Finanza e Risparmio

In arrivo una valanga di titoli di Stato

Scritto il

di Massimiliano Volpe

Anche il 2024 potrebbe essere un anno molto interessante per gli investitori in titoli di Stato italiani, dopo i collocamenti record dei BTp Valore e BTp Italia nei mesi scorsi. A riportare l’interesse per le obbligazioni di Stato tra gli italiani ha contribuito la recente impennata dei rendimenti: basti pensare che l’asta di dicembre dei BoT a dodici mesi ha registrato un rendimento lordo del 3,528% mentre a novembre l’asta dei BTp a dieci anni si è chiusa con rendimenti lordi al 4,2 per cento.

Al momento il ministero dell’Economia non ha ancora fornito il calendario dettagliato delle aste per i prossimi mesi, ma le aspettative sono tante visto che secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di bilancio le emissioni lorde di titoli di Stato italiani saranno pari a 520 miliardi di euro, vicini al record del 2020, l’anno della pandemia, quando furono emessi bond per 528 miliardi. Al netto degli acquisti già previsti dalla Bce per 40 miliardi, le emissioni nette saranno pari a 480 miliardi di euro.

Titoli raddoppiati nei portafogli degli italiani

Dopo anni di tassi e rendimenti e prossimi allo zero, gli italiani sono ritornati ad apprezzare i titoli di Stato a scapito dei prodotti del risparmio gestito, tanto che il loro peso nei portafogli è raddoppiato rispetto all’inizio del 2022 raggiungendo un ammontare pari a 282 miliardi di euro. Un raddoppio in volume, un aumento del 7,9% al 12% nella platea dei detentori, in controtendenza rispetto alle altre categorie di detentori di titoli pubblici. Alla vigilia della pandemia gli operatori esteri detenevano il 32% del nostro debito pubblico e ora sono scesi al 27%. Anche le istituzioni finanziarie italiane hanno limato un po’ la loro presenza.

A cosa è dovuto il ritorno di fiamma degli italiani verso le obbligazioni? Secondo l’ultima “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani” del Centro studi Luigi Einaudi e Intesa Sanpaolo (si veda il servizio alle pagine 18-21), il fascino dello strumento è dovuto alla facile comprensione, alle cedole più pesanti e a nessun costo di gestione, visto che le obbligazioni, di Stato o no, si sottoscrivono per lo più in regime di risparmio amministrato, che prevede commissioni sempre inferiori a quelle che si applicano al risparmio gestito.

Attenzione alla diversificazione

I rendimenti allettanti offerti da BoT e BTp non devono fare dimenticare le regole di base dell’investimento, come la diversificazione. Gli analisti di Moneyfarm richiamano l’attenzione sull’importanza di inserire questi titoli all’interno di una strategia ben diversificata, funzionale non solo a ricercare rendimenti, ma anche a gestire la volatilità complessiva. Per un investitore che vive, lavora o percepisce un reddito da pensione in Italia e magari ha una casa di proprietà in Italia, investire esclusivamente in BoT o BTp porterebbe a una fortissima concentrazione del rischio. Pertanto se si vuole investire con obiettivi di lungo termine, la diversificazione (sia per asset class, sia geografica) resta la via maestra.

Ma su quali titoli di Stato è opportuno puntare? Gli analisti sono concordi nel ritenere che potrebbe essere conveniente diversificare e quindi fare un mix tra titoli italiani, tedeschi, austriaci e francesi, mentre è necessaria più attenzione a quelli statunitensi dato che in questo caso c’è il rapporto di cambio che ha un’incidenza non trascurabile. E in termini di scadenze? Anche qui il consiglio è quello di diversificare e quindi mettere in portafoglio titoli biennali perché seguono l’andamento dei tassi d’interesse, a cinque anni in quanto si collocano a metà tra biennali e decennali, e poi prendere il classico titolo decennale.