Finanza e Risparmio

Donne, denaro e finanza: un problema di comunicazione

Scritto il

di Mariarosaria Marchesano

Lo stereotipo vuole che le donne abbiano un rapporto se non cattivo almeno conflittuale con il denaro e gli investimenti. E abbondano gli studi che dicono che le donne hanno una maggiore avversione al rischio rispetto agli uomini. Ma è proprio così, è possibile un’altra chiave di lettura?

Educazione finanziaria: bisogna agire sulla comunicazione

Enrico Maria Cervellati, professore ed esperto di finanza comportamentale, pensa sia vero che nella media le donne appaiono meno propense a mettersi in gioco quando si tratta di soldi, ma che scavando più in profondità si trova un’ampia casistica di profili femminili intraprendenti e tolleranti al rischio quanto e più degli uomini. «È una questione di linguaggio e comunicazione – dice al Settimanale – ci sono esperienze e test che dimostrano che più ci si avvicina agli interessi professionali e personali delle donne, utilizzando magari un linguaggio semplice e comprensibile, maggiore è la loro disponibilità ad ascoltare e valutare proposte su come impiegare il proprio denaro».

Insomma, le donne vorrebbero saperne di più di finanza e investimenti, ma nessuno sembra in grado di intercettare questo bisogno. Se le cose stessero così, bisognerebbe concludere che a essere poco preparati a dialogare con questo target sono gli operatori del settore, alias gli intermediari finanziari, non le donne che non acquistano i loro prodotti.

Non è così? «Per lavoro – prosegue Cervellati, che collabora anche a studi e iniziative della Banca d’Italia – frequento convegni e incontri in cui si parla di questi temi e nella maggior parte dei casi, i gestori di fondi d’investimento parlano in inglese tecnico o usano un linguaggio gergale. Spesso osservo che a non comprendere quello che dicono sono gli uomini in sala che, invece, fanno finta di avere capito. Insomma, penso ci sia un tema culturale che si può affrontare cominciando a semplificare il linguaggio ma anche a migliorare l’impostazione di sondaggi e questionari standardizzati sull’educazione finanziaria che colgono un quadro solo in parte aderente alla realtà».

Il rapporto delle donne con il denaro

Le osservazioni di Cervellati ribaltano così la tesi dell’ignoranza finanziaria degli italiani, e delle donne in particolare, e pongono un problema di scarsa capacità di farsi comprendere di chi sta dall’altro lato, vale a dire operatori e consulenti del settore. Va detto che esiste una certa evidenza scientifica sulla diversità di approccio maschile e femminile al mondo degli investimenti. È innegabile, o almeno così emerge dalle ricerche ufficiali, che le donne abbiano un rapporto con il denaro più funzionale alla realizzazione della vita relazionale, vale a dire alla cura e al mantenimento dei propri familiari, che al raggiungimento dei propri obiettivi, mentre per gli uomini vale esattamente il contrario. È vero anche che su questo atteggiamento mentale pesa un concetto di cura legato all’ambito domestico, che si riflette sulla partecipazione alla vita lavorativa delle donne e anche sulla gestione del denaro.

Ed è, infine, vero che le donne sono inclini a una formazione più sociale e umanistica che scientifica. «Ma – dice Cervellati – ci sono tante professioniste e imprenditrici, che dimostrano intraprendenza e propensione al rischio maggiore di uomini che corrispondono al prototipo di guardiani della famiglia, che sulla gestione dei soldi è molto conservativo. L’associazione del private banking ci sta dicendo da tempo che la domanda di investimenti del mondo femminile è in aumento, solo che le donne fanno più domande, vogliono sapere con esattezza come e dove vengono impiegati i loro risparmi e in quale modo contribuiscono allo sviluppo dell’economia reale o al futuro della società. Al contrario, gli uomini, quando vanno in banca e parlano con un consulente finanziario, si accontentano di conoscere la formuletta dei rendimenti. Insomma, c’è una differenza di approccio alla quale bisognerebbe fornire una risposta più articolata e inclusiva che andrebbe a vantaggio di tutto il sistema. Non dimentichiamo che sui conti correnti degli italiani ci sono 1.800 miliardi di liquidità che potrebbero essere incanalati in forme di investimento aumentando la ricchezza del Paese. Se questo non avviene bisogna cercare delle spiegazioni. Una di queste potrebbe essere la scarsa capacità degli operatori finanziari di dialogare e coinvolgere il mondo femminile».

C’è anche una tesi più psicologica che vuole che da quando la finanza mondiale ha scoperto il volto cinico e spietato raccontato in una serie come Diavoli, si è rafforzata la diffidenza della donna media verso questo mondo. «Può darsi – conclude Cervellati – a maggior ragione dovrebbe cambiare la comunicazione».