Finanza e Risparmio

Mercati: ripartiranno grazie a obbligazioni e settori tradizionali

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di Mariarosaria Marchesano

I mercati attendono al varco il governo della futura premier Giorgia Meloni ma, a giudicare da come hanno bocciato quello appena insediato di Liz Truss in Gran Bretagna per una manovra fiscale ritenuta troppo espansiva, c’è da stare in guardia. Ovviamente non esiste un problema di colore o identità politica. Se un Paese aumenta il suo debito pubblico ma non è abbastanza convincente nel disegnare la traiettoria della sua sostenibilità, diventa meno affidabile per i grandi investitori sempre più sensibili al tema della responsabilità fiscale.

Soprattutto se all’orizzonte c’è la prospettiva di un rallentamento globale dell’economia per l’effetto combinato di crisi energetica-inflazione e guerra in Ucraina.

«Sul piano politico – sintetizza Gill Guibout, capo europeo dell’Equity Strategies di Axa Im, in uno studio – in Europa due Paesi hanno contribuito all’incertezza, data la minore – effettiva o presunta – disciplina finanziaria. Da una parte l’Italia, con la coalizione di destra alle elezioni e dall’altra il Regno Unito, con l’annuncio di un mini-budget da parte del nuovo governo di Liz Truss, che ha scatenato la reazione avversa dei mercati e indebolito la sterlina».

Ma c’è dell’altro ad agitare le acque delle Borse. Secondo Guibout, nelle prossime settimane gli investitori dovrebbero puntare l’attenzione sui primi risultati trimestrali societari per misurare l’impatto dell’inflazione, da inizio anno, sui costi e sulla crescita del business. «Se migliori delle attese, le trimestrali potrebbero aiutare i mercati a contenere i ribassi. Ma a pesare sono soprattutto i timori di una recessione economica che non si sa quanto sarà lunga e profonda». E sulla recessione pesa l’inflazione. Per Clément Inbona, gestore di la Financière de l’Echiquier:

l’inflazione è come una chewing-gum incollata sotto la scarpa.

E potrebbe costringere la Federal Reserve a inasprire nuovamente la politica monetaria. E come per staccare le chewing-gum, il metodo che sembra più efficace per combattere la corsa dei prezzi «è un improvviso raffreddamento dell’economia globale», osserva Inbona. Il raffreddamento si ottiene attraverso un aumento dei tassi d’interesse a cui anche la Bce si è allineata.

Del resto, tra tutte le regioni, è l’Europa quella che sta rischiando di più: l’aumento del costo della vita e la carenza di energia costringono i consumatori a tirare la cinghia, le banche a rallentare i prestiti e le aziende a rinviare ogni progetto di spesa in conto capitale. «Tutto ciò è di pessimo auspicio per gli utili societari nei prossimi mesi», è il commento del barometro di ottobre di Pictet Asset management, secondo cui è possibile che «il mercato azionario subisca ulteriori flessioni». Insomma, bisogna mettersi l’anima in pace.

La correzione dei mercati non è finita, anche se, prevede Pictet, alcune aree del mercato obbligazionario cominciano ad apparire interessanti, in quanto i rendimenti stanno salendo «sempre più in contrasto con i fondamentali economici».

Negli Stati Uniti, per esempio, le attese di inflazione sono ormai al ribasso, come emerge anche dall’ultimo sondaggio mensile della Fed e, dunque, i Treasury potrebbero rappresentare la sorpresa di quest’autunno in termini di rendimento in rapporto al rischio, ma sotto quest’aspetto c’è chi ritiene anche i BTp una scelta interessante.

C’è, infine, un effetto non del tutto esplorato del restringimento delle politiche monetarie ed è il ritorno di interesse sui titoli cosiddetti “value” rispetto ai “growth”. In tempi di rialzi di tassi, i settori tradizionali diventano più appetibili rispetto ai tecnologici. Lo spiega bene un report di Bank of America, che prevede per i prossimi anni un’inflazione media in Occidente del 5% e di riflesso consiglia ai propri investitori di aumentare nei propri portafogli la quota delle obbligazioni rispetto alle azioni, mentre sull’azionario dice che saranno da privilegiare i settori più tradizionali, energia e alimentari in testa.