Finanza e Risparmio

Il crowdfunding piace a micro imprese e Startup

Scritto il

di Mariarosaria Marchesano

A fine Ottocento, la rivista The World, di proprietà di Joseph Pulitzer, lanciò una raccolta di fondi dal basso per finanziare il piedistallo e l’installazione della Statua della Libertà, dopo che il comitato preposto era riuscito a raccogliere solo 150mila dei 300 mila dollari necessari.

Ma sono numerosi gli esempi nella storia di “finanziamenti dalla folla”, traduzione letterale di crowdfunding, che nell’accezione moderna vuol dire soprattutto raccolta di capitali su internet.

In passato queste iniziative venivano utilizzate soprattutto per scopi sociali, di solidarietà o anche culturali e artistici, ma anche la finanza ha fatto la sua parte: si racconta, infatti, che all’origine della fortuna dei Rotschild ci sia stato questo sistema di raccolta di denaro. Oggi il crowdfunding è soprattutto equity crowdfunding, vale a dire finanziamento sotto forma di capitale di rischio che consente a società non quotate in Borsa di raccogliere risorse finanziarie dal pubblico a fronte di azioni.

Dopo alcuni anni in cui il fenomeno è cresciuto in maniera spontanea in Italia, proprio di recente si è rafforzata l’azione di vigilanza e controllo da parte di Banca d’Italia e Consob, tant’è che esiste un elenco ben preciso di portali autorizzati a svolgere questo tipo di attività, che coinvolge i piccoli risparmiatori oltre agli investitori professionali e per questo gode di una certa tutela.

Il Testo unico della finanza e il regolamento adottato dalla Consob hanno stabilito, tra l’altro, che le offerte di crowdfunding non possono superare la somma di 8 milioni di euro (prima 5), che vanno a buon fine se almeno il 5% viene sottoscritto da un investitore professionale e che deve essere riconosciuto il diritto di revoca a tutti gli investitori se ci sono cambiamenti significativi della situazione della start up o dell’attività economica oggetto dell’offerta. Insomma, il settore si presenta oggi abbastanza regolamentato rispetto a qualche anno fa (anche se la normativa è in continua evoluzione e restano ambiti di incertezza) e questo potrebbe spiegare la crescente fiducia: il tasso di successo delle campagne è vicino al 90%.

A fine novembre 2022, l’osservatorio del Politecnico di Milano, contava 49 portali autorizzati dalla Consob (cinque in meno rispetto al 2021, proprio per effetto della scrematura normativa), con gli operatori italiani Mamacrowd e CrowdFundMe quasi sempre ai primi posti per capitali raccolti. E al 30 giugno 2022 risultano censite 1.055 campagne sui portali autorizzati, di cui ben 99 avviate nei primi 6 mesi del 2022, con una raccolta complessiva pari a 430 milioni di euro. Il lieve rallentamento della raccolta lo scorso anno (141,5 milioni) rispetto all’anno precedente (149,3 milioni) non incide più di tanto sul trend di crescita costante dal 2012.

Le iniziative sono le più disparate, si va da start up innovative come Race Lab che produce biciclette altamente performanti per le gare (oltre 254mila euro raccolti da 37 investitori) a Tomatopiù, che sfrutta le nuove tecnologie per le coltivazioni biologiche (592mila euro da 514 investitori) a Pattari2, un progetto immobiliare milanese a ridosso di piazza Duomo (4 milioni raccolti, un vero record).

Ed è proprio il real estate una novità importante in tema di crowdfunding, con una raccolta di capitali che ormai rappresenta più di un terzo del totale e un importo medio dei finanziamenti decisamente più elevato della media (molto gettonati sono lo sviluppo immobiliare e il recupero di ville antiche).

Un’altra tendenza significativa è lo sviluppo incessante del lending crowdfunding, che prevede prestiti da parte dei sottoscrittori che vengono rimborsati alla scadenza senza ricevere in cambio quote azionarie. Anzi, a guardare l’andamento degli ultimi tre anni si vede che al crescere del lending crowdfunding ha corrisposto una decrescita dell’equity crowdfunding.

Le tipologie di imprese che ricorrono ai prestiti attraverso il crowdfunding sono molto variegate e i portali censiti servono segmenti diversi del mercato: alcuni si rivolgono prevalentemente a micro-imprese, se non addirittura a società di persone, le quali spesso non riescono ad accedere al credito bancario senza adeguate garanzie; altri hanno come target aziende più grandi e più strutturate, che però le piattaforme riescono a servire solo attraverso capitali da investitori istituzionali, con eventuale co-finanziamento da parte della folla di Internet.

Ci sono però alcuni elementi comuni a tutte le imprese finanziate: da una parte il desiderio di sperimentare e conoscere nuove opportunità per finanziarsi, dall’altra l’apprezzamento verso la velocità di risposta dei portali. Come evidenziato dall’osservatorio del Polimi, sarebbe auspicabile una maggiore trasparenza sui ritardi e sui crediti incagliati. E che la nuova regolamentazione possa contribuire anche per le piattaforme lending ad alzare la qualità dell’informativa, soprattutto su eventuali conflitti di interesse.