Finanza e Risparmio

Sababa: la cybersecurity scalda la Borsa

Scritto il

di Mariarosaria Marchesano

Sababa Security, fondata nel 2019 da Alessio Aceti, un nerd oggi trentottenne originario di Cassinone in provincia di Bergamo, era una delle tante piccole società hi tech che in Italia si occupano di cybersicurezza, settore in rapido sviluppo come dimostrano gli attacchi informatici di questi giorni alla rete Tim. In pochi anni si è trasformata in una delle realtà più promettenti dell’Egm, il listino delle piccole aziende di Piazza Affari dove si è quotata a fine 2021. Dal 26 gennaio Sababa è sotto Opa: un’offerta pubblica di acquisto è stata lanciata sul 100 per cento delle azioni da un’altra società dello stesso settore, la veronese HWG Group Hold, fondata da Enrico Orlandi ma che fa capo al colosso del private equity del Bahrein InvestCorp.

L’aspirante acquirente di Sababa sembra avere, dunque, spalle larghe, ma il prezzo offerto di 3,9 euro per azione, che comprende un premio di circa il 15% sul valore di chiusura di mercato del 26 gennaio e del 34 per cento rispetto alla media di mercato degli ultimi sei mesi, non è adeguato secondo il parere della banca d’affari Intermonte. «Il prezzo è troppo basso» ha detto in sintesi Intermonte in un report riservato ma trapelato sulla stampa. Gli analisti mettono in evidenza che l’offerta di InvestCorp non rispecchia, anzi è a sconto rispetto alle valutazioni medie attese dagli attori italiani specializzati nella cybersicurezza per quest’anno e il prossimo. E questo nonostante che le aspettative di crescita su Sababa siano anche superiori rispetto a quelle dei suoi competitor.

Il prezzo giusto, secondo Intermonte, dovrebbe essere pari a 5,4 euro per azione, un euro e mezzo superiore a quello messo sul piatto dal gruppo arabo. Che l’analisi sia giusta o meno rappresenta un po’ una doccia fredda per Investcorp, che contava di chiudere in modo rapido e senza intoppi l’operazione che dovrebbe portare al delisting di Sababa dall’Egm, dopo appena un anno e mezzo di quotazione. C’è da dire che a complicare la vicenda è il fatto che Enrico Orlandi agisce – come dichiarato nel comunicato del 26 gennaio – di concerto con alcuni altri soggetti coinvolti con l’offerente tra cui lo stesso Aceti. Insomma, l’architettura finanziaria di tutta l’Opa sarebbe saldamente in mano a imprenditori-soci di Sababa e di Investcorp. Ma è anche vero che Sababa è quotata sull’Egm con il 30% di flottante, rappresentato da piccoli risparmiatori che devono decidere se aderire o meno all’offerta che, secondo il regolamento, va in porto solo se raggiunge almeno il 90% delle adesioni.

Si vedrà. Intanto, come mai tanto interesse? L’azienda fondata da Aceti si è messa in luce in questi anni per essere cresciuta a un ritmo più veloce del previsto e aver superato gli obiettivi annunciati in sede di quotazione: dovrebbe chiudere il 2022 con un fatturato superiore a 5,3 milioni totalizzati nel 2021, che è già più di tre volte quello realizzato nel 2020. Il motivo di questo sviluppo così rapido è la grande crescita che sta avendo il settore della sicurezza informatica a causa del moltiplicarsi degli attacchi e nella prospettiva dei massicci investimenti che il Pnrr ha previsto, pari a circa 650 milioni di euro. Inoltre, l’azienda di cybersicurezza si è specializzata in particolari comparti come quello industriale e della mobilità. Ciliegina sulla torta, lo scorso novembre ha realizzato un’acquisizione strategica come la Digipoint, azienda genovese che fornisce a livello nazionale e internazionale servizi di consulenza informatica che vanno dalla sviluppo dei software all’assistenza tecnica fino a quello che viene definito “disaster recovery”, vale a dire l’intervento che viene adottato da un’organizzazione per ripristinare l’accesso e la funzionalità della propria infrastruttura di information technology in seguito a eventi disastrosi naturali o causati dall’uomo, come, appunto, attacchi informatici.

Ed è proprio questa acquisizione, che non ha ancora avuto modo di dispiegare i suoi effetti positivi sul business in termini di sinergie, una delle ragioni per cui secondo Intermonte la Sababa vale di più di quanto offerto da InvestCorp. Toccherà al mercato essere ago della bilancia. .

«Subito cyber-esperti nei cda delle imprese statali»

Cosa fare per migliorare sicurezza informatica in Italia, dove proprio in questi giorni si è avuta notizia di nuovi attacchi da parte di hacker che hanno coinvolto anche la rete Tim (si veda l’altro articolo a pagina 19)? I recenti dati diffusi dalla polizia postale e delle comunicazioni dicono che nel 2022 c’è stato un incremento di ben il 138% di questo tipo di incidenti ai danni di infrastrutture critiche nazionali, sistemi finanziari e aziende che operano in settori strategici, come difesa e tlc. Si è, infatti, passati da 5.400 nel 2021 a quasi 13mila lo scorso anno.

Il fenomeno riguarda tutto il mondo e negli Stati Uniti la Sec, l’autorità di controllo dei mercati, simile alla nostra Consob, è corsa ai ripari imponendo l’obbligo alle società quotate di condividere le informazioni sugli incidenti informatici di un certo rilievo in cui rimangono coinvolte e anche di trasmettere le competenze in materia di cybersicurezza dei membri del consiglio di amministrazione.

Quest’azione, come ha messo in evidenza in un intervento sulla stampa l’avvocato Stefano Mele (studio Origoni&partners), dovrebbe far riflettere anche l’Italia sulla necessità di non considerare più la sicurezza informatica come una materia tecnica, ma come una questione legata alla crescita e alla stabilità economica del Paese.

Quello che, in sostanza suggerisce Mele, è di includere nei cda delle società quotate italiane partecipate o controllate dallo Stato esperti di cybersecurity. Chissà se il governo Meloni accetterà il suggerimento ora che dovrà rinnovare i consigli di una settantina di società, tra cui Eni, Ferrovie dello Stato, Leonardo, Poste Italiane fino a Enel, Consip, Ita e Zecca dello Stato, solo per citarne alcune. Sarebbe un segnale di grande attenzione alla protezione dei dati, sempre che si concili con la logica che guida spartizione di incarichi e poltrone.