Inchieste

Codogno: “un pranzo gratis”

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di Mariarosaria Marchesano

Nessun pranzo è gratis e il conto di quello a base di incentivi per l’edilizia rischia di essere molto salato per le casse dello Stato. L’altra faccia della medaglia di una misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle è un buco nei conti pubblici paragonabile addirittura a quello denunciato a sorpresa dalla Grecia ad aprile del 2010, secondo Lorenzo Codogno, visiting professor alla London School of economics e già capo economista del Mef. Si tratta di una provocazione, ovviamente, poiché il governo Meloni dovrebbe aver scongiurato in tempo il pericolo, anche se a costo di mandare in tilt l’intero sistema edile.

Ma come si è arrivati a tutto questo? Codogno lo ricostruisce nell’ultima analisi della LC Macroadvisor, la sua newsletter molto seguita nel mondo degli investitori internazionali, in cui definisce il credito d’imposta al 110% dell’importo del lavoro (il superbonus, appunto) «un pranzo gratuito, in quanto le famiglie potevano fare lavori di ristrutturazione e ottenere uno sconto immediato sulla fattura del costruttore».

Il provvedimento è stato sostenuto dai pentastellati, è vero, ma anche la Lega ha le sue responsabilità avendo fatto parte del governo Conte 1 che lo ha varato. Inoltre, l’economista Luigi Marattin (deputato del Terzo Polo) ha ammesso nel suo blog di essere stato relatore di maggioranza del Decreto Rilancio, che durante il Conte 2 diede il via libera alla circolazione di tutti i crediti d’imposta perché, si è giustificato, era la condizione posta dai 5Stelle per approvare l’intero decreto, che conteneva decine e decine di miliardi di aiuti nel momento più buio del Covid.

Insomma, chi non ha delle responsabilità in questo gran pasticcio scagli la prima pietra. Ma tornando a come sono andate le cose, a un certo punto c’è stato un intenso dibattito tra il governo italiano e gli uffici statistici italiani ed europei sul trattamento dell’agevolazione che, comunque, ha consentito lavori di ristrutturazione nelle case, spesso legati al risparmio energetico. Il punto è che, chiarisce Codogno, secondo le regole del manuale Eurostat, se i crediti d’imposta sono facilmente trasferibili, differibili nel tempo e capaci di compensare molte imposte (praticamente l’identikit del superbonus), devono essere considerati «pagabili». Significa che sono simili a una spesa e, quindi, pienamente contabilizzati nelle cifre del disavanzo e del debito.

«È come se il Movimento 5 Stelle avesse introdotto furtivamente una moneta parallela, come del resto ha proposto in passato», osserva l’esperto. È discutibile se questo debba essere trattato come deficit o debito, in ogni caso il problema si è creato e il governo è stato costretto a intervenire per bloccare la trasferibilità dei crediti impedendo ai Comuni di acquistarli. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che la decisione è stata necessaria per bloccare gli effetti di «una politica scellerata» e che il superbonus è una misura talmente distorta da dover essere modificata per evitare l’esplosione dei conti pubblici, lasciando implicitamente intendere che la discussione con Istat/Eurostat si è conclusa con un esito sfavorevole.

Quale sarà l’effetto sui conti pubblici? Secondo l’economista, addebitare interamente il costo del superbonus al primo anno in cui è emerso, come dice l’Eurostat, o spalmarlo su più anni, com’è stato previsto, fa una grande differenza anche se il costo rimane lo stesso e anche se al termine della durata del credito d’imposta, il livello del disavanzo e del debito rimarrebbe invariato. «Il fatto è che il cambio contabile ha delle conseguenze», spiega. Supponendo che l’Istat e l’Eurostat definiscano crediti d’imposta come dovuti per gli anni precedenti. In tal caso, ci potrebbe essere una reazione per i mercati finanziari poiché il deficit e il debito italiano degli anni passati verrebbero sostanzialmente rivisti al rialzo. I crediti d’imposta, stimati fino a 100 miliardi di euro, sarebbero in parte caricati sui conti 2021 e 2022.

Il punto è anche un altro: questo sistema di incentivi edili ha permesso l’emergere di una certa evasione fiscale in quanto i costruttori sono stati costretti a emettere una fattura con Iva, ma ha anche portato a molte fatture false. In passato il credito d’imposta veniva frazionato su più anni in modo che il contribuente potesse eventualmente ottenere tutti i benefici tipicamente nell’arco di dieci anni. Nel 2018, però, il governo ha introdotto un provvedimento che ha reso i crediti d’imposta “trasferibili”, ovvero una sorta di moneta parallela utilizzabile come mezzo di scambio. L’attuale governo l’ha già modificato nella recente Finanziaria, riducendo il beneficio. In passato, anche il premier Draghi ha espresso la sua opposizione, ma il M5S ha minacciato di ritirare il suo sostegno al governo se il provvedimento fosse stato annullato (cosa comunque avvenuta nel 2022). Ora l’esecutivo è stato costretto a correre ai ripari.