La Settimana Internazionale

La geopolitica di Volkswagen guarda agli Usa attratta dai maxi-aiuti di Biden

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di Federico Bosco

La sfida delle auto elettriche non spaventa Volkswagen. Il colosso tedesco dell’automotive si è impegnato a investire 180 miliardi di euro nei prossimi cinque anni per produrre software, batterie e componenti dei veicoli della prossima generazione ed espandersi nei più grandi mercati del mondo, compresi gli Stati Uniti e la Cina. L’amministratore delegato Oliver Blume ha affermato che il 2023 sarà un «anno decisivo». Anche la Golf, auto icona del gruppo, diventerà una vettura esclusivamente elettrica.

Ma dove andranno questi investimenti? Volkswagen ha annunciato l’intenzione di costruire un impianto di veicoli elettrici negli Stati Uniti per beneficiare del pacchetto di sussidi e incentivi da 369 miliardi di dollari stanziato dal presidente Joe Biden con l’Inflation Reduction Act (Ira), e una fabbrica di batterie di supporto in Canada, la prima fuori dall’Europa. Blume ha detto di aver elaborato i piani di investimento canadesi parlando direttamente con il premier Justin Trudeau.

Il Canada possiede un vasto settore minerario per minerali tra cui litio, nichel e cobalto, e come gli Stati Uniti sta cercando di attirare nel paese tutte le aziende coinvolte nella catena di fornitura di veicoli elettrici con un fondo multimiliardario, con un certo successo. Volkswagen infatti entra a far parte di una joint venture con Stellantis e LG Energy Solutions per la costruzione di un’intera catena di fornitura di batterie per veicoli elettrici sul suolo canadese.

Il gruppo tedesco aprirà anche un impianto di assemblaggio negli Stati Uniti, in South Carolina, dove saranno prodotti veicoli elettrici per il suo marchio Scout. Nel frattempo cerca un sito per una nuova fabbrica di batterie. Le scelte di Volkswagen riflettono gli sforzi delle aziende europee per attingere ai benefici dell’Ira.

Anche le auto con batterie provenienti dal sito canadese di Volkswagen infatti potranno beneficiare del pacchetto stanziato da Biden, che vengono offerti anche a chi opera nei paesi che hanno accordo di libero scambio statunitense, ovvero Canada e Messico, membri del North America Free Trade Agreement (Nafta). L’Ue non ha un accordo di libero scambio tradizionale con gli Stati Uniti né un accordo ad hoc, pertanto è fuori da tutti i pacchetti, almeno per ora.

Volkswagen sta lavorando anche alla creazione di catene di approvvigionamento in Europa, ma come ammesso dall’azienda, l’Ira ha spinto il colosso tedesco a dare la priorità alle decisioni sugli investimenti nordamericani. I piani per costruire impianti per la produzione di batterie in Europa sono in atto, ma prima di procedere si aspetta di vedere se potranno beneficiare di incentivi comunitari.

La più grande casa automobilistica del continente ha detto ai funzionari dell’Unione europea che prevede di ricevere circa 10 miliardi di euro in sussidi e prestiti dall’Ira e da altri programmi statunitensi. Secondo le fonti di settore, prima di andare avanti con il piano per la costruzione di un impianto nell’Europa orientale Volkswagen starebbe aspettando di vedere la “risposta” di Bruxelles agli incentivi di Washington. Una risposta che tarda ad arrivare.

Nel 2021 Volkswagen aveva espresso la volontà di costruire sei giga-factory in Europa per garantire l’approvvigionamento di batterie per i suoi veicoli elettrici. Il primo dei sei stabilimenti aprirà in Svezia come joint venture con la svedese Northvolt, in cui Volkswagen detiene una quota. Un secondo sarà costruito in Germania con la cinese Gotion High-Tech. Un’altra fabbrica sarà costruita a Sagunto, in Spagna. La collocazione degli altri tre impianti non è ancora stata annunciata, almeno uno sarà costruito in Europa orientale.

Che piaccia o meno, al di là della deadline dell’Ue, la decisione del primo produttore di auto in Europa dimostra che la direzione intrapresa dall’industria dell’automotive è quella della transizione verso l’uso di massa dei veicoli full-electric.

L’Italia in tutto questo può dire la sua. Per ora le auto elettriche fanno ancora fatica quando si parla di vendite, ma da quello che emerge dallo studio dell’Osservatorio TEA la produzione italiana va più che bene. Secondo lo studio, guardando le proiezioni dell’intero 2023 in Italia saranno prodotte circa 100mila vetture elettriche (la Fiat 500 su tutte) su un totale di 500mila unità. Ciò significa che quest’anno il 20% della produzione italiana sarà full-electric.

L’osservatorio ha rilevato che in Italia ci sono circa 2.500 aziende di settore con un totale di 280mila occupati coinvolti, dotate di competenze, opportunità di crescita e nuove possibilità di espansione. Una quota destinata a crescere. L’intera filiera della componentistica dovrà quindi farsi trovare pronta per attrarre investimenti e alimentare la produzione di auto per il mercato locale e per l’export, sperando che la politica – italiana ed europea – sappia essere all’altezza della sfida che impone alle economie che amministra.