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F1: aspettando l’Australia i conti del circus volano

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Il carrozzone miliardario delle monoposto di F1 approda la settimana prossima in Australia, per il terzo appuntamento della stagione, all’Albert Park, il circuito cittadino di Melbourne, stato di Victoria. La pista è rientrata nel calendario del campionato mondiale nel 2022 dopo lo stop imposto dal Covid, con il tracciato modificato grazie a un intervento complessivo da 20 milioni di dollari e un contratto che scadrà nel 2025 (il GP di Australia è tra quelli che rientrano nella fascia 30-35 milioni di dollari del tariffario annuale praticato da Liberty Media, il colosso Usa proprietario del circus).

Il cannibale Max Verstappen, manco a dirlo, ci arriva da favorito, forte dei primi due successi del 2024 in Bahrain e in Arabia Saudita (entrambe le gare si sono disputate eccezionalmente di sabato per rispetto del Ramadan) davanti al compagno di squadra Sergio “Checo” Perez, che dopo i dubbi sulla riconferma nel finale della scorsa stagione sembra aver ripreso lo smalto dei tempi d’oro consegnando alle cronache dei primi due gran premi del Mondiale 24 l’ennesimo dominio della scuderia anglo-austriaca Red Bull (al netto delle tensioni interne provocate dall’affaire che ha coinvolto il team manager Christian Horner e delle conseguenti voci su un possibile trasferimento in Mercedes del tre volte campione del mondo olandese alla corte di Toto Wolff, che – lo ricordiamo – nel 2025 vedrà la leggenda di Lewis Hamilton saltare sul sedile della Ferrari).

Nonostante l’ultimo triennio di totale prevedibilità del risultato sportivo (Verstappen in una categoria solitaria, di fatto il pilota più vincente e meno inquadrato dalle telecamere nella storia recente del Motorsport, poi il resto del mondo) il gruppo fondato da John Malone che dal 2017 possiede il controllo del campionato di F1 ha presentato dei dati record ufficializzando un 2023 storico: l’anno scorso Liberty Media ha fatturato 3,2 miliardi di dollari, un incremento di quasi il 25% rispetto al 2022 che venne chiuso con ricavi per 2,6 miliardi. Il reddito operativo è in crescita continua: nel 2023 si è attestato a 392 milioni di dollari a +66% rispetto all’anno precedente. Complessivamente, nel bilancio 2023 di Liberty Media la parte del leone la fanno i diritti di trasmissione, subito dopo le fee versate dagli organizzatori per ospitare le gare e sul gradino basso del podio le sponsorizzazioni. Il Mondiale di Formula Uno rimane uno degli eventi sportivi più seguiti a livello planetario se si pensa che i telespettatori stimati nel corso dell’intera stagione passata ammontano a circa 470 milioni di teste. Un successo confermato anche dagli spettatori paganti che si assiepano sugli spalti dei circuiti: l’anno scorso i 22 gran premi classici e le 6 gare sprint hanno richiamato oltre 6 milioni di tifosi (erano stati 5,7 nel 2022) e la gara che ha frantumato il record di presenze domenicali è stata quella disputata a Las Vegas, dove i missili a quattro ruote della F1 mancavano da 40 anni: sul tracciato cittadino progettato attorno alla mitica “Strip” sono arrivati 315mila spettatori. Che hanno visto vincere, tanto per cambiare, Max e la sua RB23.

Un pubblico presente e “virtuale” che ovviamente ingolosisce canali televisivi e organizzatori dei gran premi, che nel 2024 sono infatti saliti a 24 più le 6 gare sprint, in una moltiplicazione quasi bulimica di date, appuntamenti ed eventi collaterali che fa lievitare di pari passo anche i costi. Le scuderie sono sottoposte al “budget cap” per la ricerca tecnologica e lo sviluppo delle monoposto, fissato in 155 milioni di dollari a stagione e da cui restano esclusi gli stipendi dei piloti, i costi della logistica (esplosi sia per l’aumento delle gare sia per la situazione geopolitica globale) e i tre stipendi annui dei dipendenti più pagati.

Medioriente e Stati Uniti sono il nuovo Eldorado della velocità, soprattutto per le capacità di spesa – specie dei primi – e per il volano all’economia che si genera con lo sbarco di motorhome, scuderie, top drivers e seguito televisivo. Soprattutto in America gli ultimi campionati vengono seguiti con maggiore interesse da un pubblico sempre più giovane e femminile, complici la “spettacolarizzazione” del pre e post gara e anche del successo di film e serie televisive trasmessi sulle piattaforme più seguite. Per dare un’idea, i circuiti di Qatar, Azerbaigian e Arabia Saudita (il Jeddah Corniche Circuit su cui si è gareggiato lo scorso sabato 2 marzo) pagano a Liberty Media 50 milioni di dollari all’anno; è la prima fascia di spesa per gli organizzatori dei gran premi nella quale sono inclusi anche due circuiti che non sempre vengono inseriti nel calendario mondiale: Shangai, che dopo il lockdown pandemico torna quest’anno il 21 aprile, e Sochi, sospeso per l’invasione russa dell’Ucraina.

Alla seconda fascia tariffaria prevista da Liberty Media, quella tra i 40 e i 45 milioni di dollari annui, appartengono le piste del Bahrain e degli Emirati Arabi, i due appuntamenti più longevi dell’intero circus tra quelli nei Paesi del Golfo, e lo storico Hungaroring di Budapest, che ha dovuto raddoppiare la cifra per prolungare il contratto.

In terza fascia (30-35 milioni di dollari) troviamo appunto Melbourne, che l’anno scorso ha registrato il record assoluto nella storia del circus per quanto riguarda le presenze nell’intero weekend di gara con 445mila spettatori, Singapore, Canada e Paesi Bassi (questi ultimi “pagano” l’epopea in corso dell’idolo nazionale Max Verstappen).

Nel 2023 Liberty Media ha restituito alle scuderie protagoniste del Mondiale un montepremi complessivo di circa un miliardo di dollari, inferiore solo a quello della Champions League calcistica che ammonta al doppio. Soldi che i top team investono quasi integralmente per pagare la logistica (trasporto, trasferimenti, assicurazioni), personale, IT, marketing e, soprattutto, gli stipendi dei piloti: Verstappen nel 2023 ha percepito dalla Red Bull 60 milioni di dollari tra salario e bonus vari, 55 i milioni che Mercedes versa nelle tasche del sette volte campione del mondo Lewis Hamilton, 30 quelli che Aston Martin riconosce al bi-campione Fernando Alonso (il più anziano pilota in attività con i suoi 42 anni), mentre la Ferrari paga 22 milioni a Charles Leclerc e 15 allo spagnolo Carlos Sainz.

Infine il capitolo sponsor: Formula One Group ha rinnovato fino al 2027 l’accordo con Pirelli come partner globale per gli pneumatici, ha stretto da quest’anno un accordo con American Express e ha esteso quello con MSC Crociere come partner globale; Puma è fornitore ufficiale dell’abbigliamento mentre partner ufficiali sono il canale tv Paramount+ e l’azienda tedesca di lubrificanti Liqui Moly.