La Settimana Internazionale

L’affondo di Biden contro Trump: «Libertà e democrazia sono sotto attacco»

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Di Mara Canozai

Un vecchio smemorato e poco lucido? Con un discorso sullo Stato dell’Unione insolitamente acceso e vigoroso, Joe Biden ha mandato tanti messaggi, e uno anche al procuratore speciale Robert Hur, che con quella motivazione ha deciso di non incriminarlo per la negligenza nella gestione di documenti riservati all’epoca in cui era vicepresidente. Se quel rapporto da una parte lo ha assolto, rischia di metterlo ancor più in difficoltà a livello politico nella corsa per la rielezione alla Casa Bianca: le preoccupazioni degli elettori per la sua età e soprattutto la sua lucidità mentale sono da tempo il suo principale punto debole.

Biden tira fuori gli artigli

Il tradizionale discorso – appuntamento annuale in cui il presidente Usa descrive le condizioni generali della nazione, sotto un profilo sociale, economico e politico, e traccia l’agenda governativa – quest’anno era particolarmente importante proprio perché cade a otto mesi dalle elezioni presidenziali, e Biden non gode di ottimi numeri nei sondaggi (l’ultimo gli assegna il 43% dei consensi contro il 48% dello sfidante Donald Trump). Lo stesso Congresso a sezioni riunite era diviso a metà: i dem che si sono spellati le mani a lungo e ripetutamente invocando «altri quattro anni», e i repubblicani rimasti sempre seduti senza applaudire, qualcuno col cappellino “Maga” (l’acronimo di Make America great again, slogan preferito di Trump, ndr) contestando il presidente nonostante l’invito al decoro dello speaker della Camera, Mike Johnson, che peraltro ha battuto le mani in più occasioni.

Così Biden ha tirato fuori gli articoli. Ha parlato per ben 68 minuti, toccando tutti i temi più rilevanti, dalle guerre all’aborto, e soprattutto ha attaccato Trump per 13 volte, ma senza mai chiamarlo per nome. «Era dai tempi del presidente Lincoln e della guerra civile – ha esordito – che la libertà e la democrazia non erano mai state sotto attacco qui in patria come lo sono oggi. Ciò che rende raro il nostro momento è che la libertà e la democrazia sono sotto attacco sia in patria che all’estero, nello stesso momento».

Conflitti internazionali e politica interna

Un discorso politicamente forte, carico di ottimismo, ruotante intorno al “comeback” dell’America, durante il quale il leader dem ha mostrato lucidità e vigore, scherzando anche sui suoi 81 anni, vero tallone d’Achille elettorale:

«Alla mia età certe cose diventano più chiare che mai. So che non sembra, ma sono qui da molto tempo»

Due le linee del suo intervento, una sui conflitti internazionali in corso e l’altra di politica interna, con Donald Trump sempre nel mirino, anche se non lo ha mai nominato direttamente.

La prima delle 13 bordate è arrivata subito, quando ha parlato della guerra in Ucraina esortando i repubblicani ad approvare gli aiuti a Kiev e accusando il tycoon di «sottomettersi» allo ‘zar’.

«Il mio messaggio a Putin è chiaro: gli Stati Uniti non si tireranno indietro, io non mi tirerò indietro»

ha scandito. Quindi ha definito «scandaloso» l’invito di Trump a Putin a «fare quello che vuole» con i Paesi Nato che non pagano la giusta quota, ribadendo che con lui, invece, l’Alleanza è più forte, come dimostra la fresca adesione della Svezia, il cui premier era tra gli ospiti in aula della Casa Bianca.

Missione di emergenza in Medioriente

Sul fronte mediorientale, il commander in chief  ha annunciato ufficialmente di aver ordinato all’esercito Usa «Una missione di emergenza» per creare una banchina temporanea sulla costa di Gaza che possa ricevere grandi navi per gli aiuti umanitari….senza truppe americane sul campo». Ma ha anche avvisato che Israele «deve fare la sua parte», non utilizzando gli aiuti «come moneta di scambio», e che «ha la responsabilità fondamentale di proteggere i civili innocenti a Gaza» in una guerra con costi umani senza precedenti. Il presidente ha anche rilanciato l’appello per un cessate il fuoco immediato di sei settimane e i due Stati come unica soluzione per la pace e la sicurezza di tutte le parti.

Quanto a Pechino, Biden ha assicurato che gli Usa possono vincere la sfida della competizione per il 21° secolo e ha rivendicato di aver fatto molto di più del suo predecessore, «nonostante i suoi discorsi duri sulla Cina».

Economia in salute, tutela dell’aborto

Ma è sul fronte interno che Biden puntava di più per riconquistare il voto degli americani e risalire nei sondaggi. Per questo ha vantato un’economia record «che ora il mondo intero ci invidia», la battaglia per i diritti riproduttivi, civili e dei lavoratori, la riduzione del debito studentesco, la lotta contro il fentanyl e la violenza delle armi, la difesa del welfare, il rinnovo delle infrastrutture e della catena di approvvigionamento. In particolare ha insistito sul diritto di aborto dopo l’abolizione della ‘Roe vs Wade’, ammonendo che il potere delle donne si farà sentire anche nelle prossime elezioni come nel 2022 e nel 2023.

Quindi, riferendosi a Trump, ha assicurato che non «demonizzerà» i migranti dicendo che «avvelenano il sangue del nostro Paese» e ha sollecitato il Congresso ad approvare una legge sul controllo delle frontiere. Infine ha rilanciato la crociata fiscale perché le aziende e i miliardari paghino la loro «giusta quota», proponendo un aumento delle tasse per loro e sgravi per i poveri.

I valori fondamentali dell’America

Il finale è ancora contro Trump, per evidenziare il contrasto col suo rivale:

«La mia vita mi ha insegnato ad abbracciare la libertà e la democrazia. Un futuro basato sui valori fondamentali che hanno definito l’America: onestà, decenza, dignità, uguaglianza. Per rispettare tutti. Per dare a tutti una possibilità giusta. Per non dare all’odio un porto sicuro. Ora alcune persone della mia età vedono una storia diversa: una storia americana di risentimento, vendetta e punizione. Quello non sono io»

Trump, nonostante alcuni problemi tecnici iniziali, è riuscito a commentare sul suo social Truth il «discorso arrabbiato, divisivo e pieno di odio» di Biden, accusandolo dell’incendio in Medio Oriente per la sua condiscendenza verso l’Iran e della crisi migratoria al confine col Messico.