Inchieste

Nell’artigianato la via maestra è l’apprendistato

Scritto il

di Giorgio Costa

Il lavoro nell’artigianato c’è ma non si trova chi lo faccia e serve sempre di più una formazione a misura di piccola e piccolissima impresa. Secondo il bollettino Excelsior resta alto il numero delle imprese che dichiarano difficoltà di reperimento e dall’altra parte quasi 1,6 milioni di giovani né studiano né lavorano. E a maggio 2023 è difficile da reperire il 46,1% del personale ricercato dalle aziende (+7,8% rispetto a un anno fa), prevalentemente a causa della mancanza di candidati. Mancano all’appello soprattutto tecnici Ict, progettisti di software, ma anche autisti di camion, operai edili, elettricisti, meccanici, idraulici.

In valore assoluto, i lavoratori che scarseggiano di più sul mercato del lavoro sono gli autisti di mezzi pesanti e camion (85.490 i lavoratori difficili da reperire nel 2022, pari al 56,7% del totale richiesto dalle piccole imprese), seguiti dagli operai edili (80.620 i lavoratori che non si trovano, pari al 46,2% del totale necessario alle aziende). Per trovare personale nel 2022 le imprese hanno impiegato in media 3,3 mesi, ma i tempi si sono spinti a 4,7 mesi per gli operai specializzati: per 96.350 di queste figure professionali qualificate occorre oltre 1 anno di ricerca.

A questo punto gli strumenti formativi diventano fondamentali e vanno pensati per le piccole e medie imprese che sono l’ossatura del sistema produttivo e  non per le grandi aziende e poi adattati a quelle di minore dimensione.

Che serva uno sforzo nella direzione della politica formativa mirata è convinto Riccardo Giovani, direttore delle politiche sindacali e  del lavoro di Confartigianato.  «Dobbiamo costruire competenze su misura per le imprese al fine di garantire loro competenze e produttività – spiega Riccardo Giovani – ma dobbiamo far leva anche sul fatto culturale, spiegando ai giovani e alle loro famiglie la bellezza e la originalità del lavoro artigiano in cui la persona può esprimere al meglio tutte le sue doti».

Gli ambiti su cui lavorare riguardano un rinnovato sistema di orientamento per guidare i giovani e le loro famiglie verso percorsi formativi che offrano prospettive occupazionali e di lavoro futuro. Contemporaneamente, va sostenuto l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale attraverso uno stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori, il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali e gli strumenti di alternanza scuola-lavoro, come l’apprendistato duale. In questo senso la formazione tecnica è fondamentale a partire dagli ITS, per i quali, spiega Giovani, «siamo ancora in attesa dei decreti attuativi».

Una recente elaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia che le entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale caratterizzano il 63,2% della domanda di lavoro delle imprese. Ma la strada maestra per entrare nel settore dell’artigianato resta quella dell’apprendistato con il quale l’azienda può formare direttamente il suo collaboratore.

«Spesso lo si vede solo come un contratto incentivato – spiega Giovani – ma in realtà è la strada primaria per entrare nel mondo del lavoro e in cui l’aspetto formativo è determinante sia per il formato che per il formatore; una formazione che deve essere sempre più continua per stare al passo con le novità tecnologiche che il mercato offre».