Finanza e Risparmio

Focus sulla biodiversità: così si tutela meglio il portafoglio (e il pianeta)

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Come la deforestazione e la varietà di tutte le forme di vita presenti sulla Terra, siano esse animali o vegetali, possano influire sul rendimento di un investimento finanziario non è immediatamente comprensibile. Eppure il nesso c’è, e sul lungo periodo è ben visibile.

Gli investitori globali hanno sempre dovuto confrontarsi con rischi specifici, alcuni legati alle varie asset class disponibili, altri legati al contesto più generale: variabili geopolitiche, inflazione e tassi di interesse, rischi economici, normativi, o legati al sentiment di mercato. Prima di partire, tutti gli investitori considerano i rischi cui potrebbe essere soggetto il loro capitale. Da qualche tempo oggi c’è un altro aspetto, al quale non viene prestata la dovuta attenzione: la perdita di biodiversità, con il rischio che questa rappresenta per i loro portafogli. Lo rivela una dettagliata ricerca condotta da Morningstar Sustainalytics, la cui sintesi di fondo è: investire in aziende che affrontano alti livelli di rischio legato alla biodiversità potrebbe influenzare significativamente le prestazioni del portafoglio nel lungo periodo.

Il rapporto ha confrontato i rendimenti di due portafogli di modelli: uno che investe in titoli di beni di consumo con punteggi di rischio Mei (Material ESG Issue) più bassi e uno con punteggi di rischio Mei più alti. Nel corso degli ultimi cinque anni, il portafoglio con minori rischi di biodiversità ha registrato un rendimento totale cumulativo del 51,1%, mentre il portafoglio con rischi di biodiversità più elevati ha ottenuto solo un rendimento dell’8,5%.

Il valore della biodiversità

La perdita di biodiversità rappresenta un rischio significativo per le aziende e i loro investitori, poiché può portare a interruzioni operative, problemi nella catena di approvvigionamento e danni alla reputazione, con conseguenti rischi sistemici. Secondo il World Economic Forum la metà del Pil mondiale (che vale circa di 105 trilioni di dollari nel 2023) dipende in misura moderata o forte dalla natura e dalla presenza di ecosistemi sani. Per questo è necessario un cambiamento radicale. Ad oggi, il 75% degli ecosistemi naturali è stato danneggiato dalle attività umane e l’aumento della popolazione mondiale non potrà che peggiorare questa situazione. 

Organizzazioni come i Principles for Responsible Investment (PRI) e la Task Force on Nature-based Financial Disclosures (TNFD) hanno pubblicato raccomandazioni per integrare la natura nei processi decisionali aziendali e di investimento. Basandosi su queste iniziative, il rapporto propone l’utilizzo di dati ambientali, sociali e di governance (ESG) rilevanti per sviluppare strategie di investimento volte a mitigare i rischi legati all’uso del territorio e alla biodiversità.

«Dalla realtà non si scappa. Gli investitori che hanno investito pesantemente in aziende altamente esposte ai rischi legati alla biodiversità, a un certo punto vedranno la loro esposizione al rischio concretizzarsi in una sofferenza finanziaria», ha affermato Thijs Huurdeman, ESG research manager di Morningstar Sustainalytics.

La sfida più complessa in questo tipo di campo è trovare dei dati affidabili e degli standard condivisi. «Per tutte le strategie di impact investing, ottenere dati non finanziari standardizzati, sottoposti ad audit costituisce una sfida», sottolinea un’altra indagine di UBP (Unione Bancaire Privée). «Questa assenza di dati è aggravata dal fatto che non esiste un metodo concordato di misurazione del guadagno netto della biodiversità per determinare i progressi compiuti». È intuitivo che se è relativamente facile per un gestore o un analista quantificare il numero di alberi tagliati in una determinata area in un certo periodo, lo è molto meno collegare gli impatti della perdita di biodiversità alle aziende che li hanno abbattuti, per identificare i migliori investimenti.

«Vagliare i fornitori di dati per ottenere la migliore analisi possibile è stato il nostro obiettivo con le partnership accademiche negli ultimi due anni», ha spiegato Lucian Peppelenbos, Climate & Biodiversity Strategist di Robeco, in una ricerca pubblicata nel novembre del 2022. «Abbiamo iniziato a costruire un quadro di investimento da poter applicare a tutti i nostri portafogli e collegare realmente gli emittenti all’impatto sulla biodiversità, identificando le società che fanno meglio delle altre. Ma non è una scienza perfetta».

Insomma, gli investimenti pro-biodiversità nell’universo dei titoli quotati si trovano ancora in uno stadio iniziale, gli ostacoli non mancano, così come le opportunità.

Martin Vezer, direttore associato della ricerca ESG presso Morningstar Sustainalytics, ha sottolineato l’interesse crescente degli investitori nel gestire i rischi legati alla perdita di biodiversità all’interno dei loro portafogli. Questi rischi possono derivare dalla partecipazione a società coinvolte nei cambiamenti nell’uso del suolo, che possono causare interruzioni operative, problemi nella catena di approvvigionamento, danni alla reputazione e rischi sistemici.

Investire nelle foreste va oltre gli alberi

Il rapporto evidenzia i rischi materiali che gli investitori possono incontrare detenendo azioni di società coinvolte in attività controverse sul piano ambientale. Mentre molte società di materie prime sono direttamente coinvolte, molte altre sono esposte attraverso i loro fornitori. Gli investitori possono sviluppare strategie di portafoglio mirate a settori ad alto rischio di queste problematiche: alimentare, carta e silvicoltura, petrolio e gas, conglomerati industriali, servizi pubblici, automotive, vendita al dettaglio di generi alimentari, tessile e abbigliamento, prodotti per la casa sono particolarmente esposti agli incidenti legati all’uso del territorio.

I punti chiave su cui gli investitori dovrebbero concentrarsi includono:

  • l’esposizione del portafoglio a settori e mercati a rischio,
  • il coinvolgimento aziendale in controversie rilevanti,
  • le iniziative di gestione correlate, come i programmi di approvvigionamento verde, le certificazioni di sostenibilità e le politiche di deforestazione.

Gli asset manager, che giocano un ruolo centrale tramite le loro decisioni di allocazione dei capitali, si sono accorti che il raggiungimento degli obiettivi Net Zero non può prescindere dalla protezione della biodiversità e che il loro compito è quello di accompagnare le aziende verso la transizione. Negli ultimi tempi, si è quindi moltiplicato il numero di fondi comuni ed Exchange traded fund che puntano ad offrire soluzioni di investimento orientate alla salvaguardia della biodiversità.