Inchieste

ITS, serbatoio per le PMI

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di Alessandro Luongo

I centri di eccellenza professionale (CoVE) sono una componente sempre più importante della politica dell’Unione europea in materia di istruzione e formazione professionale, dunque strategici per le piccole medie imprese.

In Italia ci sono gli ITS, Istituti Tecnici Superiori, «con una importanza strategica nella formazione terziaria professionalizzante per la crescita economica del nostro Paese, sono oggetto di grande attenzione in questi ultimi mesi dal Pnrr interessati da circa un miliardo e mezzo di fondi previsti – spiega Guido Torrielli, presidente Rete ITS Italy –  Se guardiamo ai numeri del mondo ITS però ci accorgiamo che si tratta di una realtà ancora piccola, composta da poco più di 12mila ragazzi e ragazze. Anche per questo una quota importante del Pnrr sarà destinata proprio all’orientamento e alla promozione, per far conoscere sempre più l’offerta degli Istituti. Una realtà molto giovane in Italia, nata nel 2010. Impossibile paragonarla alla scuola e all’università, presenti da tempo immemore nell’orizzonte della formazione».

Rete ITS Italy è dunque l’Associazione nazionale degli Istituti Tecnici Superiori. Ne fanno parte oltre 100 fondazioni, ecco perché l’Associazione è ritenuta dal ministero, dalle Regioni e da tutte le istituzioni di riferimento un interlocutore molto rappresentativo del mondo ITS. Tra i compiti fondamentali della Rete ITS Italy vi sono la rappresentanza istituzionale e la promozione del sistema ITS nel suo complesso.

Perché gli ITS in Italia sono poco conosciuti?

«Basti dire questo: oggi è maggiore la domanda di ragazzi e ragazze degli ITS rispetto all’offerta. Il monitoraggio annuale del ministero ci dice che la quasi totalità dei diplomati trova impiego entro 12 mesi. Il bisogno del nostro tessuto produttivo è tale che i ragazzi trovano molto spesso lavoro prima ancora di concludere i due anni di formazione, e questo accade sia nelle grandi aziende che nelle PMI.  Per quest’ultime è spesso troppo complesso e oneroso gestire internamente la formazione dei propri quadri tecnici. Anche per questo sono stati creati gli ITS».

L’Ue è dunque molto interessata al modello italiano e lo considera uno strumento indispensabile per la crescita armonica della nostra economia nazionale.

«Si tratta di un fronte su cui l’Italia è storicamente in ritardo rispetto a Francia e Germania, per esempio, dove la formazione tecnica post-diploma secondario è una realtà consolidata da tempo. Dobbiamo recuperare il tempo perduto e in questo senso un corretto accesso alle risorse del Pnrr sarà cruciale», conclude Torrielli.