La Settimana Internazionale

Apple, Google e Meta sotto inchiesta. Prima mossa della Ue contro le Big Tech per violazione del DMA

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Di Davide Maestri

Fin troppo facile scomodare il mito classico di Davide contro Golia ma in questo caso la metafora sembra davvero calzante: la Commissione europea ha aperto un’indagine sui tre giganti del web Apple, Alphabet (la holding proprietaria di Google) e Meta (l’impero di Mark Zuckerberg cui fanno capo Facebook, Instagram e Whatsapp) per “non conformità al Digital Markets Act”, la nuova legge approvata da Bruxelles che norma e stabilisce i perimetri di azione in tema di concorrenza e trasparenza per le cosiddette Big Tech. Entrato definitivamente in vigore lo scorso 7 marzo (ne avevamo parlato qui), il DMA ha individuato una decina di grandi aziende tecnologiche/digitali la cui ipertrofia ormai incontrollata rallenta quando non impedisce del tutto la nascita e la crescita di nuovi soggetti alternativi sul mercato, distorcendo così la concorrenza all’interno dell’Unione europea e limitando le possibilità di scelta degli utenti.

Nello specifico, quali sono le contestazioni che la Commissione ha mosso per la prima volta in assoluto nei confronti delle tre aziende? Si dovrà verificare che Apple e Google permettano agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso App store alternativi a quelli dei due colossi Usa, mentre per quanto riguarda Meta la Commissione dovrà valutare che il gruppo permetta realmente ai propri utenti una possibilità di scelta ampia e ragionevole per l’utilizzo dei propri dati personali a scopi di marketing e pubblicità.

Sono ormai diversi mesi che l’Europa ha avviato un dialogo con i colossi digitali allo scopo di analizzare i loro piani di adeguamento alla nuova normativa. Come si dice, qualcosa si è mosso ma evidentemente non abbastanza. Il Commissario europeo per il digitale Thierry Breton lo dice senza mezzi termini:

«Non siamo convinti che le soluzioni proposte da Alphabet, Apple e Meta siano conformi ai loro obblighi»

La vicepresidente Margrethe Vestager va anche oltre:

«Esprimiamo preoccupazione e continuiamo a monitorare attentamente la situazione. In generale, vogliamo che il DMA sia applicato con precisione e facciamo in modo che nessuna società cerchi di aggirare le regole»

ha spiegato. Per ora, l’indagine è stata avviata a carico di queste società, ma – continua Vestager – «non è detto che non siano coinvolti altri gruppi, se emergeranno criticità».

Bruxelles ha anche avviato indagini sulle nuove tariffe applicate da Apple per gli app store alternativi e sulle pratiche di ranking di Amazon per il suo marketplace. Ha ordinato infine alle società di conservare determinati documenti per monitorare l’effettiva implementazione e il rispetto dei loro obblighi. L’indagine, ha proseguito Vestager, dovrebbe essere conclusa «nell’arco di 12 mesi». In caso di accertamento della violazione, la Commissione può erogare una sanzione pari al 10% del fatturato globale dell’azienda, multa che raddoppia in caso di violazione reiterata. La Commissione sta per avviare invece un’indagine contro Alphabet per aver sfruttato il monopolio virtuale del suo motore di ricerca Google per favorire i propri servizi di comparazione dei prezzi attraverso migliori inserzioni. A essere danneggiate in questo caso sarebbero state le piattaforme concorrenti per la ricerca di alberghi, biglietti aerei e altri beni di consumo venduti online. Google era stata multata per 2,4 miliardi di euro già nel 2017 ma Bruxelles non ha mai giudicato soddisfacenti le soluzioni proposte.

Alphabet si è detta pronta a difendere la sua posizione, come ha affermato il direttore per la Concorrenza di Google Oliver Bethell:

«Per ottemperare al Digital Markets Act, abbiamo apportato significativi cambiamenti al nostro modo di operare in Europa. Nell’ultimo anno ci siamo confrontati con la Commissione Europea, stakeholder e terze parti in numerose occasioni, con l’obiettivo di ricevere e rispondere ai feedback e di bilanciare esigenze contrastanti dell’intero ecosistema. Continueremo a difendere il nostro approccio nei prossimi mesi»

Tutto il mondo delle imprese tech guarda comunque con scetticismo a queste prime indagini preliminari a pochi giorni dalla scadenza del termine per l’adeguamento al DMA. In una nota il vicepresidente senior e responsabile della Ccia Europa (Computer & Communications Industry Association), Daniel Friedlaender, mette nero su bianco le preoccupazioni, ma forse sarebbe il caso di definirle sospetti, sulle implicazioni dell’inchiesta della Commissione:

«La tempistica di questi annunci, mentre i lavori sulla conformità al DMA sono ancora in corso, fa pensare che la Commissione possa cogliere la palla al balzo. A parte i possibili risultati, questa mossa rischia di confermare i timori del settore che il processo di conformità al DMA possa finire per essere politicizzato»

Del resto, a nessuno sfugge che dal 9 al 12 giugno prossimi si terranno le elezioni europee. «I lavori sul DMA della scorsa settimana hanno evidenziato molte aree di incertezza legate all’implementazione dove diversi settori e gruppi di richiedenti accesso hanno espresso richieste diametralmente opposte, che non saranno facilmente risolte. Molti rischi e opportunità sono ancora in fase di revisione, quindi l’avvio di indagini sembra prematuro – ha sottolineato Friedlaender – Invece di ricorrere a misure punitive, speriamo che queste indagini siano un’altra occasione per le aziende impegnate a rispettare il DMA di avere un dialogo aperto con la Commissione, lavorando insieme per ottenere mercati digitali equi e contendibili. Questo è il tipo di ambiente collaborativo che il DMA dovrebbe promuovere».