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Inchiesta sulla Polizia per le manganellate di Pisa. Gelo Colle-centrodestra

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Nuovi strascichi per la vicenda delle cariche della polizia a Pisa, venerdì scorso, nei confronti di un corteo studentesco pro Palestina al quale partecipavano soprattutto studenti medi superiori e minorenni. Una vicenda che sta avendo grande eco a livello politico, soprattutto dopo l’intervento del capo dello Stato, Sergio Mattarella. La Procura della città toscana ha aperto un fascicolo contro ignoti, e per ora senza ipotesi di reato, per accertare eventuali responsabilità degli agenti e della catena di comando: saranno avviati gli accertamenti preliminari che dovranno produrre elementi per dare corpo al fascicolo.

Anche la questura ha depositato un’informativa autonoma corredata dai filmati girati dalla polizia scientifica. Gli inquirenti si concentreranno sui video circolati sui social e quelli girati e acquisiti dai docenti del liceo di fronte al quale si sono verificati gli scontri, ma anche sulla catena di comando del dispositivo di ordine pubblico per chiarire chi ha dato l’ordine di caricare e perché. Intanto l’avvocato Andrea Callaioli è pronto a raccogliere le querele dei genitori dei minori feriti per avanzare un’azione comune e collettiva chiedendo conto delle condotte tenute in piazza dai poliziotti.

La tensione politica intorno alla vicenda è molto alta

Lo stesso Mattarella è intervenuto per stigmatizzare l’accaduto. Le parole sono misurate, in stile Quirinale, ma il contenuto inequivocabile: il capo dello Stato «ha fatto presente al ministro dell’Interno» Matteo Piantedosi – si legge in una nota dell’ufficio stampa del Colle – «trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».

«Siamo aperti a ogni analisi, anche autocritica – ha ammesso Piantedosi – allorquando anche una sola manifestazione tra le migliaia ci ponesse il problema di verificare se tutto è andato per il verso giusto». In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro ha detto che «vedere quelle immagini ha contrariato e amareggiato anche me». E a proposito dell’intervento del capo dello Stato, «condivido le sue parole come le condividono tutti i poliziotti». E ancora: «Quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è in ogni caso doveroso svolgere ogni esame obiettivo su come siano andati i fatti». Il numero uno del Viminale ha tuttavia negato che siano state cambiate le regole per gestire questo tipo di manifestazioni introdotte dopo il G8 di Genova: «Non è cambiato nulla di quel principio. Semmai si è ancor più rafforzato».

Opposizione all’attacco

L’opposizione va all’attacco contro atti che vengono definiti «inaccettabili» con la richiesta unanime al ministro dell’Interno affinché riferisca al più presto in aula sull’accaduto. Dopo i cortei pro-Palestina a Pisa e Firenze (anche nel capoluogo toscano i manifestanti sono stati caricati dalla polizia quando hanno provato a raggiungere il consolato americano) si continua a discutere sull’intervento duro di polizia e carabinieri e sul diritto a manifestare. «Basta manganellate sugli studenti. Bisogna che Piantedosi venga finalmente a chiarire in Parlamento, davanti al Paese, e prendersi le sue responsabilità» ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Non possiamo più assistere a scene inaccettabili come quelle che abbiamo visto, di manganellate sui minori, di minori trattenuti e immobilizzati a terra. Non è accettabile». «Non è un episodio isolato. Abbiamo visto scene come queste a Firenze, a Napoli, a Bologna. C’è un clima di repressione di cui abbiamo già chiesto la settimana scorsa conto al ministro Piantedosi», ha aggiunto Schlein.

Gelo tra centrodestra e Mattarella

Intanto è sceso il gelo tra il centrodestra e il Quirinale dopo le parole di Mattarella. Da Fratelli d’Italia alla Lega, nessuno cita direttamente l’intervento del Capo dello Stato ma i commenti di senso inverso danno la misura della distanza che gli scontri di piazza hanno scavato tra la maggioranza e il Colle. Il più diretto è il ministro Matteo Salvini che, dopo aver ribadito per ben tre volte che «le parole del presidente» Mattarella «si leggono e non si commentano», risponde ai giornalisti che lo incalzano: «Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza», «chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente».

Ma è l’intero centrodestra di governo che insiste sul rischio che tutte le forze dell’ordine finiscano nel tritacarne. Nel mirino c’è la sinistra che vuole «delegittimare» i tutori dell’ordine pubblico, indicandoli «a bersaglio di chi oramai da mesi cerca in ogni modo di alzare il livello dello scontro, soprattutto nelle piazze». Le parole sono del capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ma trovano eco in quelle di illustri rappresentanti di Lega e Forza Italia. «Chiunque può sbagliare, ma non posso accettare la messa all’indice della polizia italiana come un corpo di biechi torturatori», ribadisce Salvini. E ancora: «Se si va in piazza con tutti i permessi, senza insultare, sputare, spintonare, non si ha alcun tipo di problema». Anche gli azzurri, gamba moderata del governo, pur premettendo che «la libertà di manifestare è un diritto fondamentale», rimarcano: «I fatti di Pisa non si devono trasformare in un attacco alle forze dell’ordine che noi difendiamo senza se e senza ma».

Per il verde Angelo Bonelli, però, «siamo di fronte a una strategia politica della destra che non risparmia neanche il presidente della Repubblica Mattarella». Stefano Patuanelli (M5s), denuncia «l’intollerabile clima di repressione a tutti i livelli attuato contro chi non la pensa come il governo». Giuseppe Conte scende in piazza al fianco degli studenti sotto il Viminale: «Al ministro dell’Interno abbiamo chiesto un’informativa urgente ma non vorrei scaricare sul singolo quella che è una responsabilità collettiva del governo» di «questo clima repressivo».

Ha provato a gettare acqua sul fuoco il capo della Polizia Vittorio Pisani, che al Tg1  ha dichiarato sui fatti di Pisa e Firenze: «Alcune iniziative prese nel corso della gestione di quei servizi d’ordine pubblico dovranno essere analizzate singolarmente e verificate con severità e trasparenza». E comunque, «dietro le scelte operate nella gestione di servizi locali non ci sono né scelte politiche né direttive politiche», ha tenuto a sottolineare: la linea della “sua” Polizia resta ferma e invariata, cioè garantire la possibilità di manifestare il dissenso sempre e comunque, tranne quando queste sfociano in atti violenti, che «vanno isolati». Dopo il 7 ottobre, ricostruisce Pisani, si sono tenuti in Italia oltre mille cortei: «In diversi Paesi europei non tutti sono stati autorizzati, qui da noi nessuno è mai stato vietato».