Inchieste

Aziende di filiera: contro il caro energia, la salvezza è nelle Rinnovabili

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di Marta Panicucci

Percorrendo l’autostrada A11 in direzione costa toscana è impossibile non notare un gruppo di sculture in vetroresina, alte oltre quattro metri, che rappresentano la formica Milla e gli altri personaggi del mondo di Regina Cartacamomilla. Siamo di fronte allo stabilimento Soffass, in provincia di Lucca, dove l’azienda dell’universo Sofidel produce bobine in carta tissue e realizza prodotti finiti con il noto marchio Regina.

Le formiche accolgono gli automobilisti nella piccola frazione di Porcari, nel bel mezzo del distretto cartario e cartotecnico di Lucca, il più importante in Italia. Basti pensare che lo storico gruppo Sofidel, leader mondiale nel mercato della produzione di carta per uso igienico e domestico (il ‘tissue’), coordina proprio dal piccolo borgo toscano l’attività di 16 società in Europa e negli Stati Uniti, che producono più di 1,4 milioni di tonnellate di carta all’anno per un fatturato di oltre 2 miliardi.

I numeri dell’industria cartaria toscana

Carta Secondo Assocarta, nel 2021 l’industria della carta contava in Italia quasi 300 realtà produttive e 19.050 addetti, con una produzione di 9,6 milioni di tonnellate e ricavi per 8,2 miliardi di euro, di cui 4,1 all’export.

Secondo i dati del centro studi di Confindustria Toscana nord, il distretto cartario di Lucca-Pistoia conta oltre 240 aziende con oltre 7.500 occupati e 3,6 miliardi di fatturato di cui il 30% di export. A questo si aggiunge la meccanica per la carta, 88 imprese con oltre 2.600 occupati e un fatturato di circa 900 milioni.

Dal distretto toscano, che ospita colossi come Lucart, Sofidel, Essity, Royalcarta, DS Smith, Wepa e Smurfit Kappa, proviene il 40% della carta per imballaggi e l’80% della carta tissue prodotta in Italia.

Lo stato di salute del distretto può essere considerato la cartina di tornasole dell’intera industria italiana della carta, la più energivora del Paese: prima per consumi di gas e terza per consumi elettrici.

Caro bollette: industria cartaria a rischio debacle

Dopo i pesanti rincari registrati sui prezzi delle materie prime, tra cui cellulosa e fibre di carta, nel corso del 2022 si è abbattuto sul distretto anche un caro bollette ormai fuori controllo, che rischia di mandare in tilt un comparto produttivo indispensabile per settori come l’imballaggio, la cultura, l’igiene e l’economia del riciclo.

Tra le aziende la preoccupazione è fortissima – spiega Tiziano Pieretti, vicepresidente di Assocarta e coordinatore commissione energia di Confindustria Toscana – la bolletta energetica è cresciuta in maniera esponenziale.

Le aziende sono in una situazione in cui la continuazione dell’attività spesso non è data dal margine operativo, ma dall’intenzione di tenersi quote di mercato, molte lavorano in area negativa.

La situazione dei costi è veramente pesante, eravamo abituati a vedere sul mercato TTF di Amsterdam un prezzo energetico in estate pari a 10-20 euro e in inverno a 20-30 euro per megawattora, oggi siamo intorno ai 170-180 euro.

Per le aziende della carta l’incidenza dei costi dell’energia era pari al 30% oggi siamo su numeri fuori ogni logica. Servono interventi urgenti – sottolinea Pieretti – l’Europa deve necessariamente prendere in mano la situazione, qui rischiamo la debacle del sistema produttivo.

Tra i maggiori rischi anche quello del dumping ambientale, spiega Pieretti:

La preoccupazione più forte del distretto è che i rincari possano portare i prodotti su prezzi fuori dalla portata di chi deve acquistare.

Le aziende temono di perdere competitività a favore di quelle imprese che producono in Paesi in cui il costo dell’energia è molto basso perché si produce con carbone e petrolio: Medio Oriente, Turchia, Algeria dove i costi energetici sono anche 15 volte inferiori rispetto all’Europa. Gli Usa stanno lavorando a 10-15 euro per megawattora, penso che questa sia la dimostrazione del fallimento del mercato energetico europeo.

Per il momento, i dati macroeconomici sembrano reggere di fronte al caro bollette. Nel primo semestre 2022 la produzione industriale del distretto lucchese ha segnato +1,1% per la carta e +5% per la meccanica per la carta, sullo stesso periodo 2021, con l’export cresciuto rispettivamente del +66,2% e del +26,4%.

Non bisogna però farsi ingannare – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini:

se le aziende riescono in molti casi a far recepire aumenti dei prezzi delle proprie merci, ben difficilmente la loro entità è tale da compensare l’enorme incremento dei costi che hanno subito sia sul versante materie prime sia, soprattutto, a causa della bolletta energetica.

Imprese cartarie: perché puntare sulle Rinnovabili

Di fronte a questa situazione, le aziende del distretto toscano stanno puntando il più possibile sulle energie rinnovabili.

Il valore aggiunto del nostro territorio – spiega Simone Tesi, segretario Slc Cgil di Lucca – è il fatto che già da anni le grandi aziende stanno investendo in tecnologie e risparmio energetico grazie alle rinnovabili. Chi ha grandi superfici le sfrutta per esempio con il fotovoltaico, come hanno già fatto da tempo Wepa, Sofidel e Lucart.

Grazie alla corsa verso la sostenibilità e le rinnovabili iniziata ben prima della tempesta, aggiunge Tesi:

Al momento nel distretto non c’è un ricorso effettivo alla cassa integrazione.

In alcune realtà c’è una flessione delle vendite, le aziende si sono informate sulle condizioni di accessibilità agli ammortizzatori, ma per ora sono in programma piccoli rallentamenti o fermate programmate, per ammortizzare i costi e approfittare per fare pulizie e manutenzione.

Nel distretto, solo il gruppo trevigiano Pro-Gest (950 milioni di fatturato, 28 stabilimenti in sette regioni) ha chiesto la cassa integrazione preventiva per la sede lucchese della Tolentino Tissue. Già nel marzo scorso la Pro-Gest aveva annunciato la sospensione temporanea delle sei cartiere attive in Italia per l’aumento dei prezzi del gas: la carta, venduta a circa 680 euro a tonnellata, costava al gruppo circa 750 euro di soli costi energetici.

Sta meglio, quindi, chi può diversificare dal punto di vista geografico, ma soprattutto energetico riuscendo ad alleviare il macigno dei rincari.

Lo scenario attuale

A circa un anno dalla firma dell’accordo di partnership con Rwe Renewables, Sofidel ha prodotto 30mila tonnellate di carta, ovvero l’equivalente di quasi 150 milioni di Rotoloni Regina, grazie all’energia proveniente da un parco eolico in Sicilia.

Il mese scorso, Lucart, gruppo multinazionale con sede a Porcari, ha ottenuto un finanziamento di oltre 100 milioni per potenziare gli investimenti in economia circolare e maggior efficientamento delle risorse idriche ed energetiche. Inoltre il colosso della carta sta ultimando un impianto fotovoltaico composto da 7mila pannelli, installati sui tetti dello stabilimento di Diecimo, in provincia di Lucca, in grado di generare oltre 3 GWh l’anno di energia rinnovabile.

Giuseppe Di Benedetto, direttore dello stabilimento Essity di Altopascio (Lucca) spiega:

Già dal 2018, anno di inaugurazione del centro di eccellenza del Tovagliolo all’interno dello stabilimento produttivo Essity di Altopascio, è stato concepito un parco fotovoltaico sul tetto dell’edificio principale. Inoltre, c’è il nostro nuovissimo impianto Re-Energy che consente di convertire i fumi esausti della turbina in energia termica utile non solo ad alimentare la cartiera, ma anche a riscaldare l’intero edificio. Inizialmente pensato per essere alimentato a gas, in futuro potrà inoltre essere alimentato ad idrogeno, energia 100% pulita.

Dal principale distretto italiano della carta il messaggio arriva forte e chiaro: servono interventi per mitigare il caro-bollette e misure per semplificare ed accelerare gli investimenti in energie rinnovabili.