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L’Italia contro gli attacchi Houthi: uno “scudo” per le navi nel Mar Rosso

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Di Mara Canozai

Nomen Numen dicevano gli antichi padri: la potenza (dei numi) è nel nome. L’Italia manda a combattere contro i pirati la nave chiamata Caio Duilio, ossia con il nome del console romano che nella prima guerra punica fu decisivo per sconfiggere le navi cartaginesi. E – sarà un caso? – Nomen Numen è proprio il motto dell’equipaggio del cacciatorpediniere della Marina Militare che si unirà ad altre tre navi “sorelle” di Francia, Germania e Grecia che, nel quadro della missione europea Aspides, scorteranno le navi mercantili attraverso il Golfo Persico, il Golfo di Oman, il Golfo di Aden e il Mar Rosso, oggi minacciate dagli attacchi dei ribelli Houthi attivi lungo la costa dello Yemen.

Operazione di natura difensiva

«Aspides agirà con compiti di natura difensiva, la missione non potrà cioè intraprendere azioni di tipo preventivo. Sono previste mansioni non esecutive»

ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani intervenendo a Montecitorio in occasione del voto bipartisan che ha dato via libera alla missione. E ha aggiunto:

«Aspides non è diretta contro nessuno, ma a difesa di un principio: la libertà e la sicurezza della navigazione. Solo facendo rispettare questo principio è possibile assicurare sicurezza e benessere alla regione»

La missione Aspides (più precisamente Eunavfor Aspides: è l’acronimo di European Union military operation in the Mediterranean) ha durata di un anno: dovrà proteggere il passaggio delle navi commerciali, con l’autorizzazione di aprire il fuoco contro attacchi in acque internazionali. Il quartier generale della missione sarà nella città greca di Larissa e il suo comandante sarà il commodoro Vasilios Griparis, mentre il comandante della forza operativa sarà il contrammiraglio italiano Stefano Costantino, con base proprio sul cacciatorpediniere della Marina Militare.

Il raccordo con le altre missioni

Nulla a che vedere quindi con la missione Prosperity Guardian, portata avanti da Stati Uniti e Regno Unito, che bombardano direttamente le postazioni degli Houthi in territorio yemenita; ma manterrà uno stretto coordinamento sia con la stessa iniziativa militare guidata da Washington, sia con la missione Atalanta, anch’essa dell’Unione Europea, guidata dalla Spagna dal 2008, che mira a combattere la pirateria nell’Oceano Indiano, al largo di Etiopia e Somalia. Che si tratti di uno scacchiere strategico lo dimostrano le altre missioni attive nell’area: l’European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz, operativa da gennaio 2020 tra Oceano Indiano e Golfo Persico; e la Combined Maritime Forces, partnership marittima tra 41 Paesi, atta al contrasto della pirateria nelle maggiori vie d’acqua internazionali.

Ora è arrivato il via libera ufficiale dell’Italia, ma la Caio Duilio incrocia nelle acque internazionali davanti allo Yemen già da un mese, per un avvicendamento con l’altra nave militare Federico Martinengo nel quadro dell’attività di pattugliamento difensivo tutta italiana avviata a fine dicembre. L’Italia è uno dei Paesi più danneggiati dalla crisi: da lì passa il 40% del nostro import-export marittimo per un totale di 154 miliardi di euro.

Caio Duilio già in azione

E durante questo periodo la nave italiana (un cacciatorpediniere lanciamissili Classe Orizzonte, lungo 150 metri e con 234 membri d’equipaggio) ha già avuto modo di prendere le misure con gli Houthi, il gruppo filo-iraniano che da novembre ha scatenato decine di attacchi con missili e droni contro le navi mercantili in transito come “vendetta” contro Israele per la sua campagna militare a Gaza. Proprio un suo cannone sabato 2 marzo ha abbattuto un drone dei ribelli sciiti diretto contro l’imbarcazione italiana, quando era a soli sei chilometri di distanza.

La missione si chiama Aspides, in greco “scudo”: vuole proprio essere uno scudo protettivo per il traffico marittimo, uno dei capisaldi della globalizzazione.  Che dagli attacchi dei ribelli ha riportato danni ingenti, con crolli a due cifre percentuali della navigazione: le principali compagnie mondiali hanno cambiato le proprie rotte per evitare di attraversare il Mar Rosso, dove in tempi normali transitano l’8% del commercio mondiale di cereali, il 12% del commercio di petrolio e l’8% del commercio mondiale di prodotti di gas naturale liquefatto. La piattaforma PortWatch dell’FMI certifica che il volume del transito attraverso il Canale di Suez, che collega il Mar Rosso al Mediterraneo, è diminuito del 37% tra il 1° e il 16 gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con il rischio di desertificazione del Mediterraneo se la situazione si protrarrà.

Le altre missioni internazionali

Aspides è stata varata ufficialmente il 19 febbraio dall’Unione europea, e si integra in una strategia geopolitica dell’area che comprende il conflitto a Gaza. Difatti, nella stessa giornata del via ad Aspides, il Parlamento ha varato la partecipazione italiana ad altre due missioni internazionali: la prima è Levante, azione diplomatica umanitaria verso la popolazione palestinese.

«Si sta anche esplorando la possibilità di avviare attività di ‘air drop’ – ha spiegato il ministro della Difesa, Guido Crosetto – per recapitare materiale umanitario nella Striscia di Gaza, nonché l’attivazione dell’iniziativa multinazionale Maritime Aid to Gaza volta a prevedere l’apertura di un corridoio marittimo per il trasporto di aiuti umanitari»

La terza missione, Euam Ukraine, è finalizzata a sostenere l’Ucraina «nel suo impegno per la riforma del settore della sicurezza civile e si inserisce nel quadro del percorso di adesione di Kiev all’Unione europea, che richiede l’adozione e l’attuazione delle opportune riforme, in particolare nei settori della democrazia, dei diritti umani, dell’economia di mercato e dell’attuazione dell’Acquis dell’Ue, con particolare riguardo al rafforzamento dello Stato di diritto, attraverso la riforma del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione».