Inchieste

In Italia pochi fondi dal Pnrr, e il boom prosciuga gli aiuti

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di Veronica Schiavone

Pochi fondi dal Pnrr, maggiori opportunità dagli incentivi italiani anche se alcuni di questi, dopo il boom degli anni passati, hanno esaurito le risorse. È questa la strettoia lungo cui si muovono le startup italiane che guardano quindi a transizione green e innovazione, i principali filoni di finanziamento che il Pnrr garantisce alle nuove imprese. I soldi a disposizione non sono moltissimi se si considera l’enorme quantità di risorse (220 miliardi) movimentate dal Recovery Plan. I contributi diretti sono circa 500 milioni ma si stima possano attivare investimenti per 5 miliardi.

Trecento milioni arriveranno dall’investimento 3.2 con cui il Pnrr punta a rimpolpare il Fondo nazionale innovazione attraverso la creazione di un Digital Transition Fund gestito da Cassa depositi e prestiti, per favorire la transizione digitale delle filiere e delle piccole e medie imprese che realizzano progetti innovativi negli ambiti dell’intelligenza artificiale, del cloud, dell’assistenza sanitaria, dell’industria 4.0, della cybersicurezza, del fintech e del blockchain o di altri ambiti della transizione digitale. L’investimento consentirà di sostenere 250 Pmi innovative (ciascuna startup potrà quindi ricevere in media 1,2 milioni) che grazie ai fondi dei privati si stima possano attivare investimenti per un miliardo.

L’altro filone di finanziamento proviene dall’investimento 5.4 (“Supporto a startup e venture capital attivi nella transizione ecologica”) che con una dotazione finanziaria di 250 milioni di euro in sovvenzioni, è volto a stimolare la crescita dell’ecosistema innovativo italiano nella transizione ecologica, tramite investimenti di capitale di rischio (venture capital) diretti e indiretti.

Anche in questo caso regista dell’operazione sarà Cdp cui spetterà le gestione del Green Transition Fund (Gtf) che andrà a finanziare progetti nei settori delle energie rinnovabili, economia circolare, mobilità, efficienza energetica, gestione dei rifiuti e stoccaggio dell’energia. Almeno il 40% delle risorse dovrà andare verso piani di sviluppo da realizzare nei territori delle regioni del Sud.

Come si vede, le fonti di finanziamento che arrivano dall’Europa sono piuttosto circoscritte e limitate.

La normativa italiana prevede un ampio ventaglio di iniziative che spazia dai finanziamenti agevolati, ai contributi a fondo perduto, fino al sostegno al credito.

Smart&Start Italia ad esempio sostiene la nascita e la crescita di startup innovative ad alto contenuto tecnologico in tutte le regioni italiane. Si tratta di un incentivo a sportello, senza graduatorie né scadenze, con una procedura di richiesta completamente informatizzata e fondi da 100 mila a 1,5 milioni di euro da restituire in 10 anni.

Ci sono poi incentivi per i giovani under 35 con agevolazioni a tasso zero e contributi a fondo perduto fino al 90% delle spese ammissibili, incentivi per la nascita di nuove attività imprenditoriali al Sud Italia (Resto al Sud), incentivi per la nascita di imprese e iniziative no profit nel settore turistico-culturale, fondi per le imprese creative e per l’imprenditoria femminile. Ma questi ultimi due canali di finanziamento, come detto, hanno esaurito i fondi.