente coinvolta nella vicenda e già disarcionata dalla carica di Vicepresidente del Parlamento europeo) si sia voluto vendicare del Pd per motivi metafisici a noi non chiari.

Vedere le immagini, diffuse dagli inquirenti, di tutte quelle banconote trovate nelle case dei principali indagati del Qatargate, tra cui l’ex eurodeputato dem Panzeri, ha dato la stura a tutta una serie di sarcasmi di plautina memoria sul tetto al contante. Altro che evasione, siamo già alla reclusione.

Per non parlare della “questione morale”, riesumata stavolta ma all’incontrario. Tornando ai mondiali di calcio, anche io che sono un devoto del pallone non sono riuscito a godere appieno delle geometrie raffinate dei campioni, perché avevo sempre il retrogusto amaro dei diritti negati, dei 6.500 morti nella costruzione degli stadi.

L’ha detto bene Rampini e siccome il buon giornalismo è fatto anche dal riconoscere le idee altrui, faccio mia, e vostra, questa riflessione: che succede quando le nostre democrazie vengono a contatto con paesi e sistemi autoritari? Più precisamente, che succede quando le nostre democrazie europee, la culla mondiale dei diritti, vengono a contatto con forme di governo che negano i principi basilari su cui ci fondiamo e ci riconosciamo?

La domanda è più che mai attuale visto che a forza di analizzare il conflitto in Ucraina e la mente di Putin ci siamo resi conto di essere forse i migliori ma in minoranza. Il globo del XXI secolo non vede vincente il nostro modello, i tiranni sono tornati di moda. Siccome però siamo nella cosiddetta globalizzazione iperconnessa, la domanda rimane pertinente, e disturbante. Siccome la globalizzazione non ha un’identità se non nella sua autodefinizione, dobbiamo riconoscere che l’unica entità unificante è lo scambio economico planetario: fra le persone, le imprese, le istituzioni, politiche e non, con rapidi e spaventosi spostamenti finanziari.

Insomma, quando in questa tela del ragno la Democrazia incontra l’Altro da sé, non rinuncia a fare affari. Imbarazzo, confusione, ipocrisia, rimozione, ma poi, per stare sempre tra greci e romani, pecunia non olet. Certo, c’è il deterrente delle Sanzioni, l’unico accettabile per le nostre sazie società non più in armi da decenni, ma si è visto che lo zar del Cremlino continua a bombardare gli ucraini e che in Iran gli Ayatollah continuano a impiccare i giovani dissidenti e a sparare alle donne al volto, al seno, ai genitali. L’orrore al quadrato, con lo sfregio simbolico dell’identità e della sessualità annullate.

Certo, poi sfiliamo convinti davanti alle ambasciate e facciamo strazianti petizioni, ma quante imprese occidentali, italiane comprese, sono disposte a rinunciare per davvero agli affari con Teheran?

Certo, con la Russia, che ha invaso è il caso di ricordarlo un paese europeo sovrano, il fronte delle Sanzioni si è fatto più duro. Quanti sondaggi però abbiamo fatto sugli italiani stanchi degli effetti delle misure restrittive contro Mosca, convinti oltretutto che il caro energia derivi soprattutto da quello?

I principi van bene, ma anche il portafoglio quando si pagano le bollette ha il suo perché.

Tiriamo su lo sguardo dalle tasche e torniamo al terreno apparentemente astratto dei principi. Se le accuse dovessero essere accertate, ci troveremmo con un paese autarchico musulmano che avrebbe non tanto corrotto i singoli, ma la suprema istituzione europea. Un parlamento che ha meno poteri di quelli nazionali, ma è il simbolo della nostra identità culturale e politica continentale. Oltretutto, paradossalmente, per coprire mediaticamente nel Discorso pubblico la negazione nei paesi paganti, diciamo così, di quei diritti che diciamo essere per noi imprescindibili. E questi Affari non s’hanno proprio da fare, manzonianamente, pena la nostra estinzione in contanti.