Inchieste

Compliance e nuove tregue fiscali

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di Giorgio Costa 

Tra gli obiettivi più importanti della riforma fiscale 2023 targata Giorgia Meloni e Maurizio Leo c’è anche quello di combattere l’evasione fiscale, prima che questa si realizzi, mediante un cambiamento del rapporto che il contribuente ha con il Fisco. Verranno potenziati tutti gli strumenti volti a favorire l’adempimento degli oneri in modo spontaneo.

La strada da seguire è quella delle compliance e, molto probabilmente, saranno previste altre tregue fiscali e altre definizioni agevolate per le irregolarità tributarie. In tale modo viene data la possibilità al contribuente di sanare la propria posizione prevenendo la cartella con anche la sospensione biennale dei controlli sulle piccole imprese che concordano prima con lo Stato il reddito da dichiarare.

La pace fiscale, inoltre, è un buon strumento di riforma. «Non si tratta – afferma Giuseppe Bernoni, presidente di Bernoni Grant Thornton ed ex presidente dell’Ordine dei Commercialisti – di un vero e proprio condono perché consente ai contribuenti di versare gli importi dovuti senza sanzioni e interessi, realizzando una auspicabile riduzione del contenzioso tributario arretrato. Infatti una buona riforma tributaria dovrebbe prevedere, oltre una riduzione del contenzioso tributario: la certezza del diritto, adeguate semplificazioni e la riduzione dell’imposta». Particolare importanza verrà, poi, attribuita allo Statuto del contribuente, che dovrebbe diventare una legge generale, portando un peso maggiore, ad esempio nell’ambito del legittimo affidamento dei contribuenti.

La semplificazione della riscossione sarà il veicolo per accelerare le procedure di recupero, che si baseranno sul superamento del ruolo esattoriale. Vi sarà un’armonizzazione delle fasi di gestione del credito che dovrebbero anche incidere sui costi del recupero forzoso, oggi molto ingenti. Poi si velocizzerà il contenzioso con l’accesso alle procedure da remoto e l’eliminazione dell’istituto del reclamo/ mediazione che, di fatto, rappresenta una duplicazione del ricorso tributario, senza un vero e proprio effetto positivo sulla riduzione delle cause tributarie. Novità, poi, per le sanzioni nella riforma fiscale 2023, che poggiano sul principio della proporzionalità.

Intanto, in materia di contenzioso tributario, il 16 settembre scorso è entrata in vigore la legge n. 130 del 2022 di riforma della giustizia tributaria. Tra le principali novità: la sanatoria delle controversie in Cassazione, il ricorso al giudice unico per le liti fiscali entro i 3mila euro, l’onere della prova al fisco e la possibilità di ricorrere alle testimonianze scritte. La riforma ha altresì introdotto un ruolo autonomo e professionale di magistrati tributari, istituito una sezione tributaria in Corte di Cassazione, affidato al giudice monocratico le liti di modico valore, rafforzato le opportunità di conciliazione giudiziale e previsto modifiche in tema di prova processuale.

Ma si tratta di norme che già fanno discutere.

«La recente riforma della giustizia tributaria – spiegano i dottori commercialisti – ha attribuito alla competenza del giudice monocratico in primo grado le controversie entro il limite di 3mila euro di valore, con l’obiettivo di deflazionare il contenzioso delle Corti di giustizia tributaria di primo grado, sottraendo al giudice collegiale la decisione sulle controversie di minor valore. L’estrema complessità ed eterogeneità del giudizio tributario, che richiede all’organo giudicante competenze specialistiche tanto nelle materie giuridiche quanto in quelle economico-aziendali, non facilmente rinvenibili in un unico soggetto, induce ancora oggi a ritenere che la collegialità degli organi di giustizia tributaria sia un valore da preservare, indipendentemente dal valore della controversia e tale soglia non vada elevata a 5mila euro come invece prevedrebbe il disegno di legge di attuazione del Pnrr. Tanto più che la lodevole introduzione del giudice monocratico nel processo tributario, giustificata dalla previsione della riforma della figura del magistrato tributario professionale a tempo pieno, richiede tempi ancora molto lunghi».