La Settimana Internazionale

L’Europa prima al mondo a mettere i paletti all’Intelligenza Artificiale

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La prima legge al mondo che regola usi e sviluppi delle nuove tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale è diventata realtà e parla europeo. Dopo mesi di trattative e una prima intesa raggiunta lo scorso dicembre, è stato approvato dal Parlamento Ue riunito in sessione plenaria l’AI Act: 523 i voti favorevoli, 46 quelli contrari e 49 gli astenuti. È un voto storico, dato che i 27 Paesi dell’Unione europea saranno i primi in assoluto in tutto il pianeta a dotarsi di una legge generale sull’Intelligenza Artificiale, battendo sul tempo le altre grandi potenze mondiali.

Il testo, composto di 112 articoli e 13 allegati, non verrà comunque promulgato prima di maggio 2024, poiché dovrà essere tradotto in 24 lingue e tutte le correzioni necessarie per ottemperare alle normative nazionali richiederanno un ulteriore voto del Parlamento, scadenzato per metà aprile con un’altra sessione plenaria; infine, si dovrà attendere il via libera definitivo del Consiglio dell’Unione europea. Il tutto dovrebbe comunque andare in porto prima delle elezioni europee del 9-12 giugno. Le nuove leggi si applicheranno a tutti i soggetti, pubblici e privati, all’interno e all’esterno dell’Unione, che producono strumenti a intelligenza artificiale destinati al mercato europeo o il cui uso riguardi persone all’interno nell’Unione. Il nuovo AI act intende, negli obiettivi dell’Ue, “regolamentare il settore dell’Intelligenza artificiale senza soffocarne lo sviluppo” ma mettendo fuori legge alcune applicazioni che minacciano i diritti dei cittadini comunitari.

A chi si rivolge

Il regolamento riguarda fornitori e utilizzatori dei sistemi a intelligenza artificiale e gli acquirenti dovranno assicurarsi che il prodotto comprato abbia già passato la procedura di valutazione e conformità prevista, sia provvisto di un marchio di conformità europeo e accompagnato dalla documentazione e dalle istruzioni richieste. Sono esclusi dalla regolamentazione tutti quei sistemi al di fuori del campo di applicazione del diritto dell’Ue: non rientrano tra questi i sistemi per le attività di ricerca e sviluppo che precedono la vendita, i modelli gratuiti e open source (che non siano modelli di IA con rischi sistemici), quelli impiegati dagli Stati membri in materia di sicurezza nazionale. Inoltre, non si applicherà neanche ai sistemi utilizzati esclusivamente per scopi militari o di difesa.

Viene fatta una distinzione tra i software a basso rischio di incappare in violazioni del diritto dell’Ue, che sono soggetti a obblighi di trasparenza più leggeri, e i sistemi ad alto rischio che sono invece soggetti a una serie di requisiti e obblighi per accedere al mercato dell’Ue.

All’interno della Commissione sarà istituito un Ufficio con il compito di supervisionare i modelli di intelligenza artificiali più avanzati, contribuire alla promozione di standard e pratiche di test e applicare le regole comuni in tutti gli Stati membri.

Cosa vieta

Il regolamento vieta: i sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili (ad esempio, convinzioni politiche, religiose, filosofiche, orientamento sessuale, razza); la raccolta non mirata di immagini del volto da Internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale; riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e nelle istituzioni scolastiche; la classificazione sociale basata sul comportamento sociale o sulle caratteristiche personali; sistemi di IA che manipolano il comportamento umano per eludere il loro libero arbitrio; IA utilizzata per sfruttare le vulnerabilità delle persone (per la loro età, disabilità, situazione sociale o economica).

Il testo approvato prevede una serie di salvaguardie e ristrette eccezioni per l’uso di sistemi di identificazione biometrica in spazi accessibili al pubblico a fini di applicazione della legge, previa autorizzazione giudiziaria e per liste di reati rigorosamente definite.

Tempistiche e sanzioni

Le regole dell’AI Act entreranno in vigore a scaglioni. Entro i prossimi sei mesi partiranno i divieti e i soggetti pubblici e privati dovranno compiere valutazioni sull’entità dei rischi posti in essere dai sistemi in uso.

Fra un anno toccherà alle norme sui modelli fondativi, cioè le intelligenze artificiali generative, che dovranno rispettare alti standard di trasparenza, sicurezza informatica e condivisione della documentazione tecnica. Queste regole si applicheranno prima di portare i prodotti sul mercato per le IA ad alto impatto, ovvero quelle più potenti come la versione ChatGPT4 di OpenAI, mentre per i modelli più semplici le regole scatteranno al momento della commercializzazione.

Fra due anni, l’AI Act entrerà in vigore per intero, facendo scattare anche le sanzioni per chi non lo rispetta. Le sanzioni partono dall’1,5% del fatturato globale, pari a 7,5 milioni di euro, per informazioni non corrette, fino al 7%, pari a 35 milioni di euro, in caso di violazioni di tutte le applicazioni dell’AI vietate. Sono previsti inoltre massimali più proporzionati per le ammende amministrative per le Pmi e le start-up in caso di violazione delle disposizioni della legge sull’IA.

Soddisfazione degli europarlamentari

«Democrazia 1 – Lobby 0» ha dichiarato soddisfatto sui social il Commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton.

«Abbiamo incluso nel testo finale la parte sulla trasparenza e la sicurezza dei modelli più potenti e gli obiettivi ambientali. Il testo riflette molto le priorità del parlamento europeo, non succede spesso»

ha detto l’europarlamentare del Partito democratico Brando Benifei, relatore italiano del provvedimento votato a Strasburgo, che in chiusura lancia una frecciata al governo Meloni:

«Credo che oggi, oltre che dare risposte sulle risorse, il Governo italiano dovrebbe lavorare per l’attuazione del regolamento, perché a mio avviso durante il negoziato purtroppo è stato molto assente e a volte anche confuso»

Per poi concludere: «Abbiamo visto liti tra i ministri che non hanno giovato al lavoro negoziale del nostro esecutivo in questa sede».