Finanza e Risparmio

Transizione digitale in banca: Intesa Sanpaolo sposa il cloud

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di Mariarosaria Marchesano

Quando Intesa Sanpaolo ha scoperto Thought Machine, società tecnologica di “core banking” con sede nel Regno Unito e uffici regionali a New York, Singapore e Sydney, non l’ha più lasciata perché ha capito subito che sarebbe stata il partner ideale per dar vita a una nuova banca tutta digitale.

Non una semplice versione digitale di funzioni e servizi, ma una banca nella banca, con un presidente, Mario Boselli, e un amministratore delegato, Antonio Valitutti, e tanto di sportelli virtuali che funzionano esattamente come le filiali sui territori, solo che rispondono da remoto (e sette giorni su sette).

Con un investimento di 40 milioni di sterline, Intesa è entrata direttamente nel capitale della società inglese, partecipando così al suo percorso di crescita, e poco dopo è nata Isybank, con sede nella Scheggia di vetro di Melchiorre Gioia, grattacielo green di Milano Porta Nuova, che ospita anche altre divisioni del gruppo bancario.

Tutto è avvenuto nel giro di un anno, come ha spiegato il consigliere delegato Carlo Messina durante la presentazione, rivendicando così un piccolo record per l’Italia in un campo, come quello del digitale, su cui si sta misurando anche il Pnrr con tempi decisamente più lunghi.

Partendo dal presupposto che su 12,3 milioni di clienti, 8,3 milioni usano l’app per il mobile (mezzo miliardo di login mediamente ogni anno, 186 milioni di operazioni transnazionali e vendite online pari a quasi il 40 per cento della Divisione Banca dei territori) e approfittando dell’accelerazione digitale avvenuta con la pandemia nelle abitudini degli italiani, il gruppo Intesa ha pensato che era arrivato il momento di affrontare la grande sfida fintech a tutto tondo.

Isybank funziona esattamente come una banca tradizionale, in cui si può chiedere un mutuo o un prestito, pagare un F24 e usufruire di tutti i servizi legati al credito, per esempio l’acquisto di prodotti di risparmio: solo che tutto avviene attraverso un’app che, realizzata con una tecnologia all’avanguardia, consente di aprire un conto corrente in due o tre minuti di orologio.

«È la banca dei prossimi dieci anni» ha detto Messina, il quale ha voluto sottolineare il processo di sintesi che è stato realizzato tra l’aspetto umano e l’intelligenza artificiale (“human touch”). Isybank si rivolge ai 4 milioni di clienti di Intesa Sanpaolo che già non usano le filiali in quanto prediligono prevalentemente lo smartphone anche per i servizi bancari, e quindi hanno un chiaro orientamento al mobile banking.

Dall’app il cliente gestisce il conto e le carte e per ogni necessità ha a disposizione l’opzione “Parla con noi” che gli consente di entrare in comunicazione diretta con un gestore della filiale digitale del gruppo. Nell’arco del piano industriale di Intesa Sanpaolo per il periodo 2022-25 sono previsti 5 miliardi di investimenti nello sviluppo tecnologico, di cui 650 milioni dedicati a Isybank, che prevede circa 2mila nuove assunzioni oltre alla riconversione professionale di 2mila dipendenti. Questo non vuol dire che l’altra parte della banca, quella tradizionale, resterà indietro perché la trasformazione digitale raggiunta con l’operatività di Isibank sarà estesa a tutte le aree di Intesa Sanpaolo attraverso nuovi investimenti che serviranno a digitalizzare i servizi alla clientela.

Insomma, è un salto in avanti che il gruppo compie anche nella convinzione che oggi le banche italiane – ma anche di altri Paesi – non hanno reali possibilità di crescita in Europa per problemi regolatori, in altre parole servirebbe l’unione bancaria che non c’è.

Secondo Messina, se in futuro un istituto vuole continuare a salire come dimensione non lo farà «attraverso acquisizioni fisiche ma attraverso la tecnologia che riesce a sviluppare». E la tecnologia sarà «dominante sul mercato anche per i valori di Borsa delle aziende che verranno premiate in base a quanta ne riusciranno ad avere».

In poche parole, campioni non si diventa comprando altre banche e questo passaggio del suo discorso non è di poco conto per un settore che è sempre al centro delle cronache per il “risiko”, ma che stenta a fare il salto nell’era fintech. Per questo, Isybank ha l’ambizione di rappresentare un modello («una palestra digitale») per tutto il mondo del credito italiano.