La Settimana Internazionale

Multinazionali: Europa meno competitiva, investire in Usa

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di Federico Bosco

L’Europa sta perdendo competitività. La bassa crescita della produttività, il peso crescente degli oneri normativi e le crisi economiche interne hanno portato a un calo della fiducia e a un prolungato sotto-investimento che avevano già messo la competitività europea in una spirale discendente.

L’effetto farfalla delle conseguenze geopolitiche dell’invasione russa dell’Ucraina ha posto nuove sfide: l’aumento dei prezzi dell’energia (ridotti rispetto alla crisi ma stabilmente sopra i livelli precedenti il 2019), l’alta inflazione, le condizioni di finanziamento più restrittive, i costi di input da record e una generale scarsità di manodopera e competenze che in alcuni paesi (e l’Italia è tra questi) sta diventando quasi strutturale.

Secondo un sondaggio della European Round Table of Industrialists (ERT) e del Conference Board (TCB) rivolto a 56 amministratori delegati di grandi multinazionali europee la maggior parte ritiene che la competitività dell’Europa si stia indebolendo, e sta valutando di dirottare i propri investimenti in Europa, negli Stati Uniti e in Canada. Per quel che riguarda le operazioni al di fuori dal Vecchio Continente, il 40% ritiene che l’attuale panorama geopolitico avrà un impatto favorevole sulle prospettive di business della propria azienda in Nord America.

Ciò conferma le preoccupazioni dei vertici politici dell’Unione europea e dei governi dei principali Stati membri sul potere d’attrazione dell’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti, un piano da 400 miliardi di dollari in sussidi che ha l’obiettivo di stimolare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nelle tecnologie verdi (come la produzione di auto elettriche) che se non sarà contrastato da politiche comunitarie altrettanto generose e determinate darà un colpo fatale agli sforzi delle piccole e medie imprese europee per riconquistare competitività, a partire da quelle italiane.