Inchieste

ESG e Fintech: le PMI puntano sulla finanza alternativa

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 di Paola Stringa

Nella difficile congiuntura economico-finanziaria che persiste a livello globale, tante PMI dinamiche, con buone marginalità industriali e prospettive di crescita, che costituiscono gran parte del tessuto produttivo del nostro Paese, hanno riscontrato difficoltà ad accedere ai tradizionali canali creditizi, non sempre attenti alle loro esigenze.

Gli strumenti extra-bancari, dunque, sono diventati sempre più centrali negli ultimi anni per fornire supporto alle imprese a servizio dello sviluppo, ma anche per ristrutturazioni interne, rilancio di linee di produzione o transizione sostenibile.

La generale diminuzione degli enti creditizi con cui le PMI possono interfacciarsi anche sui territori di riferimento, una regolamentazione bancaria più stringente che ha provocato la riduzione dei finanziamenti alle imprese con meno garanzie, nonché una certa mobilitazione del risparmio gestito verso l’economia reale, sono stati tra gli agenti della crescita degli strumenti di private debt.

Ma non sono le uniche le leve. Secondo l’Osservatorio EFI del Politecnico di Milano (8° Report italiano sui minibond), sono numerose le piccole aziende che pur avendo accesso al credito bancario, vogliono, ad esempio, sperimentare i minibond per acquisire competenze nuove rispetto al mercato del capitale e ottenere un effetto di ‘legittimazione’ sul mercato.

Stando all’ultimo Report di BeBeez, il mercato del private debt in Italia si è dimostrato forte anche nei primi otto mesi del 2022, pur registrando un calo delle grandi emissioni di bond a fronte di una maggior tenuta di quelle di minibond. Secondo i dati di Aifi-Deloitte sul mercato del private debt nel 2021 tra venture debt, direct lending, bond, digital lending e special situations, il 56% degli investimenti sono stati condotti proprio da PMI.

Su tutto, va segnalata una crescita particolare dei finanziamenti a piccole e medie imprese attraverso le piattaforme fintech sia nel 2021 che nei primi mesi del 2022.

«Oggi si parla molto di piattaforme fintech. La nostra integra una forte spinta tecnologica sui processi con capacità di strutturazione, di strumenti per la raccolta di capitali presso investitori qualificati e attenzione al cliente. È dalla combinazione di questi elementi che si ottengono risultati importanti. In ogni operazione Azimut Direct ha l’obiettivo di supportare la crescita delle PMI attraverso servizi innovativi. La nostra attività viene definita finanza alternativa e la finanza alternativa, o non bancaria, di fatto arriva alle imprese tramite le piattaforme fintech. La nostra peculiarità è di avere un modello misto con una forte impronta tech sulla parte di analisi e una qualitativa nella relazione» spiega Antonio Chicca, managing director Azimut Direct, la fintech del gruppo Azimut che mette in collegamento PMI e investitori specializzati in economia reale.

Tra le ultime operazioni di Azimut Direct, un finanziamento da 5 milioni di euro, assistito da Garanzia Italia Sace e dal Fondo centrale garanzia, alla società Sailpost, attiva nel settore logistico, con un’operazione di sostegno sia della liquidità che al piano di investimenti, attraverso l’acquisto di due macchinari per lo smistamento e in generale per ottimizzare la catena produttiva. E quello di Wider Yachts, cantiere navale recentemente rilanciato, che ha ottenuto 5 milioni di euro con un finanziamento sottoscritto da un investitore istituzionale a sostegno di un’acquisizione strategica per poter operare in nuovo porto con la costruzione di nuovi capannoni.

Fino a qui, gli strumenti di finanza alternativa sembrano particolarmente adatti a quelle PMI ad alto potenziale di sviluppo, ma non è solo così e sarebbe riduttivo scattare una fotografia sulla piccola e media impresa innovativa senza tener conto del fatto che, più che l’innovazione e un potenziale di crescita rapida, a contare oggi, nell’attribuzione di un finanziamento, sono sempre di più i fattori ESG (Environmental, Social, Governance) per la transizione industriale sostenibile.

La crescente attenzione della finanza internazionale verso la sostenibilità sta alimentando le emissioni di green bond, sustainability linked bond, sustainability bond e da qualche tempo anche il mercato italiano dei mini green bond. A fine 2021 l’Italia è stata il quarto Paese europeo per prestiti e obbligazioni green, dopo Francia, Germania e Gran Bretagna e seguita da Spagna, Olanda e Svezia e ha anche ricoperto il primo posto nel 2021 per volumi di sustainability linked bonds, posizionandosi davanti a Francia, Cina e Germania.

Finora il ruolo delle PMI è stato ancora marginale, ma il potenziale è ampio. In base all’analisi di Cerved Rating Agency, il mercato prospettico vale 7,5 miliardi di euro per il 2022, con circa 800 potenziali nuove imprese coinvolte.

Il contesto della green transition e del perseguimento di obiettivi a impatto climatico zero apre infatti a opportunità anche per le imprese che possono essere protagoniste del cambiamento grazie a strumenti dedicati per finanziare la transizione. I settori maggiormente interessati sarebbero il manifatturiero (66%), le costruzioni (10%), i servizi del ciclo idrico e dei rifiuti (9%), Information technology (8%) e trasporti (4%).

«Dall’analisi condotta da CRA – spiega Fabrizio Negri, ad di Cerved Rating Agency – il mercato italiano dei minibond è ricco di potenzialità e dei 1.200 potenziali nuovi emittenti che abbiamo calcolato, almeno 800 potrebbero emettere obbligazioni green in favore delle transizione ecologica complementari ai fondi del PNRR, il Piano nazionale di resistenza e resilienza».

C’è poi il capitolo degli advisor. Sono tanti gli investitori professionali che mettono il risparmio privato al servizio della crescita della PMI, ma molti imprenditori hanno bisogno di essere guidati e sostenuti nella pianificazione finanziaria più idonea alla propria situazione o in operazioni di finanza ordinaria.

Multiply è uno di quegli operatori nel settore della mediazione creditizia specializzati nella consulenza in finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato, in analisi di finanziabilità, nel supporto allo svolgimento delle operazioni di accesso ai fondi del Green New Deal. Si chiamano assistenti finanziari d’impresa e offrono periodici confronti con le controparti aziendali, per trovare il finanziamento più idoneo matchando opportunità ed esigenze. Poi ci sono, nella filiera, i corporate advisor per affiancare la Pmi a consolidare, ampliare o rilanciare il proprio business anche con operazioni di finanza straordinaria, da ADB Corporate Advisory a Arpe Group, da Cosvim Advice a Aeneis Partners.  Risposte e soluzioni sempre più integrate e taylor made.