La Settimana Politica

Automotive: pressing sulla UE contro Euro 7

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di Lorenzo Consoli

Lunedì 22 maggio otto Stati membri dell’Ue, inclusa l’Italia, hanno inviato alla presidenza di turno svedese del Consiglio, agli altri Paesi membri e alla Commissione europea un articolato non paper, molto critico riguardo alla nuova normativa “Euro 7” per i veicoli stradali, proposto dalla Commissione il 10 novembre 2022.

L’Euro 7 impone ulteriori riduzioni – rispetto all’attuale normativa Euro 6, decisa nell’ormai lontano 2012 e applicata dal 2014 – alle emissioni dei veicoli di diverse sostanze inquinanti di grande impatto sulla salute umana, e questo parallelamente al regolamento recentemente adottato, che prevede dal 2035 l’obbligo di immettere su mercato interno solo auto e furgoni a emissioni zero di CO2.

La coalizione di Paesi like-minded oltre all’Italia comprende Bulgaria, Repubblica ceca, Francia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria, e sostiene innanzitutto le forti obiezioni che l’industria automotive europea, rappresentata a Bruxelles dall’Acea, aveva espresso immediatamente dopo la presentazione della proposta.

Il messaggio principale è che l’Euro 7 prospettato dalla Commissione, con tutti i costi che comporta, appare irrealistico, perché troppo ambizioso, e rischia paradossalmente di avere degli effetti negativi sugli investimenti che il settore auto europeo è già impegnato a fare per la transizione verso i veicoli elettrici.

L’industria considera irragionevoli gli investimenti necessari per rispettare le nuove norme, dal momento che comunque entro il 2035 il motore a combustione interna non potrà più essere usato nelle auto nuove sul mercato europeo. Questo perché quasi tutte le emissioni che l’Euro 7 mira a ridurre, oltretutto in tempi molti brevi, sono legate proprio al motore endotermico e assenti dai motori elettrici. L’obiettivo primario dell’industria, sostenuto dal non-paper degli otto Stati membri quindi, è quindi quello di lasciare invariate la maggior parte delle attuali norme Euro 6, che non avrebbero comunque più ragion d’essere dopo il 2035.

Attualmente la norma Euro 6 (Euro VI per i veicoli pesanti) disciplina ossidi di azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato, idrocarburi, metano, e infine, ma solo per autocarri e autobus, l’ammoniaca. Oltre a ridurre ulteriormente le emissioni questi inquinanti, la proposta Euro 7 estende anche alle auto e ai furgoni i limiti per l’ammoniaca, e introduce nuovi limiti anche per le emissioni di formaldeide (un gas irritante e cancerogeno), di protossido di azoto (solo per autocarri e autobus), e di particolato ultrafine (fino a 10 nanometri). Inoltre, per la prima volta vengono imposti dei limiti al particolato emesso per abrasione dai freni e dagli pneumatici, che si applicheranno anche ai veicoli elettrici, e prescrizioni sulla durabilità delle batterie.

La proposta della Commissione fonde nella normativa unica Euro 7 le norme sia per i veicoli leggeri sia per quelli pesanti, e prevede in particolare entro il 2035 di ridurre del 35% le emissioni di NOx da auto e furgoni e del 56% da autocarri e autobus, del 13% il particolato emesso dal tubo di scarico di auto e furgoni e del 39% da camion e autobus, e del 27% le particelle emesse dai freni dei veicoli leggeri.

L’attuazione delle nuove norme è prevista dal 1° luglio 2025 per autovetture e furgoni, dal 1° luglio 2027 per autocarri, autobus e rimorchi, e dal 1° luglio 2030 per autovetture e furgoni costruiti da piccoli produttori.

Il non-paper esprime innanzitutto l’opposizione «in generale» degli otto paesi «a qualunque nuova normativa sulle emissioni di scarico da auto e furgoni», mentre apre alla riduzione del particolato emesso da freni e pneumatici che «saranno ancora rilevanti dopo il 2035», ma sostiene che dovrebbe essere coerente con i metodi di misurazione che sta sviluppando l’Onu in quest’area.

Gli otto paesi, che hanno i numeri per bloccare le decisioni a maggioranza qualificata in Consiglio Ue, chiedono anche di valutare l’impatto della proposta sul comportamento dei consumatori, e sostengono la necessità di norme equilibrate che possano portare beneficio all’ambiente senza compromettere la competitività dell’industria automotive europea.

Il non-paper contesta poi le date previste per l’entrata in vigore del regolamento, chiedendo che passino almeno tre anni fra la sua adozione e la sua attuazione, da aumentare a cinque per i camion più pesanti. Gli otto paesi considerano che, in particolare per i veicoli pesanti, la proposta della Commissione sia troppo ambiziosa, in particolare riguardo ai NOx, al monossido di carbonio e al particolato.

Viene espresso anche il timore che a queste condizioni il prezzo dei nuovi veicoli aumenti tanto da “abbassare significativamente il tasso di rinnovo della flotta”. Infine, il non-paper chiede che venga tenuta maggiormente in conto la specificità dei veicoli commerciali leggeri, che sono largamente usati in particolare dalle Pmi, e che per loro vengano definiti dei requisiti specifici che corrispondano alle loro caratteristiche peculiari.