Innovazione

I minerali che affollano le autostrade del mare

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di Barbara Millucci

«Taranto, Salerno e Ravenna nell’Adriatico. Sono i 3 migliori porti commerciali per traffico merci in Italia, con possibilità di far defluire le merci senza congestionare le città». Corrado Cuccurullo è ceo di Shiedl Service, società italiana specializzata nella logistica e nel transhipment (trasbordo) di carichi alla rinfusa. Conosce bene gli scali commerciali di tutto il mondo, dall’Africa all’Indonesia, su cui fa transitare mercantili da 200mila tonnellate in grado di trasportare per lo più minerali di ferro. Ricercatissimi in questo momento.

«Questi minerali si trovano in continenti ancora sottosviluppati – spiega – che non hanno infrastrutture. Ad esportarli ci pensiamo noi con mezzi speciali e piattaforme enormi con cui riusciamo a caricare le navi senza farle entrare nei porti.

Dall’Indonesia trasportiamo per lo più carbone che serve per produrre acciaio. Dall’Africa bauxite, utile per fare l’alluminio, oltre a manganese e minerali di ferro, sempre per l’acciaio. Per via dell’embargo del carbone russo, il prezzo del carbone è schizzato da 40 dollari a tonnellata a 250, anche se ora il prezzo si è leggermente calmierato. Considerando l’immenso viavai via mare di materie prime e minerali, andrebbero costruiti nuovi porti nel mondo, snodi intermodali in una logistica offshore. Quelli che ci sono non bastano più. Il carbone è invece ancora molto richiesto soprattutto come fonte di energia nei Paesi (India – Sud est asiatico) che non si possono permettere di pagare l’energia come la paghiamo noi».

Shiedl Service nasce come spinoff della Clerici Logistics, importante gruppo armatoriale, il primo a importare carbone in Italia nel 1800 dall’Inghilterra. «Negli anni poi ci siamo messi in proprio» continua Cuccurullo, che è ingegnere navale. «Fatturiamo 8 milioni di euro, quasi tutto all’estero. In Italia abbiamo 10 dipendenti e tantissimi collaboratori in tutto il mondo».

Una volta al mese Cuccurullo si reca anche a Dubai. «Emirati ed Oman stanno puntando molto sul trasporto via mare. Importano tutto, non avendo materie prime. Per costruire grattacieli, ad esempio, hanno bisogno di alluminio. Hanno così pensato bene di crearsi la loro fabbrica per produrlo in loco, importando solo bauxite». Navi cargo, petroliere e piattaforme offshore non sono un rischio per l’ambiente marino? «I rischi ci sono sempre» risponde il ceo. «Al momento siamo alla ricerca di partner industriali in grado di sviluppare mezzi quanto più ecologici possibili».