Finanza e Risparmio

Finanza alternativa, tira aria di recessione

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Nel 2021 il mercato della finanza alternativa per le PMI ha movimentato risorse per  4,5 miliardi di euro, contro i 3,2 miliardi del 2020, praticamente un record storico per l’Italia. E il primo semestre 2022 è andato ancora meglio con una raccolta di capitali da parte delle aziende per 2,6 miliardi, in crescita del 32% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto risulta dal quinto rapporto annuale elaborato dalla Scuola di management del Politecnico di Milano con il supporto di Unioncamere e Innexta.

A questo risultato ha contribuito in misura significativa la manopubblica’ grazie ai capitali investiti direttamente e indirettamente (o garantiti) da istituzioni europee come il Fondo europeo per gli investimenti e da enti come Cassa Depositi e Prestiti e Fondo italiano di investimento Sgr.

Se si entra, però, nel merito dei dati si cominciano a vedere gli effetti del ‘vento che cambia’ perché la raccolta dei fondi dedicati al private capital segna il passo, rallenta la corsa alla quotazione su Euronext Growth Milano e le campagne di crowdfunding raccolgono meno velocemente rispetto al passato, come spiega al Settimanale Giancarlo Giudici, professore di corporate finance al Politecnico e direttore scientifico della ricerca: «Siamo in uno scenario del tutto inedito rispetto agli anni recenti.

L’inflazione erode i rendimenti reali, i costi dell’energia e delle materie prime stanno creando problemi a molte imprese, il BTp decennale rende più del 4 per cento annuale, offrendo un rifugio attraente per gli investitori italiani, già poco abituati a valutare le opportunità offerte dagli investimenti (illiquidi e spesso non quotati) nelle PMI. Insomma, le voci sempre più insistenti di una possibile recessione gettano ulteriori dubbi sulla crescita futura della finanza alternativa».

In questo scenario di maggiore incertezza e rischio canali come il private equity e il venture capital rallentano mentre corrono gli strumenti di debito, come i minibond. «Una possibile chiave interpretativa – prosegue Giudici – è legata all’aspettativa che nel breve termine possa ulteriormente restringersi l’offerta di capitale dal mondo bancario, il che potrebbe anche favorire la finanza alternativa come canale ‘di riserva’ e incentivare le Pmi a prevenire eventuali gap finanziari futuri cogliendo oggi l’opportunità immediata di ottenere credito dai fondi e attraverso le piattaforme fintech».

Sarà dunque interessante capire se un eventuale peggioramento del contesto economico e finanziario potrà frenare la rincorsa della finanza alternativa in Italia rispetto agli altri Paesi europei, oppure rafforzarne il ruolo di canale addizionale a quello bancario. Molto dipenderà anche dal grado di conoscenza e consapevolezza dell’uso di questi strumenti e dalla capacità degli operatori finanziari di operare sempre nell’interesse dell’impresa.

Un’inchiesta pubblicata di recente dal Settimanale (sul numero 10 del 4 novembre) ha messo in luce gli effetti deleteri di alcuni tipi di obbligazioni convertibili con lo sconto offerti negli ultimi anni da intermediari con pochi scrupoli – spesso soggetti non vigilati – alle piccole aziende italiane quotate e a corto di liquidità. Insomma, bond che si sono rivelati una trappola per una quindicina di aziende quotate. Che cosa si può fare per evitare fenomeni come questo? «È importante il ruolo di consulenti e advisor – replica Giudici – In questo le Camere di commercio stanno facendo molto per supportare le piccole imprese in un percorso di crescita di cultura finanziaria».

Il problema è anche la tutela dei risparmiatori. Favorendo la finanza alternativa nelle piccole società quotate su mercati poco regolamentati come l’Egm non si rischia di spostare il rischio dalle banche ai risparmiatori che su queste società investono?  «Se ci sono delle distorsioni, direi che tocca alle autorità di mercato trovare un equilibrio tra la tutela dei risparmiatori e l’esigenza di ottimizzare la raccolta di capitali delle Pmi. Una soluzione potrebbe coinvolgere di più gli operatori del risparmio gestito – che offrono maggiori tutele ai risparmiatori – sul listino non regolamentato”.

E proprio sull’Egm, si registra nel secondo semestre 2022 una battuta d’arresto delle quotazioni con soltanto 2 IPO fino a settembre rispetto al 2021 che è stato molto positivo, sia per l’aumento del numero di società quotate, sia per la raccolta, pari a  93,2 milioni nel primo semestre e 297,2 milioni nel secondo semestre. Quest’anno, invece, a causa del peggioramento della congiuntura e dalla volatilità legata alla guerra russo-ucraina nel primo semestre sono stati raccolti 189,5 milioni da 9 ‘matricole’.

Si tratta comunque di un flusso superiore a quello dell’intero 2020. Da quando è nato 13 anni fa come Aim, il listino delle piccole imprese ha raggiunto la soglia di 184 quotate, che hanno raccolto complessivamente mezzi freschi per circa 4,9 miliardi in gran parte da sottoscrizione di nuovi titoli al momento della quotazione (4,685 miliardi) e solo in piccola parte da aumenti di capitale successivi (216,6 milioni), in cui presumibilmente gli imprenditori e i soggetti controllanti hanno svolto un ruolo rilevante. Una novità interessante per Euronext Growth Milan è stata l’apertura del segmento professionale nel luglio 2020, pensato per le PMI che desiderano accedere con maggiore gradualità al mercato borsistico, anche senza raccogliere nuovo capitale nella fase di ipo (requisito invece sempre richiesto in precedenza). Ad oggi sono quattro le società che hanno scelto questa opzione.