La Settimana Politica

Superbonus, salasso da 200 miliardi. Conti fuori controllo, ma arriva la deroga per i comuni terremotati

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Di Davide Maestri

Si preannuncia una Pasqua agitata per la maggioranza di governo, alle prese con Il brusco risveglio dopo il blitz del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il decreto, presentato a sorpresa ed approvato martedì in Consiglio dei ministri, con cui di fatto viene smantellato in via definitiva il Superbonus edilizio del 110% (ne abbiamo scritto qui).

Il provvedimento voluto da Giorgetti ha l’obiettivo di scongiurare il tracollo dei conti pubblici ma al suo interno ci sono misure che secondo gli stessi alleati devono essere modificate. Da una parte la politica, con Fratelli d’Italia, Forza Italia – ma anche la stessa Lega – che hanno chiesto profonde rettifiche al testo e le opposizioni che vanno all’attacco; dall’altra, le proteste di piccoli e grandi costruttori edili, tecnici e professionisti impegnati nei lavori di ricostruzione e riqualificazione, associazioni dei disabili e amministratori dei comuni colpiti dal sisma per i quali valeva a partire da adesso lo stop allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti d’imposta sui lavori edilizi.

Su questo punto, nelle ultime ore e dopo aspre discussioni e polemiche, l’esecutivo ha corretto il tiro: sconto in fattura e trasferibilità dei crediti d’imposta saranno confermati per i Comuni dell’area sismica dell’Italia centrale. Le nuove norme non si applicheranno dunque per gli immobili danneggiati dai terremoti di Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche. Una nuova bozza è stata infatti presentata da Lucia Albano, sottosegretaria all’Economia con delega alla ricostruzione post-sisma; nella deroga si prevede una “applicazione nel limite di 400 milioni di euro per l’anno 2024, di cui 70 milioni per gli eventi sismici verificatisi il 6 aprile 2009”.

L’irritazione da “mal di pancia” del titolare del Mef per il Superbonus era cosa nota e risaputa, in pochi forse si aspettavano un affondo così repentino e risolutivo. “Un Paese assuefatto” lo ha definito con lapidario e caustico sarcasmo Giorgetti: “Bisogna chiudere i rubinetti”. Ad aprire la lista delle prime vittime dell’irritazione del ministro leghista ci sarà con ogni probabilità il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, la cui poltrona sembra più che in bilico a strettissimo giro di posta; il supertecnico del Tesoro avrebbe secondo Giorgetti pesantemente sottostimato gli effetti catastrofici della misura sulle casse dello Stato. Mancano 30 miliardi all’appello e da ottobre 2020, data di avvio del provvedimento, ad oggi i bonus per la ristrutturazione degli immobili sono costati 200 miliardi di euro, più che sufficienti a convincere il ministro a mettere Mazzotta alla porta. Adesso si dovrà pensare a un incarico di prestigio come decorosa e dignitosa “buonauscita”.

Intanto, lo scontro politico si è infiammato: «Abbiamo appreso del decreto solo a ridosso del Consiglio dei ministri. Qualcosa dovrà essere modificato», ha commentato il capogruppo di FI Paolo Barelli. Per il leader azzurro Antonio Tajani l’intervento era necessario «perché c’era un rischio serio per le casse dello Stato, ma il decreto può essere migliorato». Fratelli d’Italia consegna il proprio fastidio agli amministratori locali. I presidenti di Lazio e Abruzzo, Francesco Rocca e l’appena rieletto Marco Marsilio, hanno rivolto un appello direttamente alla premier Giorgia Meloni: torni sulla decisione, questo il senso della richiesta, perché si eviti «il prevedibile blocco della ricostruzione». Il governatore Marsilio e il sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi concordano: nelle aree terremotate del centro Italia il 110% e la cessione del credito «non sono un privilegio per pochi, ma una necessità senza la quale non potremmo continuare ad aprire cantieri» Il governatore laziale Rocca invita la presidente del Consiglio a fare «un passo indietro. Non possiamo abbandonare proprio ora i borghi del Centro Italia». Sono stati accontentati, anche se non è ancora chiaro se il tetto di spesa di 400 milioni per il 2024 sia confermato: in tal caso spetterebbe al commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli farlo rispettare.

Pd e M5S accusano il Governo di infierire sui più deboli mentre per Carlo Calenda di Azione, invece, l’iniziativa di Giorgetti è giusta. Protestano gli Ordini professionali degli architetti e degli ingegneri, i professionisti che lavorano nell’edilizia hanno invece annunciato che non presenteranno più pratiche e progetti.

Con la scure calata martedì, Giancarlo Giorgetti spera di aver chiuso le stalle avendo mantenuto un po’ di buoi nel recinto. Il ministro si è detto disponibile al confronto ma in un incontro privato tenutosi mercoledì avrebbe manifestato fiducia nella possibilità di riuscire a confermare del Documento di economia e finanza del 10 aprile una previsione di deficit pubblico al 4,3% del Pil per quest’anno, la stessa indicazione data lo scorso autunno. Anche se nel consuntivo Istat di marzo, il disavanzo 2023 è maggiore di due punti di Pil rispetto alle previsioni della Nadef di fine settembre: uno scostamento di circa 40 miliardi, in gran parte dovuti a un errore di previsione sulla spesa per il Superbonus nell’ultimo trimestre del 2023. Si rischiano amare sorprese nell’uovo di questa Pasqua 2024.