Finanza e Risparmio

Il crollo di Ftx e la gelata delle criptovalute

Scritto il

di Mariarosaria Marchesano

L’inverno delle criptovalute era già cominciato lo scorso maggio con il forte deprezzamento di molti asset digitali e il crollo di alcuni operatori crittografici, eventi che hanno dimostrato quanto fosse volatile questo ecosistema basato sulla tecnologia blockchain. Ma la gelata è arrivata pochi giorni fa con la bancarotta di Ftx, una delle principali piattaforme di scambio al mondo, per di più fondata da Sam Bankman Fried, giovane prodigio californiano rivelatosi un grande finanziatore del partito democratico.

UE verso la supervisione degli operatori

Si capisce bene che con questi ingredienti la storia di Ftx rischia di essere deflagrante per un mondo che sfugge a ogni controllo dei regolatori, come ha ricordato il presidente della vigilanza europea, Andrea Enria. Quest’ultimo ha sottolineato, in un’intervista al Financial Times, che l’Unione Europea è la prima giurisdizione al mondo che sta lavorando a un quadro normativo che porti gli operatori di cryptoasset «sotto una qualche forma di supervisione», ma ha aggiunto di essere preoccupato perché quando si affronta con loro il tema della gestione del rischio si capisce che hanno una mentalità «diversa».

In effetti, i guru delle valute digitali si sentono grandi innovatori, ma a ben guardare lo schema del crack di Ftx – Bankman Fried ha fatto evaporare la liquidità raccolta dagli investitori fino al punto di non riuscire a soddisfare le richieste di riscatto – non è molto diverso da quelli dei grandi tracolli della finanza tradizionale, come per esempio Enron. Tant’è che il Ceo di Binance, Changpeng Zhao, principale concorrente di Bankman, si è affrettato ad annunciare di stare lavorando a un nuovo modello per dimostrare ai clienti di avere le riserve necessarie a garanzia dei depositi, cosa che fanno normalmente banche e fondi d’investimento.

Deregulation al tramonto

Insomma, il tempo della deregulation dei cryptoasset sembra volgere al termine, come sottolinea anche una ricerca di S&P, secondo cui i fallimenti di Celsius, Voyager e Three Arrows Capital della scorsa estate e adesso il collasso di Ftx rappresentano un duro colpo per la credibilità di questo mondo.

La scomparsa di un’azienda considerata uno degli attori più affermati del settore potrebbe consolidare la percezione dell’industria delle criptovalute come uno spazio immaturo e altamente rischioso.

Spiega S&P. Eppure, Ftx è stato percepito come un attore solido e in grado di consolidare le società di asset digitali in difficoltà finanziarie a causa della recessione negli ultimi mesi. Ad esempio, la piattaforma aveva accettato di acquistare le attività della fallita Voyager. Ma l’architettura di tutto il sistema messo in piedi da Bankman Fried era, evidentemente, molto fragile.

Il rapido deterioramento di uno dei più grandi scambi di criptovalute probabilmente acuirà la determinazione dei politici ad affrontare la protezione degli investitori, la condotta del mercato e la stabilità finanziaria.

Osserva S&P. Per fortuna, i rischi di contagio per la finanza tradizionale appaiono per ora contenuti perché, come ha spiegato Enria, il mercato delle criptovalute non è ancora abbastanza grande da generare un problema di stabilità finanziaria. Per ora.

Di sicuro, però, la vicenda è destinata a generare una crisi di fiducia degli investitori di questo mondo che coinvolge centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori in tutto il mondo. Anzi, tutto è cominciato con una crisi di fiducia quando il Ceo di Binance – di fronte all’emergere di indiscrezioni sui potenziali rischi di liquidità e solvibilità del sistema Ftx-Alameda (quest’ultima è la società di trading collegata) – ha annunciato con un tweet che avrebbe venduto le sue partecipazioni.

Non funziona, forse, così anche nel mondo della finanza tradizionale?

È stato proprio l’impatto della divulgazione di informazioni sensibili tramite i social media, laddove mancavano comunicazioni ufficiali, a provocare il tracollo di Ftx. A ogni modo, tutta la vicenda sembra destinata a sconvolgere più il mondo politico americano che i mercati finanziari.

Bankman Fried era il secondo finanziatore dei democratici dopo George Soros, e il venir meno delle sue donazioni potrebbe mettere in crisi il partito di Joe Biden oltre che gettare una luce sospetta sulle origini del denaro. Bankman era diventato anche uno dei più importanti rappresentanti delle criptovalute a Washington, sostenendo la legislazione sugli asset digitali e assumendo ex regolatori come consulenti, secondo la ricostruzione fatta dai giornali inglesi e americani. Un assist insperato per i repubblicani.