La Settimana Internazionale

La strage infinita di Gaza: assaltano camion con gli aiuti, Israele spara. 104 morti

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È di 104 palestinesi uccisi e 760 feriti il bilancio della sparatoria scatenata in mattinata dalle forze israeliane vicino a al-Rashid Street, a sud di Gaza City: i militari hanno aperto il fuoco sulla folla di profughi accalcati in attesa degli aiuti alimentari. Sono i numeri forniti dal ministero della Sanità di Hamas. Un eccidio che aggrava la situazione umanitaria in Palestina e getta pesanti ombre sulle trattative per una pace e la restituzione degli ostaggi in mano ad Hamas.

Secondo il portavoce militare israeliano, Peter Lerner, i soldati hanno aperto il fuoco dopo che «durante l’ingresso dei camion degli aiuti nel nord di Gaza, residenti hanno circondato i camion», di cui gli israeliani assicuravano il transito, e hanno saccheggiato le forniture. «Nell’incidente – ha sottolineato – dozzine di persone sono state calpestate nella calca». Fonti militari riferiscono che i soldati «hanno sparato contro chi aveva accerchiato i camion» e che la folla «si è accalcata in maniera da porre una minaccia per le truppe».

Con questo gravissimo episodio sale a quota 30mila il numero delle vittime della guerra scatenata oltre 4 mesi da Israele nella Striscia di Gaza come ritorsione per la strage del 7 ottobre, quando terroristi di Hamas avevano provocato la morte di 1.200 civili e preso centinaia di ostaggi. Secondo il portavoce militare, i soldati non sono responsabili della maggior parte delle vittime registrate oggi a Gaza: Lerner ha affermato che si sono verificati due incidenti separati, centinaia di metri uno dall’altro. «Alle 4 di mattina un convoglio di 30 camion di aiuti ha superato il check-point dell’esercito nel Wadi Gaza ed in seguito è stato circondato da migliaia di persone. La folla è finita fuori controllo e decine di persone sono rimaste ferite o uccise nella calca, altre sono state travolte dai camion». I soldati hanno aperto il fuoco solo nel secondo episodio, «sentendosi minacciati da decine di civili».

Da tutto il mondo stanno arrivando reazioni di condanna. L’Arabia Saudita ha stigmatizzato l’azione condotto dai militari israeliani: il ministero degli Esteri di Riad ha parlato in una nota di «civili innocenti colpiti nel nord della Striscia di Gaza»’ e ha rivolto un appello per «una cessazione immediata delle ostilità». Anche gli stati Uniti parlano di «incidente grave». «Uno spregevole massacro compiuto dall’esercito di occupazione israeliano»: così dall’ufficio del presidente Abu Mazen è stato definito l’incidente di questa mattina a Gaza nord. Un fatto di cui ha la piena responsabilità il governo di occupazione». Gli ha fatto eco il governo egiziano, che in una nota del ministero degli Esteri «condanna fermamente l’attacco disumano di Israele contro civili palestinesi inermi».  L’attacco, prosegue la nota, rappresenta «una palese violazione delle disposizioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, oltre che un disprezzo totale del valore della persona umana».

Il presidente Usa, Joe Biden, ha detto successivamente che il suo governo sta esaminando le varie versioni «contraddittorie» sulla sparatoria. A chi gli chiedeva se si aspettasse un cessate il fuoco per lunedì, Biden ha risposto: «La speranza è l’ultima morire» ma è «probabile che non ci sarà» per lunedì. Il presidente americano ha ammesso che l’incidente potrebbe avere effetti sulle trattative per il rilascio degli ostaggi.

Di sicuro la situazione nella Striscia è vicina al punto di non ritorno, come denunciato da tutte le organizzazioni umanitarie. La stessa distribuzione degli aiuti è diventata un’operazione pericolosa. E in questi giorni si sono intensificati i lanci aerei di pacchi umanitari. La emittente pubblica israeliana Kan ha rilevato che oggi è il quarto giorno consecutivo che aerei di paesi amici di Israele conducono lanci di aiuti verso la striscia di Gaza. Finora quei lanci avevano interessato il sud della Striscia, nell’area compresa fra Khan Yunis e Rafah. Oggi sono stati lanciati nel settore nord, a Jabalya e presso l’ospedale Indonesia.

Anche la Casa Bianca sta valutando la possibilità di lanciare aiuti a Gaza da aerei poiché le consegne via terra diventano sempre più difficili. «La situazione è davvero grave. Abbiamo bisogno di misure estreme come i lanci aerei», ha detto una fonte ufficiale, citata da media americani. Tuttavia,
ammettono i funzionari, gli aiuti via aerea sono limitati poiché un jet militare può sganciare solo una quantità di rifornimenti equivalente a quella trasportata da uno o due camion. Quindi possono servire in caso di emergenza ma, sottolineano le fonti, l’unico modo per inviare assistenza a Gaza è via terra.

Gaza si trova ad affrontare una situazione umanitaria sempre più disperata a quasi cinque mesi dall’inizio della guerra. L’Onu stima che la stragrande maggioranza dei 2,4 milioni di abitanti di Gaza siano minacciati dalla carestia, in particolare nel nord dove la distruzione, i combattimenti e i saccheggi rendono quasi impossibile la consegna degli aiuti. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, a febbraio sono entrati nella Striscia di Gaza poco più di 2.300 camion di aiuti, in calo di circa il 50% rispetto a gennaio.