Finanza e Risparmio

Il rebus del voto plurimo

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di Mariarosaria Marchesano 

Mentre il Ddl capitali è ancora fermo in Parlamento, un’altra azienda italiana (dopo precedenti eccellenti come Campari ed Exor) sposta la sede legale in Olanda: la Brembo, uno dei gioielli manifatturieri italiani (ricerca, progettazione, produzione e vendita di sistemi frenanti). La ragione è sempre la stessa, il voto plurimo, vale a dire la possibilità per la famiglia Bombassei, fondatore e maggiore azionista, di contare di più nelle decisioni strategiche che riguardano la vita della società.

Il voto plurimo non esiste in Italia ma dovrebbe essere introdotto dal Ddl Capitali approvato dal governo Meloni con l’obiettivo di attuare una mini riforma della Borsa e che adesso si trova all’esame delle Camere.

Discussione che rischia di essere condizionata dall’intervento del presidente della Consob, Paolo Savona, il quale ha sollevato alcune possibili criticità per quanto riguarda lo svolgimento delle assemblee.

ùQuesta pratica, in effetti, non fa altro che amplificare i diritti di voto già in mano a chi detiene il maggior pacchetto di azioni. Nel caso di Brembo, con lo spostamento della sede in Olanda, la famiglia Bombassei arriverà a detenere il 77 per cento dei diritti di voto, livello sufficiente per approvare in assemblea una eventuale trasformazione o fusione societaria (tant’è che si è vociferato di una possibile aggregazione con il gruppo Pirelli finalizzata a dar vita a uno dei principali fornitori europei di componentistica auto).

Quello che andrebbe meglio valutato secondo il presidente della Consob è l’impatto sui diritti dei soci di minoranza, che di fatto risulterebbero esclusi da decisioni che possono cambiare radicalmente la vita di una società.

Di segno opposto il messaggio arrivato da Assonime (l’associazione delle società per azioni italiane), la quale ha addirittura proposto correttivi al testo di legge per amplificare l’effetto del voto plurimo. E questo per consentire di realizzare più facilmente operazioni di merger&acquisition indispensabili per la crescita e la creazione di valore a lungo termine.

Insomma, da un lato c’è l’esigenza di aumentare l’attrattività mercato dei capitali agevolando i “padroni” delle aziende, dall’altro quella di salvaguardare l’equilibrio tra diverse categorie di azionisti. Depotenziando quelli di minoranza, per alcuni di questi (per esempio, i fondi attivisti) verrebbe meno la ragione stessa di investire in un’azienda se poi non si può influire sulle decisioni che la riguardano. È un equilibrio sottile da trovare e la sensazione è che la discussione in Parlamento sia solo all’inizio. Ecco perché Brembo ha scelto la strada dell’Olanda. Una fretta che farebbe pensare a un grosso progetto che bolle in pentola da attuare in tempi brevi.