Finanza e Risparmio

Dopo la tempesta in Borsa le Pmi saranno le prime a tornare appetibili per gli investitori

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di Mariarosaria Marchesano

L’eccellenza della media impresa italiana, che in Borsa è rappresentata dal segmento Star con 74 realtà (Pharmanutra, Abitare in, General Finance, Antares Vision e Seco sono tra le ultime new entry, mentre il gruppo Luve ha debuttato il 21 settembre) non solo resiste alla crisi ma continua a prosperare, come si vede dai risultati del primo semestre 2022 che in molti casi sono da record. Peccato, però, che queste stesse società siano penalizzate dal calo che il mercato azionario ha registrato da inizio anno, quando l’euforia degli investitori per la ripresa post Covid è stata spezzata dalla comparsa di nubi fosche all’orizzonte.

Si è così generata una evidente divergenza tra performance operativa delle imprese e performance borsistica, come spiega Andrea Randone, responsabile della ricerca Small Mid Caps dell’investment bank Intermonte. «Se guardiamo all’andamento degli ultimi tre anni – dice –  l’indice Star ha fatto meglio di circa 20 punti rispetto a tutti i principali indici analoghi europei. Questo nonostante dal 1 gennaio 2022 lo Star abbia subito un calo di oltre il 32 per cento, vale a dire 16 punti peggio del Ftse Mib che è l’indice principale di Piazza Affari».

Insomma, le imprese italiane continuano a macinare ricavi e utili ma poi in Borsa i loro titoli stanno andando a picco. Questa flessione significativa è principalmente dovuta all’aumento dei tassi d’interesse che ha impattato in maniera più significativa i titoli così detti ‘growth’, quelli cioè (per esempio i tecnologici) il cui valore riflette in più larga misura rispetto ai titoli ‘value’ (per esempio, i bancari) l’attualizzazione delle prospettive future. «Lo scenario che abbiamo davanti è molto complesso – prosegue Randone -. Da un lato c’è la crisi energetica, legata alla guerra in Ucraina, che ha colto l’Europa e l’Italia in un momento delicato. Dall’altro c’è l’inflazione alle stelle e le banche centrali al lavoro per riportare la situazione sotto controllo con manovre restrittive a livello monetario che deprimono l’economia. A poco a poco tutte le previsioni globali stanno incorporando una brusca frenata nel 2023. In questo scenario pensiamo che le Pmi possano mostrare ancora una volta la loro dinamicità e la loro capacità adattiva».

Secondo le previsioni di Intermonte, infatti, alcuni settori dovrebbero continuare a mostrare ricavi in crescita: pensiamo a business come l’information technology, la transizione energetica, la mobilità sostenibile. «Tutte le crisi portano purtroppo molta sofferenza ma innescano anche grandi cambiamenti. Siamo convinti che le nostre imprese eccellenti anche questa volta sapranno affrontare la difficile congiuntura come opportunità per crescere e rafforzarsi, anche attraverso operazioni di merger e acquisition». Ma quando gli investitori torneranno a interessarsi delle imprese eccellenti italiane? «Nonostante l’incertezza economica continuerà a pesare nei prossimi mesi, pensiamo che già oggi, dopo il recente calo borsistico, ci siano interessanti opportunità di acquisto tra i titoli Star in un’ottica di medio termine, fiduciosi che gli ottimi andamenti operativi attesi verranno presto prezzati in maniera corretta».

Quando sarà questo momento, però, è difficile prevederlo. Gli analisti sono abbastanza concordi nel dire che il mercato azionario ripartirà quando ci sarà la percezione che l’inflazione avrà raggiunto il picco e che la Bce si prepara a stoppare l’aumento dei tassi. Fino ad allora, a dominare sarà la volatilità che a Piazza Affari si è accentuata con la fine del governo Draghi e con nuove incertezze sull’esito delle elezioni del 25 settembre, che hanno spinto gli hedge fund a scommettere ancora una volta contro il debito pubblico dell’Italia sebbene qualcuno faccia osservare che la situazione è diversa da quella del 2018 (vedere box in pagina).

Intanto, gli indici della Borsa presentano tutti cali a doppia cifra da inizio anno eccetto il Ftse Italia Small Cap, che ha perso meno di tutti gli altri (-7 per cento) come messo in evidenza da una recente analisi di Acomea, società di gestione del risparmio. Le piccole aziende, insomma, si stanno dimostrando le più resilienti in un contesto di mercato azionario volatile e ricco di incognite. E il motivo, secondo AcomeA sgr, è che l’attuale crisi è diversa rispetto a quella della pandemia, in quanto siamo in presenza di una maggiore combinazione di fattori negativi e senza una chiara finestra di uscita. «Al contrario, durante il Covid vi era paradossalmente maggiore visibilità sulla fine della crisi, oltre che un enorme supporto monetario (specie per l’assenza dell’inflazione) e fiscale: più passava il tempo, più aumentava la possibilità di avere una cura e quindi di innescare un risk-on sui mercati. Questo ha fatto sì che fosse più facile posizionarsi su interi settori senza dover per forza distinguere tra i titoli all’interno. Lo scenario di oggi, invece, impone una riflessione più profonda e una maggiore conoscenza e ponderazione delle singole aziende».

Dall’analisi del valore potenziale che una società può creare reinvestendo gli utili futuri al suo interno, AcomeA sgr arriva alla conclusione che la maggior parte delle opportunità interessanti si trova tra le piccole e medie imprese quotate sugli indici Ftse Small Cap e Star con quest’ultimo che presenta la percentuale maggiore di incremento di aziende potenzialmente interessanti (più 10 per cento) mentre il Ftse Mib è caratterizzato per la maggior parte da banche e utilities e quindi più esposto a movimenti macro”.