Inchieste

Ponte sullo Stretto: fattibile, ma attenzione al vento

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di Alessandro Luongo

Un’opera d’ingegneria unica nel suo genere, il ponte sullo Stretto di Messina. «Sì, è tecnicamente fattibile – rassicura Alessandro Dami, titolare dello studio Dp ingegneria, specializzato nel campo dell’architettura e dell’ingegneria strutturale, stradale, idraulica e geotecnica, con sede a Lucca – Se confermata, la soluzione progettuale che prevede una lunghezza della campata principale di 3.300 metri sarà il collegamento sospeso con la luce libera più ampia del mondo, superando l’attuale primato detenuto dal ponte sullo stretto dei Dardanelli, in Turchia, con una campata principale di circa 2.020 metri di lunghezza. Una differenza notevole, che eleva l’opera a un livello di complessità senza eguali».

L’ingegnere – che di ponti è esperto– ricorda che nella storia, «il superamento della luce massima di un ponte rispetto al primato precedente è avvenuto quasi sempre con una certa gradualità e, in occasione dei grandi ‘salti di scala’, si è andati spesso incontro a degli insuccessi. Come nel caso del ponte sul canale Tacoma Narrow, nello stato di Washington, di circa 850 metri di luce, allora uno dei ponti sospesi più lunghi al mondo, crollato pochi mesi dopo la sua inaugurazione, nel 1940, a causa delle oscillazioni prodotte dal vento».

Nessun allarme, però. «Nella progettazione di quest’opera – continua Dami – non essendo mai stato realizzato nulla di simile, non ci si può basare sull’esperienza diretta; è possibile dunque mettere in conto eventi sismici estremamente rari, ma esiste sempre la possibilità, anche remota, che questo scenario venga disatteso. Insomma quando si parla di ‘piena sicurezza’ di una costruzione, si deve intendere che è molto bassa la probabilità di un fallimento. Ad ogni modo, una volta fissati scenari di progetto ragionevoli, oggi esiste la possibilità di simulare, con elevata precisione, attraverso modelli matematici raffinati, la risposta del ponte sotto l’effetto dei carichi attesi». Gli studi teorici relativi alle problematiche aereodinamiche del ponte, e i test in galleria del vento, hanno così portato alla messa a punto di una particolare forma dell’impalcato (cioè la struttura a sostegno del nastro stradale), noto come “Messina Type” con caratteristiche ottimali nei riguardi della risposta sotto l’azione del vento.

Si parla spesso, poi, dell’alto rischio sismico dell’area interessata. «Tutte le costruzioni, in maniera più o meno marcata, iniziano ad oscillare in un certo modo quando sono eccitate dal movimento del suolo. Quelle più alte, come le pile o le antenne dei ponti, presentano periodi di vibrazione molto lunghi – spiega ancora Dami – impiegano più tempo a compiere una oscillazione completa rispetto ad altri tipi di strutture. In ogni caso, l’azione sismica non è quella principale: i progettisti avranno dovuto penare molto di più per gestire le azioni aereodinamiche indotte dall’azione del vento».

Insomma, non è ancora disponibile il progetto ufficiale, ma secondo Matteo Salvini sarà a campata unica per auto e treni. Qual è la soluzione più sicura per lei?

«Certo la realizzazione di una luce unica di 3.300 metri è impegnativa, ma altrettante complicazioni possono sorgere nella realizzazione di una ulteriore pila sui fondali dello Stretto. Per avere un’idea, l’altezza delle antenne a sostegno dell’impalcato è, nell’attuale soluzione a campata unica, pari a circa 400 metri. Si tratta dell’ordine di grandezza dei grattacieli più alti al mondo.

Ragionevolmente, in una soluzione a più campate, queste altezze possono essere ridotte, ma restano strutture impegnative, sia per quanto riguarda la loro concezione, sia per ciò che attiene alla loro cantierizzazione. Vi sono poi innumerevoli altri aspetti da tenere in considerazione, come, ad esempio, la sicurezza della circolazione marittima, l’impatto delle fondazioni sull’ecosistema dei fondali, le sollecitazioni idrodinamiche indotte dal moto ondoso, gli aspetti legati all’inserimento ambientale.

La cosa migliore è affidarsi alle risultanze degli studi di fattibilità, che hanno riconosciuto la soluzione a campata unica quella migliore rispetto alle soluzioni a più campate». Se realizzato, dunque, il ponte sullo Stretto di Messina sposterà l’attuale frontiera della realizzazione dei ponti sospesi di grande luce milleduecentosettantasette metri in avanti.