Inchieste

Alternative al gas russo: quanto ci costeranno davvero?

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di Tommaso Mattei

Noi non abbiamo una crisi del gas, noi abbiamo una crisi del prezzo del gas.

È chiaro Salvatore Carollo, Oil & Energy analyst e trader, che per anni ha ricoperto ruoli dirigenziali in Eni. «Fino a quando il gas russo continuerà ad arrivare non ci sarà una crisi del gas. L’esplosione del gasdotto North Stream è stato l’unico problema nell’afflusso di gas ma ha riguardato solo la Germania. Escluso questo avvenimento non ci sono mai state interruzioni, specie per l’Italia».

Dottore, noi abbiamo comunque utilizzato meno gas.

Noi abbiamo volontariamente preso meno gas dalla Russia perché abbiamo aperto una collaborazione con l’Algeria, abbiamo preso più gas liquido e adottato tante altre azioni per svincolarci da Putin.

Che cosa vuol dire questo a livello economico?

Nessuno ci ha mai detto qual è stato il costo di questo gas aggiuntivo. Quanto ci è costato prendere queste alternative rispetto agli accordi che abbiamo con la Russia? Ecco, questa è una domanda alla quale non abbiamo avuto risposta.

Potremmo avere brutte sorprese?

Questo è veramente il punto, perché quello che sta danneggiando la nostra economia, le nostre imprese e le nostre famiglie è il prezzo e non la mancanza di gas. Io da tempo ho sollevato il problema del nostro legame con il TTF olandese.

Lei è stato uno dei primi, se non il primo, a lanciare la proposta di svincolarci dalla Borsa di Amsterdam. È sempre di questo avviso?

Assolutamente sì. Lì, ad Amsterdam, si fissa il prezzo del gas nel modo più speculativo possibile. Se uno osserva come è fatta questa Borsa si accorge che non c’è liquidità, non c’è trasparenza, non c’è informazione, non c’è consegna di gas fisico. Sembra un giocattolo creato per dare spazio alla speculazione.

Perché, allora, continuiamo ad affidarci al TTF?

Questa è una domanda che bisogna porsi. Evidentemente questo prezzo che viene determinato ad Amsterdam si è rilevato talmente alto da coprire tutte le inefficienze delle aziende di distribuzione.

Ovvero?

Noi abbiamo fatto una liberalizzazione del settore del gas a inizio del 2000, il famoso decreto Letta, per consentire a più operatori di sostituire parzialmente quello che all’epoca era il monopolio Eni-Snam con degli approvvigionamenti di gas in concorrenza, così da avere dei prezzi più bassi. A distanza di 20 anni non mi sembra che ci sia nessun operatore in questo settore che abbia approvvigionato il Paese con gas che costasse meno di quello che prendeva Eni.

Abbiamo perso tanto tempo…

Beh, ci vogliamo chiedere dopo 20 anni se questa liberalizzazione è ancora valida? Se è utile per i consumatori, per le imprese? Oppure domandiamoci se è diventata un sistema che grava pesantemente sui cittadini… Infatti, se osserviamo le altre nazioni scopriamo che la Francia ha ri-nazionalizzato il settore del gas  ritenendo che questa operazione avesse una valenza strategica per tutta la nazione. E la Germania ha fatto la stessa cosa.

Crede sia la strada giusta, quella di Francia e Germania?

Questi Paesi che hanno politiche serie, basate su programmi di lungo periodo, stanno intervenendo con scelte strategiche, mentre noi ci stiamo solo occupando di come attenuare l’effetto del caro bollette, diciamocelo, compensando i consumatori maggiormente colpiti.

Troppo poco?

Non ci stiamo assolutamente ponendo il problema di andare alle radici della questione.

Quali sono?

Il legame con il TTF. Perché ci siamo legati a questo parametro e perché non ce ne stacchiamo.

Però non è che nel resto d’Europa le cose vadano meglio…

Tutta la questione europea del tetto al prezzo del gas sta riscontrando scetticismo e soprattutto non ha prodotto nessun risultato. Vede, la Germania non acquista gas indicizzato al TTF, non ha mai modificato i contratti con Gazprom per trasferirsi ad Amsterdam. Al contrario è rimasta alle antiche formule che legano il prezzo del gas a quello del petrolio.

Cosa vuole dirci con questo?

Durante la crisi, quando abbiamo visto impazzire il prezzo del gas con il conseguente aumento spaventoso delle bollette, la Germania pagava un terzo di quello che pagavamo noi come costo dell’energia. Mi riferisco a imprese e famiglie. È chiaro che andare dai tedeschi per dirgli di mettere un tetto al prezzo del gas è un esercizio inutile.

Secondo lei, dottore, le proposte della commissione europea, tra cui il tetto “dinamico” al prezzo del gas, produrranno effetti positivi?

È un omaggio alla personalità di Draghi. L’ex premier non poteva uscire umiliato da questo vertice e per la stima che tutti hanno nei suoi confronti è stato creato questo marchingegno che è difficile da implementare.

Non funzionerà, quindi, per limitare i danni?

Per funzionare deve, innanzitutto, essere ancora formulato. La questione ora è stata rinviata a un comitato tecnico che tornerà poi in Commissione europea e solo dopo potrà essere formalizzato con l’accordo di tutte le parti, ma come detto sarà sufficiente che solo un Paese si opponga per annullare tutto.

Cosa probabile, avendo visto le prime reazioni…

Esattamente.