Finanza e Risparmio

La Borsa chiama le Pmi: voto multiplo e iter snello per l’Ipo

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di Mariarosaria Marchesano

Sta per arrivare nelle aule parlamentari il disegno di legge sulla riforma della Borsa del governo Meloni. Ventidue articoli e una serie di disposizioni che riguardano la convocazione delle assemblee, il voto plurimo per certe categorie di azioni, agevolazioni per gli investimenti delle casse di previdenza, norme per facilitare le operazioni finanziarie delle imprese e così via. Tutto finalizzato a semplificare l’iter di quotazione e la permanenza a Piazza Affari.

«Contiamo sul fatto che il pacchetto non subisca stravolgimenti a Montecitorio perché sarebbe importante che diventi operativo al più presto. È stato un lavoro lungo e complesso che ha un’impronta bipartisan», dice al Settimanale Giovanni Natali, presidente di Assonext, l’associazione che raggruppa le quasi 200 aziende quotate su Egm, il listino delle Pmi alla cui snellezza e flessibilità il gruppo di lavoro che ha elaborato la riforma si è ispirato per ridare attrattività a tutta la Borsa. Un ruolo importante di trait d’union è stato svolto dal sottosegretario al Mef, Federico Freni, il quale, nominato dal governo di Mario Draghi, è stato poi confermato nello stesso ruolo dall’esecutivo Meloni e ha lavorato a braccetto con Giancarlo Giorgetti.

«Sappiamo tutti che questo disegno di legge ricalca l’impostazione del libro verde della finanza voluto da Draghi – aggiunge Natali – ma è rilevante che quel lavoro non sia andato sprecato e che, anzi, abbia segnato l’inizio di un percorso che si è sviluppato con il sostegno di diverse forze politiche».

Tra le novità, il disegno di legge raddoppia il tetto della capitalizzazione massima attualmente previsto per una Pmi, spostando la soglia da 500 milioni di euro a un miliardo. Ma le modifiche avranno un impatto a vari livelli. «Quello che cambia nella sostanza sul listino principale è l’interlocuzione tra le imprese e la Consob sulla redazione del prospetto informativo che sul nostro listino è già semplificata. In pratica, diventerà molto più snella e razionale la procedura per ottenere il nulla osta per lo sbarco in Borsa. Per quanto riguarda l’Egm, invece, una novità importante sarà rappresentata dalla possibilità che avranno d’ora in poi anche le aziende di poter redigere i bilanci secondo la normativa Ias, che è quella richiesta dagli investitori internazionali» continua il presidente di Assonext.

Ma è la possibilità del voto plurimo uno dei punti di svolta, secondo Natali: «È una norma pensata per frenare la fuga da Piazza Affari delle grandi aziende, ma ne beneficeranno anche le piccole e le medie perché diventa uno stimolo per l’imprenditore a quotarsi. Con il voto plurimo, il capo azienda ha la certezza di non perdere il controllo quando decide di aprire il capitale a terzi andando in Borsa perché le sue azioni valgono dieci volte di più di quelle di altri soci. In più, con la riforma sarà più facile realizzare gli aumenti di capitale successivi perché l’esclusione del diritto di opzione è stato portato dal 10 al 20 per cento».

A ben guardare, il listino Egm è stato un modello per rendere più snello il sistema della Borsa italiana, che acquisito tre anni fa dal gruppo europeo Euronext è stata poi travolta dal fenomeno del delisting con la perdita di una cinquantina di miliardi di capitalizzazione. Ma siccome l’approccio di Euronext è di non interferire con le regole che i vari Paesi in cui è presente danno al mercato dei capitali, Palazzo Chigi ha avuto gioco facile nel rivedere le regole del gioco. «Ora, però, tocca agli imprenditori farsi avanti – conclude Natali – Con l’aumento dei tassi d’interesse la quotazione in Borsa diventa il modo meno costoso ottenere dei capitali e con le nuove regole sarà molto più semplice mantenere il controllo dell’attività. Che cosa aspettano?».