Inchieste

Italia bifronte: risparmi in calo e debiti in aumento

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di Mariarosaria Marchesano

Risparmi in calo e debiti in aumento. Così le famiglie italiane affrontano il nuovo anno pieno di incertezze e con l’inflazione ancora su livelli elevati. Una situazione allarmante per il Fondo monetario internazionale, che teme una spirale fatta di riduzione del potere d’acquisto, alto debito e bassa crescita.

È un allarme giustificato? Solo in parte. È indiscutibile, come emerge da un dossier congiunto di Istat e Banca d’Italia, che i debiti delle famiglie siano complessivamente aumentati nel 2021 (ultimo dato disponibile) rispetto al 2020 superando la soglia di 1.000 miliardi (più 3,7 per cento).

E, secondo una stima di Confesercenti, nel 2022 gli italiani hanno bruciato 41,5 miliardi di risparmi per far fronte al caro bollette e all’aumento generalizzato dei prezzi. Tutto questo, però, non dovrebbe generare particolari preoccupazioni, almeno a livello di sistema Paese. Altro discorso è la pace sociale.

Ricchezza privata vs. debiti

Quando si parla di questi fenomeni, infatti, bisognerebbe distinguere i piani. Se è vero che sono stati bruciati 41,5 miliardi di risparmi bisognerebbe anche ricordare che i depositi bancari sono aumentati di 70 miliardi nel 2021 e di oltre 100 miliardi nel 2020. Il saldo degli ultimi anni è dunque positivo. Ma soprattutto, la ricchezza complessiva privata (misurata come somma delle attività reali come terreni e abitazioni e delle attività finanziarie, vale a dire depositi, titoli ed azioni) è cresciuta nell’ultimo decennio. Se nel 2011 questa non arrivava a 9mila miliardi corrispondente a 140mila euro per famiglia, a fine 2021, certifica Bankitalia, è salita a 10.400 miliardi, ossia 170mila euro pro capite.

Se anche i debiti dei privati ammontano a 1.000 miliardi, questi rappresentano neanche il 10 per cento in rapporto alla ricchezza complessiva. Il basso il livello di indebitamento degli italiani nel suo complesso rispetto alla media mondiale ed europea è da sempre un po’ l’asso nella manica del Paese, la sua assicurazione sulla vita. E contribuisce ad assorbire gli choc esterni.

L’aumento dei debiti dei cittadini, insomma, non rappresenta un pericolo per la tenuta del sistema finanziario come, ad esempio, lo fu l’eccessiva esposizione degli americani al settore immobiliare che nel 2008 fece scoppiare la bolla e causò il crac di Lehman Brothers.

«I rischi per la stabilità finanziaria connessi alla situazione delle famiglie si mantengono contenuti – osserva la Banca d’Italia – Dopo il favorevole andamento del reddito disponibile nella prima parte dell’anno (2022), le prospettive sono peggiorate nel secondo semestre a causa del persistere di un’elevata inflazione. L’indebitamento rimane tuttavia stabile e basso nel confronto internazionale. Il costo medio dei prestiti in essere è lievemente aumentato ma resta su valori molto bassi. Il rientro dall’accomodamento monetario si sta trasmettendo sul costo delle nuove erogazioni, senza tuttavia esporre l’onere del servizio del debito a significativi rischi di rialzo».

La “bomba sociale”

Diverso è il discorso se la questione la si considera sul piano sociale. Secondo gli ultimi dati Istat su povertà e disuguaglianza, nel 2021 le persone a rischio povertà, ovvero quelle con un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, erano 11,84 milioni, pari a un quinto della popolazione, in aumento del 20% rispetto al 2020.

Se si guarda anche all’esclusione sociale, cioè a quei nuclei che hanno difficoltà ad avere beni e servizi minimi, come un tetto e dei pasti adeguati, le persone in difficoltà in Italia sono quasi 15 milioni, pari al 25,2% della popolazione. È come se si stesse parlando di due Italie diverse: la prima è quella che tra risparmio e capacità di indebitarsi (senza un reddito adeguato è molto difficile farsi accordare un prestito) in qualche modo se la cava; la seconda è un’Italia uscita realmente impoverita dagli ultimi tre anni.

Secondo quanto osservato dall’Oxfam nel rapporto che ha aperto il World economic forum di Davos, la pandemia prima e la crisi energetica poi, con l’aumento dei prezzi e l’inflazione più alta degli ultimi 35 anni, «rischiano di esacerbare ulteriormente i divari di lungo corso che caratterizzano l’Italia».

Nel nostro Paese, infatti, è cresciuta la concentrazione della ricchezza in poche mani: a fine 2021 i super ricchi con patrimoni superiori a 4,5 milioni di euro (pari allo 0,134% degli italiani) possedevano tanto quanto il 60 per cento dei più poveri. E il valore delle fortune dei miliardari italiani è ancora aumentato nel 2022. Allo stesso tempo, l’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi dell’Ue per disuguaglianza dei redditi netti tra la popolazione.

«Anche se l’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie – osserva l’Oxfam – le prospettive di arretramento sono forti». E ancora: «Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno».

Chissà se il governo Meloni ci farà una riflessione prima di eliminare, come promesso, il reddito di cittadinanza il prossimo agosto.