La Settimana Politica

Basilicata: campo largo Adieu, Calenda sceglie Bardi

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Carlo Calenda lo aveva detto subito dopo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna e la sconfitta onorevole in Abruzzo: il campo largo? «Fuori da qui è soltanto teatro».

Ora è ufficiale: Azione si sfila brutalmente dal confronto con Schlein e Conte e sosterrà Vito Bardi, governatore lucano di Forza Italia uscente in cerca del bis con il centrodestra. L’ex presidente del centrosinistra Marcello Pittella, referente di Azione in regione, scomoda paragoni urticanti, sfogandosi con i suoi:

«Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Ecco, io sono uno che deve morire. C’è proprio un’azione a far male, a far morire»

Affermazioni scioccanti che hanno scatenato un vespaio di polemiche e per le quali Pittella ha poi chiesto scusa.

La caccia a regista e sceneggiatore che hanno ristretto – e non di poco – la scena ormai è conclusa : il 21 aprile si voterà in Basilicata e a una settimana dalla presentazione delle candidature ufficiali il centrosinistra ha calato in extremis, dopo una domenica convulsa, il jolly del presidente della Provincia di Matera Piero Marrese – area dem – a seguito della rinuncia del medico oculista Domenico Lacerenza (sostenuto al termine di non poche tribolazioni da Pd, Cinque stelle, Avs e +europa) che ha declinato l’invito con l’obiettivo di preservare “l’unità di moderati e progressisti”.

Che continuano però a suonarsele di santa ragione. Matteo Renzi e Italia Viva lo avevano annunciato da subito: sosterremo il candidato di centrodestra Vito Bardi perché in Basilicata il campo largo «ha ampiamente superato la soglia del ridicolo», aveva detto l’ex premier annunciando l’accordo programmatico per le regionali lucane.

Azione ha seguito l’ex alleato dopo pochi giorni anticipando la scelta con il fuoco ad alzo zero su Pd ed Elly Schlein a cui Calenda – che non ha mai nascosto la stima personale per Bardi – chiedeva espressamente di «mandare a quel paese Conte», leader grillino che dal canto suo ha sempre giudicato Lacerenza “la persona giusta” impallinata in un “tiro al piccione”. Il nome di Lacerenza era stato messo sul tavolo dopo che sulla candidatura originaria di Angelo Chiorazzo si era consumato lo strappo tra democratici e pentastellati, con il veto di questi ultimi.

A Marrese tocca l’ingrato compito di provare a far rientrare la candidatura dell’imprenditore del non profit, confermata sabato sera, sostenuta dai dissidenti dem e dall’ex ministro Roberto Speranza e che potrebbe originare una sorta di “terzo polo”  a cui ormai guardano sia Basilicata Casa Comune sia i delusi Pd. Marrese ha raccolto l’appoggio di Pd, Cinque stelle, Si, Ev, PSI, +europa, un campo largo un po’ meno largo che adesso apre anche ad “altre forze civiche dello stesso campo che vorranno aderire”.

Sullo sfondo si innesta la probabile corsa da separati in casa di Pd e Cinque Stelle in Piemonte: sabato i dem hanno ufficializzato la candidatura di Gianna Pentenero per le regionali di giugno. Se Giuseppe Conte sceglie la diplomazia e manda a dire “valuteremo” i suoi luogotenenti piemontesi sono meno accomodanti: “Il Pd ha cambiato passo e metodo” hanno scritto in una nota, “alla luce di tutto questo nei prossimi giorni il Movimento illustrerà il proprio programma elettorale e avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente”. Pentenero ha fatto subito sapere di voler tentare ogni strada per “rideterminare un campo largo”.

Chissà che l’accordo, rocambolesco e in zona Cesarini, trovato per le regionali in Basilicata riesca a riallargare un po’ il campo anche all’ombra della Mole. Dall’altra parte il centrodestra gongola: “Tanti saluti al campo largo” ha detto il capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti; “È un campo rotto” per Maurizio Gasparri, capogruppo FI al Senato, che intanto ha confermato la candidatura a sindaco di Firenze dell’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt.