Inchieste

L’Europa del gas vacilla ancora sul tetto che scotta

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di Tommaso Mattei

A tutto gas, Ursula va. Ma chissà se l’acceleratore funzionerà.

Perdonerete questa parafrasi di un noto cartone animato giapponese ma le nuove proposte sul caro energia illustrate dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen hanno il sapore del tentativo disperato di sorpasso all’ultima curva.

Bruxelles ha presentato la nuova proposta legislativa che ora dovrà essere approvata dall’Europarlamento, e no, non c’è alcun tetto al prezzo del gas. O meglio, non come lo avevano presentato. Del discusso price cap rimangono le radici, ma non il risultato. L’Europa lo sa, e nei documenti non dà un nome a questo nuovo tentativo di mettere d’accordo i Paesi membri. Di fatto ora, per salvare l’Europa le soluzioni sembrano dover essere altre. Tante piccole operazioni per salvare il salvabile che lasciano il sospetto che sia ormai troppo tardi.

La Commissione parla di “creazione di un nuovo parametro di riferimento per i prezzi del Gnl (il gas liquefatto) entro marzo 2023 e, nel breve termine, un meccanismo di correzione dei listini per stabilire un limite di prezzo dinamico per le transazioni sulla Borsa del gas Ttf ad Amsterdam. In altre parole, la Commissione Europea vuole sì provare a creare un nuovo indice di prezzi ma per il gas naturale liquefatto. E, il tutto dovrebbe entrare in funzione, come scritto, entro marzo 2023”. Quando, forse, sarà troppo tardi.  L’obiettivo sarebbe “disaccoppiare” il mercato del Gnl da quello del gas proveniente da gasdotto, quotato sull’indice Ttf.

Siamo sicuri che questa misura possa davvero abbattere il caro energia e far respirare famiglie e imprese? Forse potrà servire a chi sarà ancora vivo nella primavera del 2023. Ma tanto, non è detto che si farà. Dopo mesi di discussione sul price cap questa proposta non sembra unire l’Europa. E dopo i primi annunci la sensazione è che sia l’ennesimo tentativo che non andrà a buon fine.

Subito dopo le parole della von der Leyen, martedì scorso, i Paesi del Nord hanno iniziato a scuotere la testa. «Riserve e scetticismo» per Germania e Olanda, nessun entusiasmo da parte di Austria, Danimarca, Ungheria e Irlanda. E poi ci sono i Paesi favorevoli a un price cap, Italia e Francia su tutti, che ancora auspicano un tetto al prezzo del gas e non qualcosa di similare.

Le altre misure pensate da Bruxelles sono quelle di istituire più vincoli agli Stati membri e alla volatilità dei prezzi e più solidarietà in caso di carenze delle forniture. Ma la partita sembra tutt’altro che chiusa: il verdetto al vertice europeo del 20 e 21 ottobre.

Nelle prossime ore si giocherà la partita ma l’Europa sa già che non sarà facile vincerla. Il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, guarda caso, ha fatto un nuovo appello ai governi a tutelare «l’interesse collettivo». L’unica nota positiva è che questa volta la Commissione Ue sembra essersi resa conto della situazione. Al summit di Praga furono molti i leader politici, compreso Mario Draghi, ad accusare la Commissione di eccessiva lentezza di reazione. «Avevamo proposto un tetto del gas a marzo ma c’era reticenza tra gli Stati. E in primavera non eravamo pronti», si è difesa Ursula von der Leyen.

L’Italia, con il sottosegretario agli Affari Ue Enzo Amendola, giudica il piano della Commissione “nella giusta direzione”. Ce lo auguriamo tutti che la via sia quella retta ma restano ancora troppi i punti interrogativi. Uno su tutti. Sapremo davvero essere un’unione europea?