Inchieste

Sanzioni giuste, ma dovevamo prepararci alle conseguenze

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di Leopoldo Gasbarro

Si può introdurre un tetto europeo al prezzo del gas? Funzionerebbe?
Esiste il meccanismo per cui i prezzi delle rinnovabili sono pagati come se fossero prodotte dal gas, si può fare qualcosa. Un tetto al prezzo può essere pensato per il gas via tubo, che l’UE compra adesso da Algeria, Azerbaijan, Norvegia e Olanda. L’UE è di fatto il compratore unico e potrebbe fare pressioni. Si potrebbero rinegoziare i contratti di fornitura con la Norvegia, un paese di soli 5 mln di abitanti a cui stanno arrivando soldi mai visti prima in tutta la loro storia. Per il gas liquido è una pia illusione: se il prezzo fissato è più basso di quello che possono pagare paesi come Giappone, Cina e India il gas finirà inevitabilmente lì. E con il debito pubblico così elevato la fiscalizzazione degli aumenti di prezzo è una strada pericolosa.

Il Mercato Olandese è adeguato all’esigenze dell’UE?
Per decenni e decenni il gas via tubo è stato venduto indicizzato al prezzo del petrolio. Dal 2012-2014 su spinta della UE il petrolio è stato abbandonato a favore del TTF e tutto sommato in un decennio è andata bene. Ora i prezzi sono spinti in alto sostanzialmente da due fattori: scarsità della materia prima (Gazprom è sempre stato il fornitore numero uno) e l’incertezza dovuta alla guerra. Criticare il TTF è come criticare il termometro perché ci misura la febbre.

Cosa accadrebbe se dovesse esserci un razionamento?
Spero che l’elettricità non venga coinvolta. Bisogna far ripartire le centrali a carbone e augurarsi che piova e faccia vento per alimentare l’idroelettrico e l’eolico. Poi mi auguro che non ci siano problemi con i nostri attuali fornitori: l’Algeria non è la Svizzera…

Immaginando di superare il prossimo inverno, poi che succederà?
Ammettendo che tutto andrà bene e sostituiremo il gas russo a livello europeo, da quel momento l’energia sarà comunque costosa, tra il doppio e il triplo rispetto a Usa e Cina. Anche il costo dell’elettricità sarà doppio rispetto a quello degli Usa. Comunque, terminare la guerra non significa terminare le sanzioni verso la Russia. Credo che la vicenda del gas russo ci precluderà per molti
anni una fonte di approvvigionamento su cui l’Europa ha fatto affidamento per oltre 50 anni. Questa è perdita di competitività del nostro continente, che ha rinunciato a un fornitore che ha quantità enormi di ciò che non abbiamo. Quando il centro Europa ha deciso di applicare sanzioni alla Russia era evidente dal marzo di quest’anno che quest’ultima avrebbe innescato la guerra del gas come ritorsione. Penso che dovessimo fare le sanzioni, ma dovevamo anche prevederne le conseguenze. Paesi Nato come Norvegia, Olanda e gli Stati Uniti stanno beneficiando enormemente degli alti prezzi del gas. Paesi come Italia, Germania e Austria stanno invece vivendo delle sofferenze mai viste dal dopoguerra a oggi. Perché in quella sede dove si è presa la decisione di applicare sanzioni durissime alla Russia, che implicavano il taglio alle forniture di gas, non si è presa anche la decisione di come spartire il dolore e i benefici di questa decisione? Quando sentivo Bruxelles parlare di vari pacchetti, mi chiedevo dove fosse quello che dettagliava come avremmo reagito alle “sanzioni della Russia”. Non ho mai visto quel pacchetto lì.