Finanza e Risparmio

La voglia di delisting contagia la Borsa delle piccole imprese

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di Mariarosaria Marchesano

La febbre da delisting colpisce anche l’Egm, il segmento delle piccole imprese di Piazza Affari, che nel complesso ha visto ridurre la sua capitalizzazione di una quarantina di miliardi nel 2022 a causa dell’addio di molte “big”. Nei giorni scorsi ben tre società quotate su Egm hanno annunciato di essere sotto Opa (offerta pubblica di acquisto) con l’obiettivo di delistarsi.

L’ultima, in ordine di tempo, è Labomar, società di nutraceutica vincitrice anche di premi per la produzione di integratori, entrata nel mirino della società d’investimenti Lbm Next, che lunedì 22 ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto volontaria al prezzo di 10 euro per azione, quindi con un premio del 14% rispetto alla chiusura della seduta precedente.

E solo due giorni prima Digital 360, società nata come spin-off del Politecnico di Milano, considerata uno dei gioielli dell’Egm, ha comunicato di aver raggiunto un accordo con il fondo d’investimenti Three Hills Capital Partners in base al quale quest’ultimo acquisirà la quota di minoranza mentre i soci storici (Andrea Rangone, Mariano Corso, Alessandro Perego, Gabriele Faggioli e Raffaello Balocco, tutti prof del Polimi) manterranno il controllo. Digital 360, specializzata nell’offerta B2B di contenuti editoriali, servizi di comunicazione e marketing, anche per la trasformazione digitale, si è quotata nel 2017 con una capitalizzazione di 17,7 milioni che in soli sei anni è salita a 110 milioni (nel frattempo, ha portato a termine 30 acquisizioni).

Anche la Reevo, cloud provider italiano che offre servizi di cyber security è stata di recente oggetto di un’Opa totalitaria da parte del fondo internazionale White Bridge Investment III (attraverso il veicolo Nebula Aurea Bidco), che ha offerto agli azionisti addirittura un premio del 21 per cento. È chiaro che in tutti e tre i casi si tratta di operazioni di acquisto concordate precedentemente con i soci (si vede anche dal fatto che sono ben pagate), ma è proprio questo che colpisce. Cosa sta succedendo alle società dell’Egm?

Nel caso della Reevo è proprio l’aspirante acquirente a fornire una spiegazione. Nebula, infatti, dice in una nota che «il delisting e i vantaggi da esso derivanti in termini di semplificazione, di minori oneri e maggiore flessibilità gestionale e organizzativa, consentirebbero a Reevo di esprimere appieno il proprio valore intrinseco ad oggi non completamente espresso sul mercato di quotazione». Nebula intende, inoltre, «contribuire in maniera determinante, attraverso le proprie competenze e i propri capitali, all’accelerazione del business di Reevo supportando il top management nel processo di crescita».

Non è escluso che anche le altre due società abbiano motivazioni simili. Insomma, è come se per un certo tipo di azienda, innovativa e con potenzialità di crescita accelerate (un quarto caso c’è stato all’inizio di quest’anno con l’Opa sulla Sababa security, dove, però, il fondo arabo acquirente è stato costretto ad aumentare il prezzo perché i piccoli azionisti non erano soddisfatti), la Borsa abbia esaurito la sua funzione.

L’Egm è considerato il listino più attraente di Piazza Affari, con 196 società quotate (193 se i tre delisting vanno in porto): dalla sua nascita (2009) ha visto 270 quotazioni, 50 delisting e 24 translisting (migrazioni verso il listino principale oppure lo star). Ma forse è il momento di avviare una riflessione sulla sua reale capacità di supportare lo sviluppo nella fase successiva alla quotazione.