La Settimana Internazionale

Il destino parallelo di Israele e Palestina

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di Claudio Brachino

La crisi mediorientale è arrivata a un bivio, un bivio sia militare sia diplomatico. Iniziamo dalla questione militare: gli Stati Uniti chiedono al primo ministro israeliano Netanyahu di limitare i cosiddetti “attacchi di massa” o indiscriminati, che stanno producendo gravi conseguenze umanitarie – si parla di 20mila morti fra i civili e 52mila feriti – e di ordinare attacchi più mirati, chirurgici, per evitare questi effetti collaterali così drammatici. Dall’altro lato, invece, Israele continua a insistere, e insiste soprattutto Netanyahu che non ha proprio tutto il consenso politico e dell’opinione pubblica israeliana, e si oppone – qui veniamo alla questione diplomatica – anche a una possibile soluzione politica della crisi.

La domanda di fondo è che cosa fare con Gaza. Le truppe israeliane rimarranno? Gaza sarà restituita ai palestinesi dopo la pulizia cosiddetta chirurgica di Hamas? I paesi arabi moderati che stanno partecipando alle trattative, soprattutto Egitto, Arabia Saudita e altri paesi del Golfo, riusciranno in qualche modo a convincere Israele a procedere con una sorta di soluzione “antica”, cioè due stati per due popoli, dove si troverà un territorio non occupato dagli israeliani, anche per i diritti della popolazione civile palestinese? Una popolazione, quella, che non avrà più a che fare con Hamas ma con una restaurata autorità nazionale palestinese ormai offuscata dal declino personale e politico del vecchio leader Abu Mazen.

Questo è ciò che è sul piatto, cioè la trattativa in corso a Varsavia, in territorio neutro, tra il Qatar, paese arabo mediatore, gli Stati Uniti e il capo del Mossad, gli storici servizi segreti di Israele. Sul tavolo il cessate il fuoco e lo scambio degli ostaggi, questioni che si possono risolvere a breve termine. Ma nel lungo periodo questa è la risposta possibile sullo scacchiere mediorientale: evitare il massacro della popolazione civile e trovare finalmente una soluzione che possa rendere Israele una democrazia sicura dentro quel quadrante e i palestinesi non più un territorio di conquista ma un popolo con un suo legittimo Stato.

La geopolitica del mondo si sta riscrivendo in questo senso: gli Stati Uniti sono molto protagonisti, hanno evitato fino a questo momento il coinvolgimento e l’intervento degli hezbollah libanesi con l’appoggio dell’Iran. L’Iran non vede di buon occhio questa uscita di scena di Hamas ma, inevitabilmente, questo potrebbe essere il contrappeso di una pace ritrovata in una zona così complicata del mondo.